WW3 - Donald Trump

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Donald Trump,

Sei mai stato attento a lezione di Storia? Ti è mai piaciuto leggere dei libri? Da bambino hai mai giocato a fare il soldato?

Queste sono tutte domande che ti farebbe tua madre, eppure tele sto facendo io: una ragazza italiana che non vede l'ora di compiere il suo diciottesimo compleanno. Ma tornando a prima, hai mai fatto una di queste cose?

Soleimani è morto, ed il mondo ora rischia un'altra guerra; e se ci sarà o meno dipende da te e da te soltanto, il presidente degli USA.

Non è il potere che fa potente un uomo, sono le persone. Quelle stesse persone che di te si sono fidate a tal punto da farti sedere in quello studio dove molti avrebbero desiderato stare. Certo, come ogni politico hai fatto anche tu le tue promesse per poterci entrare.

Hai mai promesso a qualcuno di mandarlo a morire?

Io non posso rispondere a questa domanda, eppure è quello che si sta facendo in America. Un'altra guerra mondiale non la vuole nessuno, ed in fondo nemmeno l'Iran la desidera; gli iraniani hanno la loro cultura, le loro tradizioni, ma neanche a loro piace mandare i propri figli a morire.

Per cosa poi?

Per soldi, per profitti e per tornaconti personali.

In sintesi, per egoismo.

Se l'uomo fosse fatto per essere egoista si sarebbe già estinto da un pezzo. Nessuno vuole un'altra guerra mondiale, ne abbiamo già avute due, e quelle sono state più che sufficienti.

Adesso stanno tutti a fare meme, battute e storielle su un'ipotetica WW.

Ti hanno mai raccontato il significato della guerra? E se l'hanno fatto, tu li hai ascoltati?

Io l'ho fatto; e più ascoltavo più mi sono resa conto che non mi stavano raccontando una storia qualsiasi fatta di date e nomi... Mi stavano raccontando la storia del mio bisnonno: il soldato Fiumi.

Un soldato di fanteria che dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, fu preso al confine, etichettato come traditore dai tedeschi, e portato al campo di concentramento per prigionieri di guerra di Luckenvalde.

Forse è vero che i prigionieri di guerra stavano relativamente meglio dei civili deportati, ma dopo la guerra, anche molti anni dopo che questa era finita, lui si svegliava ancora la notte urlando nel sonno. Le sue medaglie stavano nella cassetta degli attrezzi, come se fossero ferri vecchi: lui della guerra non voleva più saperne niente.

Non voleva che la gente gli chiedesse di quel periodo della sua vita, non voleva parlarne con nessuno: né con la moglie né con i figli; a tutti i suoi nipoti veniva detto di non chiedergli nulla in proposito, perché tanto non avrebbe parlato.

Io ho sempre creduto che questo suo non parlare fosse un modo per proteggere, proteggere sé stesso e la propria famiglia dagli orrori che era stata quella guerra. E se lui fosse ancora vivo, vorrebbe proteggere anche me.

Già troppe persone sono morte dentro e fuori per colpa della guerra. Girando tra le librerie ho letto le storie di molti soldati, americani e non, che sono morti troppo presto; e per cosa poi?

Per una cosa senza senso.

Quindi, per favore, pensa prima di fare. Anzi, dovremmo farlo tutti perché ognuno di noi, in un giorno vicino oppure lontano, potremmo dover decidere per il mondo intero; indipendentemente dalle nostre aspettative.

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