I campi, la vigna, la collina, il mare: sono i luoghi prediletti da Cesare Pavese.
«Dei miei non c'era più nessuno, ma le piante e le case restavano, e anche qualche faccia nota» (Il campo di granoturco, Feria D'Agosto).I paesaggi segnano indelebilmente l'animo del poeta piemontese: sono essenziali, fondamentali per la sua identità di scrittore.
I luoghi, incantati dall'immutabilità, racchiudono la storia dell'uomo e le memorie dell'infanzia.«L'uomo e il ragazzo s'incontrano e sanno e si dicono che il tempo è sfumato» (La Vigna, Feria D'Agosto).
Quel tempo e quei luoghi diventano dei veri e propri "santuari" dei ricordi, raccogliendo i resti di una fanciullezza ormai trascorsa, la gioia e la spensieratezza d'un bimbo inconsapevole dell'inesorabile scorrere del tempo.
Tutto sembra congelarsi e rimanere intrappolato in questo stato di trance, dove «l'adulto» e «l'adolescente» si ritrovano dopo molti anni.
È così che in "Il campo di granoturco" ed in "La vigna"(Feria d'Agosto) il concetto di immutabilità e di riscoperta raggiunge l'apice, esaltando la bellezza di uno scenario mozzafiato, dei campi di grano dalle spighe d'oro e delle vigne ricche di grappoli d'uva.Trapela un forte sentimento di appartenenza nei confronti della terra: non viene mai dimenticata dai protagonisti dei racconti ed è meta di continui pellegrinaggi.
Si denota anche una certa malinconia nel rivedere, dopo diversi anni, il paesaggio eterno ed inalterato con gli occhi del bambino che ormai non c'è più.
«Allora ero un bambino, e tutto è morto di quel bambino tranne questo grido» (Il campo di granoturco, Feria d'Agosto).
Pavese lega, in maniera particolare, una visione di scenario ideale al paesaggio langarolo.
Infatti, le Langhe, diventano in Pavese il luogo ideale al quale sono legati tutti i ricordi a lui cari.È inevitabile: come per Pavese, anche per ognuno di noi i luoghi della memoria sono fondamentali.
Sta però a chi vive la distanza decidere quando e come tornare.
E se decidiamo di tornare, cosa ci aspettiamo dal ritorno, nel rivedere i luoghi in cui si è vissuto?«Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?» (Il Mestiere di Vivere).
La vita degli uomini barcolla fra l'attesa e la noia.
Sembra che qualcosa stia per accadere, ma invece, tutto sprofonda nella monotonia.
La noia di Pavese non è quella di chi non fa nulla, bensì la noia di chi aspetta invano un'epifania.Rappresenta l'abitudine, la routine, l'immutabilità delle cose che sfocia in una perenne insoddisfazione.
Durante il corso della nostra vita non facciamo altro che attendere.
Attendiamo con ardore quell'agognato istante di felicità, l'ebbrezza di sentirci vivi, sperando di sentir le membra pulsare di gioia e la carne fremere di piacere.Nell'animo dell'essere umano permane il desiderio di ricominciare sempre, ad ogni istante.
È forte la voglia di evadere da questa terribile tediosità che ci sopprime e ci schiaccia, rendendoci schiavi della nostra stessa esistenza.Come possiamo interrompere questo stato di noia?
Cosa ci permette di «ricominciare» davvero?
L'uomo coglie ogni occasione per poter essere felice tentando di colmare il vuoto che ha in petto.
Cerca di lenire la solitudine con la compagnia degli uomini, per dimenticare la sofferenza causata dall'attesa e lasciarsi trasportare dai piaceri della vita.
«C'è della gente che strilla e che ride: si direbbe che per loro l'attesa è finita» (Piscina feriale).L'uomo che vive si lascia travolgere dall'amore di (per) una donna.
Un amore forte e vero, che supera la sensualità e la mera fisicità di un rapporto carnale.
Si va perciò alla ricerca di una donna "amante e onesta" (Mestiere di Vivere), che sia amorevole e fedele.Ma le donne che incontriamo, le compagne che scegliamo come altra metà della nostra esistenza, non sono tutte benevole.
In diversi passi tratti dal "Mestiere di Vivere" il poeta sfoga la sua rabbia e la sua frustrazione (generate probabilmente dalle delusioni amorose) contro l'intero genere femminile, umiliandolo ed offendendolo.
La donna viene vista come una perfida tentatrice, una mefitica creatura che corrompe le menti degli uomini attraverso l'ultilizzo del proprio corpo.
L'amore si trasforma, dunque, in un sentimento distruttivo.
«Una donna che non sia una stupida, presto o tardi trova un uomo sano e lo riduce a un rottame. Ci riesce sempre» (Mestiere di Vivere).E se l'amore non riesce a soddisfare l'attesa, l'uomo si abbandona alla vita sociale.
Rincasa tardi "dalle feste, da discorsi e avventure" (Insonnia, Feria D'Agosto), da serate passate in compagnia di amici che scherzano e ridono, illudendosi d'essere felici.
E da qui l'uomo prova ad evadere lanciandosi in nuove avventure, viaggi o esperienze.
Ma ogni tentativo è invano.La felicità sembra essere una condizione utopistica.
Aspettiamo, sempre.
Eppure nessuno ci ha mai promesso niente!
Si pensa che l'attesa aumenti il desiderio.
Ma in Pavese, tutto ciò non accade.
L'attesa è un fuoco che brucia incessantemente, è inestinguibile ed inappagabile.
Le aspirazioni umane restano irrealizzate: sono condannate a stare in bilico, tra la morte e la speranza.10/01/2020
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Ave, Cesare
Poetry«Salve Cesare, ti salutano quelli che vanno a morire!» Pensieri, parole, discorsi su Cesare Pavese. Tutti i diritti sono riservati. 2020 © YYUIME