Era un tranquillo giovedì mattina e una ragazza dalla folta e riccia chioma rossa, camminava silenziosamente per le strade di New York, direzione Central Park. L'aria fredda invernale le colpiva aggressivamente il viso, a tal punto che la punta del naso e le gote erano dello stesso colore rosso accesso dei capelli. La ragazza cercò di domare la chioma ribelle infilandosi un berretto di lana blu sul capo infreddolito. Il corpo esile e slanciato era avvolto in un cappotto grigio scuro, come il cielo in quel giorno di dicembre. Nonostante il freddo pungente e la giornata cupa, sul viso di lei era stampato un radioso sorriso, emanava felicità da tutti i pori e non ne capiva il motivo. In fondo sarebbe stata la solita classica giornata da studentessa universitaria. Appuntamento a Central Park con la sua migliore amica per un caffè e una passeggiata per il parco; le solite ore di lezione, con i soliti professori, nelle solite aule della NYU School of Medicine; e poi avrebbe passato il pomeriggio a studiare, concedendosi, infine, una maratona di qualche serie tv, mangiando schifezze e accarezzando il suo gatto Romeo. Di conseguenza non sapeva a quale causa attribuire il suo buon umore. Non che fosse strano vederla allegra, ma quel giorno si sentiva diversa, sentiva che qualcosa avrebbe svoltato quella giornata.
Come ogni mattina, Laura, la sua migliore amica, la stava aspettando seduta con le gambe accavallate su una panchina all'ingresso del parco. Quando si avvicinò era assorta in una vivace conversazione al cellulare, che vedeva coinvolti lei, il suo ragazzo e una qualche cena di famiglia, che praticamente significava cena con lei. Già, proprio così, Laura era fidanzata con suo fratello Nelson. Quando in fine le si sedette accanto e accettò sorridente il caffè macchiato che le stava porgendo l'amica, quest'ultima chiuse la conversazione con un profondo sospiro e un "ciao, a dopo" sussurrato, di rimando a quello che suo fratello le aveva detto.-Hey Lily.- disse la bruna sporgendosi sopra i caffè per baciarle la guancia e salutarla calorosamente, il che era insolito per lei.
La conosceva da tempo e tutte quelle effusioni d'affetto non erano da lei. La conosceva da abbastanza tempo per capire che c'era qualcosa che non andava. Una volta dopo aver ricambiato il saluto dell'amica, si voltò nella sua direzione e piegò il capo a destra, osservandola. Quello era il suo modo di chiederle cosa potesse essere successo nell'arco di tempo che andava da ieri sera tardi a stamattina. Laura alzò le spalle, come per allontanare quei pensieri e sospirò. Sapeva bene che non avrebbe potuto tenerle nascosto qualcosa, lei aveva il naso di un segugio quando si trattava di segreti.
-Buongiorno El.- disse finalmente sorridendo all'amica. -Forza sputa il rospo. Non riuscirai mai a tenere un segreto quando ci sono io nei paraggi.- affermò facendo l'occhiolino.
-Non è nulla di importante.- provò a mentire la ragazza.
-Si certo. Come no. Pensi di potermi ingannare così facilmente? Come se non ti conoscessi da decenni?
Cordelia e Laura si conoscevano sin da bambine. I loro padri erano cresciuti insieme a Washington, erano sempre andati a scuola insieme e poi si erano trasferiti in Italia per frequentare l'università. Era stato lì che avevano incontrato le loro future mogli e le madri delle loro figlie. Le due ragazze, infatti, erano nate in Italia e avevano vissuto lì, insieme, per quasi quindici anni, finché il padre di Laura non era stato costretto a tornare in America per lavoro, con tutta la famiglia.
Adesso che entrambe dovevano iniziare l'università, Cordelia si era trasferita in America ed era andata a vivere con suo fratello, trasferitosi lì l'anno precedente.-Dai forza! Che senso ha che la tua migliore amica sia anche la sorella del tuo ragazzo, se non per sparlare?
-E va bene! Tuo fratello sta insistendo per portarmi a cena con i tuoi quando verranno per il tuo compleanno.
-E qual è il problema? Siamo nate nella stessa culla, praticamente. I miei genitori ti conoscono da una vita.
-Lo so Lily ma, adesso che io e Nelson stiamo insieme, è diverso. Ho paura che non mi accettino, sono cambiata molto in questi sei anni. Forse a te e Nels non sembra perché abbiano continuato a sentirci durate questo periodo, ma Micheal e Patrizia non mi vedono da molto tempo. E ho dovuto aspettare troppo tempo per riuscire a mettermi con Nelson per perderlo nell'arco di una cena.- ammise Laura togliendosi un peso dallo stomaco.
Cordelia la fissò per qualche secondo esterrefatta, prima di scoppiare a ridere. Rise così tanto e così forte che le facevano male le guance e la pancia e sugli occhi, tra le ciglia socchiuse, si erano formate delle lacrime per le troppe risa.
-Grazie amica.- disse con una smorfia, sottolineando la sua delusione. -Molto utile questo consiglio.
-No scusa... - rise ancora asciugandonsi le lacrime con il dorso della mano. -È che stai dicendo un sacco di cazzate. Conosco mio fratello come le mie tasche e non sarebbe in grado di fare qualcosa che vada contro la vostra relazione. Non credere che per lui sia stato facile.- le disse tornando seria. -Ancora non capisco perché non vi siate messi insieme quando vivevamo in Italia.- aggiunse pensando ad alta voce.
-Me lo chiedo anch'io molto spesso.- sospirò Laura. -Comunque eri seria quando hai detto che anche per Nelson non è stato facile? Gli mancavo così tanto?
-Non puoi capire quanto. Nelson tende sempre a non mostrare i suoi sentimenti, e su questo siete anime gemelle, però quando eravamo solo io e lui, da soli, non faceva altro che nominarti e dire quanto gli mancavi.- fece una pausa e bevve l'ultimo sorso di caffè. -Potrà sembrarti strano, ma lui tiene a te più di quanto tu creda. Solo che lo tiene per lui e non capisce che le altre persone, a volte, hanno bisogno di sentirsi dire anche solo un "ti voglio bene". Perderò la voce a furia di ricordarglielo.- concluse sorridendo. -Adesso, sperando di averti rassicurata, ne parlerei con lui. Vedi cosa ti dice e, se dovesse avere la mia stessa reazione, sappi che ti sei fatta delle paranoie inutili.
-Va bene. Ma adesso andiamo, o faremo tardi a lezione.- sospirò la mora alzandosi e porgendo la mano a Cordelia.
-Parlando del diavolo...- sussurrò la rossa, prima di afferrare la mano dell'amica e alzarsi.
A pochi metri da loro, un ragazzo dalla voluminosa e riccia chioma bruna, stava correndo verso di loro. Aveva una mano alzata in segno di saluto e l'altra nella tasca del piumino viola, per cercare di riscaldarsi. Rallentò l'andamento della camminata quando era ormai a pochi passi da loro e, una volta alle spalle di Laura, l'afferrò per la vita e la tenne stretta a sé. Lei sobbalzò, colta di sorpresa, e poi si rilassò contro il petto di Nelson. Cordelia li fissava con l'espressione trasognata, anche se non poteva nascondere il leggero velo d'invidia che le offuscava la vista. Desiderava anche lei una relazione così.
-Hey che ci fai qui? Pensavo non avessi lezione stamattina.- constatò Laura, poi si girò tra le sue braccia e lo baciò dolcemente.
-No, infatti. Mi andava di accompagnarvi.- le disse, ricambiando il bacio.
-Come siete smielati!- esclamò Cordelia facendo finta di vomitare.
-Hey vieni qui piccola peste!
Così Nelson si allontanò dalla sua ragazza e si diresse verso sua sorella, con fare minaccioso. In realtà la rincorse e la afferrò per la vita, scompigliandole i capelli con la mano.
-Nels basta! Dai che mi fai il solletico!- rise lei tra le braccia amorevoli del fratello.
-Tu smettila di fare la finta schifata, che lo sappiamo tutti e due che non desideri altro.
Cordelia smise di ridere e si voltò per guardare il fratello. Poi, inaspettatamente, tirò un pizzico alla guancia di Nelson e corse via.
-Non si dicono queste cose!