I look in the mirror
And I try to see myself
My head full of terror
From the games I played so wellCoruscant non dorme mai.
Attraverso le enormi vetrate della camera, Anakin osserva le luci attorno a lui che a migliaia inondano il cielo, rischiarando la notte.
Non si possono ammirare le stelle, a Coruscant. A Tatooine invece sì. E anche a Naboo.
Naboo...
Alza lo sguardo verso il cielo violaceo. Naboo deve essere lì, da qualche parte, assieme a tutti gli altri pianeti della galassia.
Naboo...
Gli manca da morire. Può ancora sentire il profumo selvatico dei fiori, il verde brillante dell'erba appena tagliata, la brezza fredda che sembrava giocare con i lunghi capelli di Padmé... la sua bellissima e innamorata Padmé.
Si allontana di qualche passo dalla finestra; il suo riflesso si frappone tra lui e la città.
Un uomo lo fissa e lui ricambia lo sguardo, vagando con gli occhi lungo la mascella contratta e i tendini tesi. Risale poi verso la bocca sottile e rigida fino ad incappare nelle profonde occhiaie nerastre.
Non si riconosce. Occhi cupi e iniettati di sangue cercano di guardargli dentro. Niente sembra mostrare il caos che gli riempie il cranio, battendo ritmicamente contro le sue tempie.I try to see clearer
I try to forget the fires I started
I try to be nearer
To where you are
To where you areAnakin si guarda a lungo, i minuti diventano ore.
I suoi incubi gli sfilano davanti. Vede sua moglie nitidamente, come se gli fosse davanti. Riesce a sentire il suo dolore, le urla lo lacerano in due. E la sua richiesta implorante di aiuto...
Si gira di scatto, con il cuore in gola che sembra soffocarlo. Le mani gli tremano leggermente.
Si avvicina al letto e si siede sui talloni, con il viso a pochi centimetri da quello di Padmé. La osserva in silenzio, senza fare il minimo rumore per paura di svegliarla. È così bella che per un attimo si chiede se sia veramente reale, se non sia solo frutto della sua immaginazione. Con delicatezza le sposta una ciocca di capelli dalla guancia. Vorrebbe baciarla, ma non vuole svegliarla. È talmente preoccupata ultimamente...
La guarda ancora per qualche minuto, tentando di imprimere anche il più piccolo particolare nella memoria.
Poi si alza e torna davanti alla finestra.I look in the mirror
And I try to understand
And piece it together
Wash the blood from both my handsSi guarda di nuovo, e si accorge di avere i pugni serrati.
Padmé è capace di ispirare i sentimenti più dolci che il suo cuore abbia mai sperimentato nella sua vita. Eppure, appena lei esce dalla sua visuale, questi si dissolvono miseramente. Lei riesce a mettere ordine nella sua testa, ma appena se ne va il caos lo sommerge da capo.
Sente di affogare nella rabbia e nell'odio.
Pensa a quello che sta facendo... e a quello che ha fatto. Ricorda i Sabbipodi, come li ha massacrati senza alcuna pietà. Sa che ciò che ha fatto lo macchia indelebilmente, eppure lo rifarebbe con gioia. È questo che lo spaventa di più: l'incapacità di fermarsi, di essere lucido. Ha l'impressione di non riuscire a capire quale sia il confine da non oltrepassare.
Cerca di mettere a posto i pezzi, ma non ci riesce.I can't see the ending
There are people who know my every secret
I'm tired to pretending
You read my heart
You read my heartForse non è pronto, forse il Consiglio dei Jedi ha ragione. I Jedi...
Loro non si fidano di lui. Lo trattano come un voltagabbana, uno di cui non ci si deve fidare. Per non parlare dell'affronto fattogli... Ma se avessero ragione? Se in realtà fosse giusto temerlo?
Temerlo... o invidiarlo?
E il Cancelliere... Non sa se fidarsi di lui. C'è qualcosa di terribilmente convincente in ciò che dice, ma dubitare di tutto ciò che conosce gli sembra impossibile. E se avesse ragione? E se, al contrario, fosse pericoloso come Obi-Wan dice?
Come può unire la razionalità alla lealtà?
Il solo pensiero di quante cose loro sappiano lo fa rabbrividire. A volte sembra quasi che siano in grado di leggergli la mente. Ha paura di non riuscire a tenere a bada i propri ragionamenti, ha paura che scoprano i suoi segreti. Ha paura per Padmé.
Si gira di nuovo verso di lei, ma rimane vicino alla finestra.
Ha paura per lei, per il figlio che tiene in grembo. Lei che è l'unica che riesce a capirlo, l'unica che guarda dentro di lui, l'unica che lo ama.
Pensa a quella vita nuova, il simbolo del loro amore... quella vita in più che deve proteggere, che deve salvare da questa galassia pericolosa e corrotta.Are we star crossed lovers?
Did I really want you gone?
If I'm really a winner
Where do these demons come from?S'incammina verso Padmé, immersa nel sonno. E' così bella quando dorme, così rilassata, così eterea.
Probabilmente sente la presenza di Anakin perché inconsciamente si gira verso di lui. Il lenzuolo scivola sul suo corpo, scoprendole le spalle e adagiandosi morbidamente sul suo ventre.
Un passo dopo l'altro, sempre più vicino a sua moglie.
Arriva davanti al letto e si inginocchia sul tappeto. Lei non si muove, ma le sue lunghe ciglia fremono leggermente, come se captasse la vicinanza di suo marito.
Anakin sfiora il suo ventre arrotondato, ormai non più facilmente nascondibile. Sente suo figlio, il suo cuore che batte. Percepisce la Forza possente che vive in lui. Suo figlio è potente quanto lui... così potente che potrebbe portare via tutto.
Padmé sospira nel sonno, ma non apre gli occhi.
Potrebbe ucciderla. Il loro primogenito, questa benedizione che già amano, potrebbe ucciderla.
Anakin stringe i denti, allungandosi verso sua moglie. Si avvicina... o forse si allontana?
Sono forse amanti dannati? Il loro amore non dovrebbe esistere. Un Jedy non può amare, è sbagliato. Non può, non deve. Ma come potrebbe non amarla? Come riuscirebbe a vivere senza di lei?
Avvicina la bocca al suo orecchio, sfiorandoglielo con le labbra. "Io ti salverò... te lo prometto."
E' uno Jedi, forse il più potente che sia mai esistito. Può salvarla, lo sa.
Ma se è come crede... perché si sente così dannato?
STAI LEGGENDO
I look in the mirror || STAR WARS
FanfictionSong-fiction su Anakin e Padmé, ambientata durante Episodio III - La Vendetta dei Sith. Anakin si guarda allo specchio, tormentato dalle sue visioni, nel disperato tentativo di riconoscersi. La canzone da cui ho tratto spunto è Mirror di Ellie Gould...