Cara Rebecca,
scrivo a te,a nome di tutto ciò che non ho saputo dirti in una vita.
Ricordo ancora quel giorno di quasi sei anni fa,cinque anni e sette mesi per la precisione,quando entrasti in quella taverna,sperduta nella città,dove un odore intenso di birra rendeva aspra e intrattabile anche l'aria,non solo le persone,con quell'atteggiamento tipico di chi possiede la sapienza e si destreggia al di sopra di tutti.
Entrasti,vestita di verde acqua,ed eri tutta una visione.
Nessuno,me compreso,riusciva a togliere lo sguardo dalla tua figura.
Eri un incanto nella tua persona così pulita e quasi imbarazzante a fianco a quelli che,in seguito,tu definisti tuoi amici,così diversi,vuoti e apatici vicino ad una creatura meravigliosa come te.
Portasti la luce in quel luogo oscuro,non saprei in quale altro modo descriverlo e questo mi portò a chiedermi,più volte,cosa tu in realtà ci facessi in un luogo del genere e mi chiedo,tutt'oggi,qual era il fine di quella tua fuga da una realtà così bella messa a confronto con il delirio di quella taverna.
Mi convinco a pensare che il destino abbia semplicemente giocato a mio favore e che fece si che tu entrassi in quel locale per farmi cadere nella trappola brutale e deliziosamente perfetta che tutti chiamano amore.
Ricordo come il bicchiere che tenevo in mano quasi mi sfuggi dalle dita,rischiai di rovesciarlo addosso ad una signora che aveva più anelli di quanti potesse permettersene e che,molto probabilmente,mi avrebbe fatto causa solo se le avessi parlato.
Quella sera diventasti il mio obiettivo verso la felicità.
Eri tu e ancora tu,persino quando sollevasti lo sguardo dal tuo fare dispersivo,forse recepisti il mio o forse ti rendesti conto di non essere nel posto giusto e mi guardasti,pregandomi quasi,con quegli occhi da cerbiatto,per qualcosa di migliore.
Non saprai mai che,da allora,mi cambiasti la vita.
Pensando a quei momenti ricordo ancora come la mia mente,destabilizzata,cercò ogni idea a cui aggrapparsi per poterti parlare,ma,ancora una volta,ci pensasti tu a sorprendermi.
Ti alzasti,lanciando uno sguardo di rimprovero a colei che,a parer mio,ti obbligò ad indossare quegli elementi di tortura ai piedi che,nonostante non ti servissero,ti resero ammaliante,slanciando le tue gambe sinuose e lasciando a me l'amaro in bocca.
Eri divina quando,muovendoti tra la folla,ti avvicinasti al bancone per ordinare.
Avevi gli occhi lucenti,abbelliti dalle lunghe ciglia che baciavano le tue guance ogni volta che chiudevi le palpebre.
Il cipiglio che decorò il tuo volto quando leggesti i nomi di tutti quei drink,dei quali non ne conoscevi neanche la metà,era quasi inappropriato su di te.
Finisti per ordinare una Coca Cola,facendomi ridacchiare,ma ancora adesso ti ringrazio per esserti voltata per vedere chi,effettivamente,ti stesse prestando attenzione,inadeguata ragazza in un luogo come quello.
Socchiudesti gli occhi e arrossisti leggermente regalandomi una visione indimenticabile e un ricordo trionfante del momento.
"Ti diverto?" Chiedesti stizzita,arrivando al dunque senza risultare scortese.
Tentai di non dare conto ai brividi che percossero la mia schiena e risposi: "affatto,è solo strano che tu venga in un posto dov lampeggia la scritta alcolici,proprio sopra la tua testa e ordini una Coca Cola.Non penso ne abbiano comunque".
Quasi mi ridesti in faccia quando alzasti il bicchiere e me lo mostrasti per far valere il tuo punto e,in cambio,mi arresi e,scuotendo la testa,ridacchiando,ti pagai l'ordine.
Tu,a quel punto,ridesti per davvero e,con quel sorriso bello da togliere il fiato,mi conquistasti e io fui felicemente pronto a diventare tuo senza problemi.
Mi inebriasti,sedendoti sullo sgabello al mio fianco,utilizzando il drink come scusa,ma,in cuor mio,speravo fosse per me.
Non solo riempisti il posto al mio fianco,occupasti anche un luogo,ancora oggi tuo,nel mio cuore.
Parlammo a lungo quella sera,di cose di poco conto,senza entrare nel personale e ciò mi piacque non poco.
Risi e sorrisi più quella sera che in tutta la mia vita mentre tu,cancellato l'imbarazzo iniziale,ti sbizzarristi facendoti adorare sempre di più.
Riesco ancora a ricordare il breve racconto sul tuo cane che quasi uccidesti,da bambina,quando cercasti di cibarlo credendo che stesse patendo la fame,quando,in realtà,era la sua corporatura magra a destabilizzarti.
Nonostante non bevesti,quella sera,eri euforica oltre i limiti consentiti.
Ti amai già in quegli istanti,soprattutto quando uno dei tuoi strambi amici venne a riferirti che era,evidentemente,passato il coprifuoco e tu iniziasti a spostare lo sguardo tra me e lui per cercare o per trovare un pretesto per restare.
"L'accompagno io"esordì infine quasi sollevato dalle mie stesse parole e bastò il tuo sospiro per ringraziarmi.
Il proprietario della taverna quasi ci cacciò quella notte,ordinandoci di uscire e di pagare il conto di quegli innumerevoli bicchieri di Coca Cola che ordinammo.
Finimmo per passare la notte fuori casa,in un parco,a conoscerci.
Eri tutta una visione,sotto la luce brillante della luna,mentre ridevi e sorridevi.
Ringraziai chiunque per quella sera;riuscisti a farmi dimenticare tutto,dai problemi a me stesso.
Capì,da allora,che non sarei più stato solo io,tu saresti venuta prima di tutto.
Parlammo di tutto e di nulla e riuscì a farti parlare molto e ridere solo perché sentivo la necessità di guardarti,bellissima com'eri.
La mia giacca che,da allora non vidi più,ti donava molto più delle scarpe alle quali rinunciasti ad un certo punto,facendomi ridere.
Sentivo di aver conosciuto meglio te in una sera che me stesso in una vita.
Quando,verso le due della mattina seguente,ti riportai al dormitorio del tuo college e riuscì a ricavare un secondo appuntamento,oltre a sentirmi soddisfatto,te ne fui eternamente grato,a modo mio,fu come se mi avessi fatto il più bel regalo di una vita.
Tornato a casa,non smisi neppure di sorridere quando,invano,tentai di addormentarmi e cercai,in ogni modo,di spiegarmi come fosse possibile che tu fossi già diventata parte di me.
Non saprei definire la mia reazione quando ti vidi uscire dalla porta,la seconda volta che ti vidi,eri assolutamente meravigliosa,una dea,con quell'abito a motivi floreali sui toni pastello.
Avevi il viso struccato ed eri così bella che mi lasciasti senza parole e con la paura,persino,di rovinare tale perfezione quando,a fine giornata,presi il tuo volto tra le mani per poterti baciare.
Eri così delicata persino nel baciare,ma riuscisti ad accendere qualcosa in me che faticava a resisterti e mi invogliava a volere sempre di più.
Quel bacio fu in grado di destabilizzarmi,mi apristi le porte del paradiso nonostante io vivessi in un mondo di tenebre.
Ricordo ancora come ne rimasi spiazzato,eri tu,ragazza,ad avere il controllo e lo sapevi meglio di me.
Ti amai anche quando mi spingesti via,sorridendo,corresti a rifugiarti nella tua stanza del college e mi mandasti un messaggio a notte fonda dove dicesti di esserti divertita.
Guardando l'orario,capì che ci pensasti molto sull'inviarlo e ti immaginai a morderti il labbro,indecisa,tanto che iniziai a ridere e lasciai la mia testa cadere sul cuscino,rendendomi conto che era la seconda volta che,forse per fortuna,ma in gran parte per colpa tua,mi addormentai con il sorriso.
Il tempo passò così in fretta,da allora,i miei sentimenti non fecero che crescere.
Ero completamente dipendente da te.
Ricordo quando,come un adolescente,ti chiesi di diventare la mia ragazza e tu ridacchiasti affermando che era già scontato e che era antico chiederlo,ma accettasti rendendomi entusiasta.
Amavo ogni singola cosa di te,i tuoi occhi color del cielo notturno,le tue labbra,le tue mani,il tuo profumo e mi sentivo così intimidito dalla tua bellezza.
Sapevo di essere inferiore a te,ma tu tendevi a non farmici pensare e,ancora oggi,ti ringrazio per questo.
Eri così arguta e colta tanto che le persone con le quali parlavi non sapevano mai come rispondere per non cadere nel banale.
Io imparai a tacere e a darti ragione e,le volte che non lo facevo era solo per ascoltarti mentre ti divulgavi e immergevi in uno dei tuoi racconti.
Amavi leggere,dio se lo amavi,ascoltare musica e guidare la mia auto e io amavo guardarti svolgere queste azioni.
Molte volte mi facesti perdere,non solo il senno della ragione,ma anche qualche anno di vita.
Probabilmente la volta che mi portasti a vederti mentre ti lanciasti,da circa novanta metri di altezza,nel vuoto,sostenuta solo da un elastico,fu la volta che mi sentì decisamente morire.
Ti odiai davvero molto,ma rimasi arrabbiato per poco,fin quando non vidi il tuo sorriso più grande e bello che,mai,ti avevo visto fare.
Eri,a dir poco,euforica e non riuscì a impedire a me stesso di ridere con te quando iniziasti a saltare su te stessa per il momento.
Ricordo ogni cosa:la volta che ti portai in mongolfiera,quando andammo in elicottero per un giro turistico ad Amsterdam,il luna park,a molti miei concerti,ogni dettaglio di quei momenti e non esisteva sensazione più bella di vederti felice e spensierata.
Ti lamentavi sempre della mia poca considerazione delle spese e dei soldi nonostante ti rassicurassi sempre che il mio lavoro mi permetteva non pochi vantaggi.
Non capisti mai davvero quanto ricco in realtà fossi e che tutto ciò che facemmo era perché potevo permettermelo,ma tra tutte le cose più costose io preferivo,in assoluto,la semplicità:i nostri pomeriggi a guardare la tv quando fuori pioveva,i pic-nic in montagna,le escursioni al mare,i baci sotto la pioggia e le passeggiate al parco.
La nostra prima vacanza insieme è ancora un ricordo fisso.
Andammo in crociera e,nonostante fosse un lusso bellissimo,tu eri sempre al di sopra di qualsiasi bellezza,tanto che non ricordo un minimo particolare di quella nave se non il tuo meraviglioso viso stupito da tutto ciò che ci circondava.
Abbiamo condiviso talmente tanto che è impossibile dimenticare.
Non potrei mai scordare la volta che ti presentai ai miei genitori,eri completamente delirante e iniziasti a lanciarmi addosso offese e insulti di cui non tenni costo,conoscendoti,sapendo che era l'ansia a parlare e non tu.
Davanti alla porta,della mia casa di infanzia,quasi iniziasti a piangere o ad urlare,non seppi bene quale delle due,ma,a fine giornata,eri quasi irriconoscibile,radiosa e felice probabilmente di essere riuscita nell'impresa,così banale,di farti piacere dalla mia famiglia.
Quella stessa sera,a mezzanotte,festeggiammo il tuo compleanno,ricordo il tuo viso pallido illuminarsi e i tuoi occhi bagnarsi alla vista del cucciolo di cane che ti saltò in braccio appena apristi la porta.
Mi abbracciasti e piansi di felicità mentre mi sussurrasti più volte di amarmi mentre il cane richiedeva la tua attenzione.
Sorridesti così tanto quella sera e,da tanta felicità,non ci rendemmo neanche conto del tempo.
Finimmo per addormentarci con il cane,sul divano,alle tre,o forse le quattro,della mattina.
Tra tutti questi meravigliosi ricordi,il più bello in assoluto,fu il giorno che accettasti di sposarmi mentre ti porgevo un anello,che faticai a trovare,ma che mi rese fiero della scelta quando tu,annuendo,iniziasti a piangere,sbavando tutto il trucco e ti inginocchiasti con me,sul prato pieno di petali,e mi abbracciasti,sorridente,continuando a ripetere che,si,mi avresti sposato e che mi amavi esattamente come io amavo te.
Ci sposammo in una chiesetta,vicino alla nostra casa,con qualche parente e i nostri genitori in prima fila.
Eri uno spettacolo per gli occhi,piena di ilarità,con i tuoi occhi lucenti,arguti e felici che iniziarono ad inumidirsi nel momento in cui iniziai a pronunciare le mie promesse,che,spero di aver mantenuto,rendendomi indeciso sul continuare o sul fermarmi per abbracciarti,ma appena il tuo sorriso fece capolino mi regalasti la forza necessaria a continuare.
Sorvolammo l'oceano quella stessa sera con destinazione a te ignota che si verificò essere la miglior scelta che avessi fatto.
Potrei dire che quelli furono i miei giorni preferiti,dopo che accettasti di diventare mia moglie,ma non potrei sbagliarmi di più perché,per quanto li amassi,non potrebbero mai superare il giorno,di qualche anno più tardi,che tu arrivasti dal lavoro,varcasti la soglia di casa nostra e mi guardasti con insicurezza e gioia,con i capelli arruffati e l'aria trafelata.
Mi ricordo come mi alzai di fretta per raggiungerti,preoccupato come poche volte,e ti presi il volto per studiarti meglio.
Continuai a chiederti cosa succedeva,ma continuasti a non rispondermi facendomi presupporre il peggio,soprattutto quando iniziasti a piangere per poi sorridermi.
"Quanti siamo in famiglia?"chiedesti.
Eri solita fare domande a tranello e,per questo,ci pensai qualche istante,ma non riuscì a risponderti diversamente da ciò che volevo dire all'inizio.
"Due"affermai sicuro,pensando di aver azzeccato e di averti dato la risposta e di averti confermato quel qualcosa che ti infastidiva particolarmente,ma no,tu non rispondesti,continuasti a sorridere e posasti le tue mani sulle mie prima di baciarmi,portasti le mie sul tuo ventre mentre le lacrime continuarono a scorrere sulle tue guance rosate e ti limitasti a sorridere:"ora non più".
A quel punto ci misi poco a capire e a non pensare più a nulla,a quanto la mia vita sarebbe cambiata,alla mia carriera,alla mia fama,alla band e a ciò che avrebbero pensato gli altri,mi inginocchiai e abbracciai le tue gambe,mentre tu mi accarezzasti la nuca e accompagnai le tue lacrime con le mie.
Mi rendesti così felice con poco e,ancora adesso,mentre scrivo questa lettera che non doveva essere più lunga di qualche riga e che,probabilmente,non leggerai mai,mentre ti guardo accarezzare il pancione dove il nostro bambino sta crescendo,amato da persone che,a loro volta,si amano,riesci a sorridermi facendomi rabbrividire e sorridere a mia volta.
Nonostante Laila,il tuo cucciolo ormai cresciuto,mi stia infastidendo più del necessario,non riesco a non essere felice per tutto ciò che ho e a non pensare alla tua reazione quando te lo regalai e questo mi fa riflettere sul fatto che ogni cosa che mi circonda mi ricorderà per sempre te.
Nonostante la nostra relazione non fu e non è sempre rose e fiori mi rendo conto che siamo riusciti a scrivere la nostra storia,il nostro "per sempre" e,di questo,te ne sarò eternamente grato.
Se,oggi,dovessero chiedermi cos'è per me l'amore per me,tu saresti la risposta e se mi chiedessero se rifarei tutto daccapo non avrei sicuramente ripensamenti.
L'amore è il riflesso della nostra luce,il riflesso di un lontano pensiero,un riflesso incondizionato,un brivido incontrollato,il riflesso di un cuore spezzato,in uno specchio in frantumi.
L'amore dona luce nell'anima che,di riflesso,appare negli occhi di chi ama,è un conflitto tra riflessi e riflessioni.
L'amore siamo io e te riflessi nel cielo.A te che hai preso la mia vita e l'hai resa molto di più.
Per sempre tuo,
Harry.Carissimi lettori,
Grazie per chi ha dedicato/dedicherà un minuto del proprio tempo per leggere questo scritto,lo avevo in serbo da un po',ha partecipato ad un concorso,ma non ha ottenuto i risultati che desideravo.
Spero vivamente lo possa fare qui,detto ciò se avete voglia di lasciare qualche commento provvederò a rispondere al più presto,se avete voglia di contattarmi vi lascio qui sotto i possibili contatti e se invece avete voglia di sostenermi ancora per la possibilità che continui a pubblicare fatemi sapere!
Vi ringrazio di cuore,
A prestoPossibili contatti(per ora):
@beatrice__.128 (Instagram)
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Reflections
Short StoryReflections non vuole essere nient'altro che uno stralcio di scritto.Si presenta come una lettera intrisa di amore di un uomo che,nonostante sia amato da tutto il mondo, è in grado di amare solo colei che gli ha stravolto la vita. Questo scritto non...