Prologo

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Andrea finalmente si decise, prese il cellulare e chiamò la sua ragazza, Erica. Le disse che dovevano parlare. Da quando lui l'aveva avvertita che lui e Giovanni si sarebbero trasferiti a Milano, lei sembrava essere impazzita: era diventata una iena, era impossibile parlare con lei ed era sempre gelosa e continuava a stressarlo e a trovare scuse per vederlo, oltre che stare sempre a casa da lavoro. «Avrà le sue cose» aveva detto Giovanni ad una delle ennesime sfuriate che gli faceva il suo migliore amico, senza mai cercare di mettere in chiaro le cose: Andrea era sempre stato cinico, ma non lo aveva mai ritenuto un ragazzo infedele o comunque un ragazzo che trascura la propria fidanzata. Per cosa poi? Un trasloco che li avrebbe avvicinati anche come distanza fisica? Andrea aveva come suo solito alzato gli occhi al cielo, per poi convincersi finalmente a chiamarla. Senza successo, infatti la segreteria telefonica lo avvisò di mandare un messaggio. Allora egli, decisamente alterato, aveva iniziato a scrivergli messaggi su messaggi, mandandogli un vocale in cui la intimava di chiamarlo e degnarsi almeno di rivolgergli la parola.
Un'ora dopo, finalmente, erano riusciti a trovare il luogo e l'orario per un incontro, che sarebbe stato a Milano, alle 19, in un McDonald's vicino alla nuova casa di Andrea, sebbene fosse ancora vuota. I due si erano seduti, senza che lui ordinasse nulla, e con grande stupore del ragazzo, lei aveva ordinato un'enorme quantità di cibo, quando era solita prendere solo dei nuggets per placare la sua solita poca fame. «Senti Erica, è da un po' che non ce la faccio più. Io non ti amo più, stai diventando difficile anche da sopportare, perché sei sempre o esageratamente gelosa o ti dimentichi della mia esistenza. Voglio chiuderla qui, sono sicuro che tu troverai la persona che va bene per te: mi spiace, ma non sono io» e così dicendo il ragazzo se ne andò, senza aspettare che Erica potesse rispondere. Il suo migliore amico lo stava aspettando nella sua macchina fuori. «Com'è andata?» gli chiese quest'ultimo, abbassando il volume della radio. «Bene dai, andiamo?» rispose l'altro. Giovanni annuì e partirono per tornare a casa di Bertra, dove li aspettavano anche Leo e Stefano. Si erano fermati a fare benzina subito fuori dal fast food, ed erano scesi dall'auto a guardare il sole tramontare. Giovanni si era acceso una sigaretta. «Smetterai quando sarà nato?» chiese Andrea. «Certo, non voglio fargli del male. Vuoi una?» disse Giovanni, porgendo una sigaretta all'altro. «Come al liceo?» chiese l'altro, prendendola tra le dita. Giovanni continuò: «Allora te lo ricordi! Io andavo in terza e tu in seconda e uscivamo quasi tutti i giorni alla stessa ora e...» «... ci beccavamo alla fine della nostra via per fumare di nascosto. Solo che tu hai tenuto il vizio, idiota» finì Andrea, tirandogli un affettuoso pugno sulla spalla. Poi portò la sigaretta alla bocca ed aspirò troppo a lungo, finendo per tossire. Giovanni sorrise, e l'altro subito lo seguì. I due allora partirono verso casa dei loro amici, mentre il cielo di fine inverno iniziava a tingersi di blu.

𝘎𝘳𝘦𝘦𝘯 𝘦𝘺𝘦𝘴 || 𝘊𝘢𝘮𝘱𝘦𝘳𝘬𝘪𝘭𝘭𝘦𝘳Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora