La lezione finì intorno alle 10:30 di quel freddo giovedì mattina. Quando le tre ragazze uscirono dal palazzo universitario, l'aria si era, fortunatamente, riscaldata e la temperatura newyorchese si aggirava intorno ai cinquatanove gradi fahrenheit. Le nuvole mattutine avevano lasciato posto ad un cielo terso, nel quale il sole risplendeva padrone. Il gruppo camminò per qualche metro e poi entrò nella caffetteria "PROOF coffee Roasters" sulla ventisettesima. Laura e Cordelia si fermavano sempre lì tra una lezione e l'altra o nel pomeriggio per studiare. Si accomodarono ad un tavolino rotondo in vetro accanto alla grande finestra con vista sulla strada trafficata. Su di esso era poggiato un quadretto bianco con una frase "Happiness is a cup of coffee & a good book".
-Allora Daphne, raccontaci un po' di te.- sorrise Laura in direzione della bionda.
-Che dire, io e mio fratello ci siamo appena trasferiti qui a New York da Edimburgo, perché abbiamo perso da poco nostro fratello minore e avevamo bisogno di un cambiamento. E cosa c'è di meglio della Grande Mela per risollevarti il morale?
-Oh, ci dispiace. Cos'è successo?- domandò Laura, prima di ricevere una gomitata nel fianco da parte di Cordelia.
-Laura!
-Tranquilla, non ti preoccupare. Capisco la sua curiosità. Era malato. Leucemia. Gliel'avevano diagnosticata quando aveva poco più di otto anni. All'epoca gli avevano dato un paio d'anni, ma lui ha continuato a lottare per altri undici anni, senza mai arrendersi. Era il mio angelo.- sorrise strofinando un dito sotto la palpebra inferiore per fermare le lacrime.
-Grazie per esserti confidata con noi.- la rassicurò Cordelia, prendendole la mano. -Non è facile esporsi con chi non si conosce.
-Dovrò pur iniziare a fare nuove amicizie. E penso che iniziare da due compagne di università, sia un buon punto di partenza.- disse tornando raggiante. -Adesso però ordiniamo. Ho proprio bisogno di un caffè, queste ore di anatomia mi hanno stroncato.
-Devi assolutamente provare i waffles con la crema al pistacchio. Sono i migliori della zona!
Daphne non se lo fece ripetere due volte e fece segno alla cameriera di avvicinarsi a prendere le ordinazioni. Ordinarono tre cappuccini e tre porzioni di waffles.
-Fino ad ora abbiamo parlato di me.- disse Daphne. -Adesso è il vostro turno.- sorrise ammaliante alle altre due.
-Siamo amiche sin dalla nascita, siamo cresciute insieme in Italia perché le nostre madri sono italiane. Laura si è trasferita qui a New York per il lavoro del padre. Io mi sono trasferita qui a settembre dello scorso anno per studiare all'università. Ma anche per poter stare di nuovo insieme alla mia migliore amica e per riunirmi con mio fratello, anche ragazzo di Laura, trasferitosi negli U.S.A. due anni fa.- riassunse in breve Cordelia.
-Wow... Breve ma intenso.- ammise divertita Daphne. -E, visto che siamo in tema di fratelli, Caesar studia biologia alla NYU. Ho visto Cordelia molto interessata a mio fratello.- sogghignò Daphne.
Cordelia spostò la sua attenzione su un punto indefinito della stanza, distogliendo lo sguardo dagli occhi cerulei di Daphne. Cercò di nascondere dietro la sciarpa blu le sue gote paonazze, ma fu del tutto inutile. Quindi lasciò perdere e sospirò rumorosamente.
-E anche se fosse?- domandò risoluta.
-No, niente. Stavo giusto facendo una constatazione.- convenì Daphne facendo spallucce.
L'ambiente intorno alle ragazze si riempí delle note di "Graveyard" di Halsey. La musica proveniva dal cellulare di Laura. Nelson la stava chiamando.
-Hey amore dimmi... Si, certo. Io, Lily e una collega dell'università siamo in caffetteria... Sì, la solita... Okay, ti aspettiamo qui. Ciao, a tra poco.- concluse la chiamata e ripose il cellulare sul tavolino di vetro. -Nelson ci sta raggiungendo. Ha detto che poi possiamo andare con lui alle prove da Fisher e Thom.- poi si rivolse a Daphne. -Senti Daphne, noi dopo abbiamo le prove della nostra band, ti andrebbe di venirci a sentire?
-Wow... Si certo. Sarebbe fantastico. Adoro la musica dal vivo. Come vi chiamate?
-"Durmast" è un tipo di legno. In italiano si traduce con "rovere", ovvero il nome della band di mio fratello quando suonava in Italia. Solo che all'epoca, né io né El ne facevamo parte.- spiegò Cordelia.
-Nome singolare per una band. Cosa fate?
-Io suono la tastiera, mentre Cordelia suona la chitarra e canta insieme a Nelson. Poi ci sono altri due ragazzi: David Fisher, bassista; Frank Thompson, batterista.
-Ho sempre desiderato imparare a suonare uno strumento o riuscire a cantare. Ma non ne sono mai...
Un'altra suoneria interruppe la conversazione delle ragazze. Questa volta era il cellulare di Daphne. Sul piccolo schermo comparve un primo piano del viso sorridente di Caesar mentre la sorella lo baciava sulla guancia.
-Scusate è Caesar. Devo rispondere.- disse portandosi il dispositivo all'orecchio. -Hey fratellone! Sisi, tutto bene... Sono in una caffetteria con delle colleghe di università. Come hai detto tu, sto cercando di conoscere gente nuova... Se ci puoi raggiungere?- lei guardò interrogativa le sue compagne e, se non ci fosse stato suo fratello dall'altro capo del telefono, sarebbe scoppiata a ridere quando Cordelia annuì insistentemente. -Sì, certo che puoi venire. Ti mando un messaggio con l'indirizzo... Okay, va bene. A dopo.- agganciò la chiamata e liberò la risata che aveva trattenuto fino a quel momento.
-Sei proprio una persona sfacciata Lily.- disse Laura sconsolata, mentre muoveva la testa con disapprovazione.
-Sono una persona che coglie la palla al balzo. E poi quale migliore occasione per far conoscere a mio fratello, un mio possibile spasimante.- ammise facendo l'occhiolino alla sua migliore amica.
-Perdonala Daphne. Ti giuro che non è sempre così opportunista.
-Tranquilla, mi piacciono le persone che colgono tutte le occasioni per vedere qualcuno. Avrei fatto la stessa cosa.- sorrise entusiasta sorseggiando la sua tazza di cappuccino fumante appena arrivata.
Mentre le tre ragazze scoppiavano a ridere, la campanella in ottone dorato posta sopra la porta della caffetteria tintinnò fragorosamente. Quel suono annunciava l'arrivo di un nuovo cliente, così le tre si voltarono verso la porta di vetro, pensando potesse trattarsi di Nelson o di Caesar. E infatti avevano ragione. Fermo sull'uscio c'era la figura imponente di Caesar. Dalla sua posizione riusciva ad osservare ancora meglio il ragazzo. Durante il loro imbarazzante scontro di quella mattina, non aveva avuto modo di studiarlo e cogliere i particolari del suo viso. I contorni castano scuro intorno alle pupille degli occhi, la linea della bocca sempre un po' sorridente, anche se Cordelia non sapeva se considerarlo divertito o di sfida. La figura slanciata del ragazzo era avvolta in un giubbotto di jeans chiaro con la pelliccia interna bianca, le mani erano al caldo nei pantaloni neri arrotolati fino alle caviglie, infine ai piedi poratava dei mocassini del medesimo colore dei pantaloni. Adesso, quei suoi occhi cervone vagavano per la stanza del locale, alla ricerca di un volto familiare. Quando incontrò lo sguardo della rossa, si rese conto che seduta allo stesso tavolo ci fosse anche sua sorella. Solo allora però, Cordelia notò che tra i loro occhi c'erano di mezzo un paio di occhiali che giurava di non aver notato quella mattina. Distolse lo sguardo da Caesar nel momento in cui si rese conto che quest'ultimo aveva iniziato a muoversi nella loro direzione e, girandosi verso le sue compagne, divenne paonazza.
-Quando hai detto che eri a prendere un caffè con delle colleghe dell'università, non immaginavo fosse...- fece una pausa per poi virgolettare le seguenti parole. -..."quella collega".
-Oh!- esclamò Daphne portandosi la mano davanti alla bocca come se volesse sembrare sorpresa. -Perché vi conoscete?
-Fai finta di non sapere nulla Di.- disse lui alzando gli occhi al cielo.
-Visto che ormai siamo tutti qui, direi di fare le presentazioni ufficiali. Caesar ti presento Laura Skein,- che gli fece cenno con la mano. -e Cordelia Ward. Anche se penso che voi due già vi conosciate.- concluse con un sorrisetto malizioso.
-In un certo senso... Devo dire che stamani abbiamo avuto uno scontro interessante.- constatò il bruno, mentre si voltava a guardare Cordelia dritta negli occhi.