꒰ 𝐴 𝑡𝑒, 𝑐𝘩𝑒 𝑠𝑒𝑖 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑢𝑛 𝑎𝑚𝑎𝑟𝑜 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑜❜

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L'avresti mai detto? Scrivere mi aiuta, ho infiniti pensieri per la testa, così tante cose che vorrei dire a così tante persone, tuttavia taccio, e mi ritrovo ad affogare tutto nella carta, anche questa volta.

Mi chiedevo: cos'è una madre ?
Tecnicamente, è colei che dona la vita ad un figlio, ma... solitamente, questo termine sottende qualcosa di molto più profondo, intimo. Affetto, ad esempio, così sconosciuto, almeno... a te.

Forse non è sempre stato così, mi chiedo come fosse la tua vita prima di finire in quel luogo, ed è da anni che cerco di immaginarlo, eppure non mi sarei aspettato di trovarmi a trasporlo in un'altra inutile lettera, una pagina di un diario inesistente, destinato ad essere dimenticato.

Mi domando che tipo di persona fossi precedentemente, quali fossero i tuoi sogni, desideri... chi fosse la tua famiglia, dando per presupposto che l'avessi.

Provo pena nei tuoi confronti; al tempo non potevo capire, tuttavia ormai... non mi è difficile inquadrare che individuo fossi diventata, Akane, sempre che questo fosse il tuo vero nome.

Innumerevoli furono le volte in cui ti vidi impazzire davanti ai miei occhi, intossicata da nientemeno di ciò che ti stava distruggendo, logorando dall'interno, ma che, al contempo, era l'unica tua ragione di vita. Eri lì, dinanzi a me, con gli abiti laceri, sordidi, intrisi di ciò che era per te frutto di guadagno, mentre le tue urla non facevano altro che rombombarmi nelle orecchie, ancora ed ancora, come un disco rotto riprodotto all'infinito.

Sotto il letto, nell'armadio, in un angolo remoto della stanza io sentivo tutto, mi coprivo gli occhi, ma era come se potessi vedere in ogni cosa, e avrei voluto limitarmi ad osservare quegli uomini da lontano, mentre ti usavano come ciò che realmente eri, un guscio vuoto, ma sappiamo entrambi che così non è stato...

Il mondo è saturo di depravazione, ciò ti ha fatto molto comodo.

E quei soldi divennero quelle siringhe, lasciate a marcire sul pavimento, che talvolta calpestavo. O quelle bottiglie, frantumate in cocci taglienti, con i quali... ti ricordi, no? A pensarci, non vedo perché dovresti, fu solo una delle tante volte in cui provasti a compiere una simile azione, ma tu non sai quanto vivida mi scorra davanti agli occhi quella scena, insieme a mille altre che la mia mente non sembra voler lasciare svanire nel tempo.

A volte vorrei che tu ne avessi avuto il coraggio, in fondo, il tuo intento era solo quello di sbarazzarti di un piccolo problema che, senza alcun motivo apparente, lasciasti in vita, anzi... tu stessa gliela donasti, dato che quell'intralcio... non ero altro che io.

Eppure, io non riesco a provare odio nei tuoi confronti, anche dopo tutto ciò che hai fatto. Ti potresti chiedere il perché, ma è semplice: perché non eri altro che un corpo, un'entità derubata di un futuro, priva umanità, ed è ironico come tu stessa, in realtà, ne fossi la ladra.

Ma che importanza ha? Perché mi comporto come se tu fossi ancora in questo mondo? Sei morta, defunta, solo un cadavere intento a putrefarsi da qualche parte... giusto?

Sai, nel profondo, mi ostino a credere che non sia così, che tu fossi solo in coma etilico come credevano tutti... che quella ragazza abbia sbagliato quando disse che il tuo cuore aveva cessato di battere, che non sia stata colpa mia... Ma sarebbe solo negare l'evidenza.

Quella notte capì che quegli occhi verdi giada, eternamente arrossati, ai quali sottostavano pesanti occhiaie, non si sarebbero mai più aperti. Che il tuo viso magro, scavato, che riusciva comunque a far trasparire la bellezza che ti ha sempre caratterizzata, insieme al tuo corpo, distrutto e livido, non si sarebbe più mosso.

Moristi senza che io riuscissi a vedere nemmeno una volta un sorriso genuino solcare le labbra... non una parola gentile, se solo una volta mi avessi abbracciato e stretto al tuo petto... sarebbe stato come un raggio di sole a trafiggermi il cuore.

Dopo tutto questo, credo di essere arrivato ad una conclusione, credo di aver capito cosa sia una madre: è una figura che non sono mai stato degno di avere...
è ciò che, ingenuamente, avrei desiderato che tu fossi per me.

E non avrei pensato di parlarti tramite questo misero flusso di pensieri, ma come l'inchiostro scorre sul foglio, così anche le mie parole scorrono, impotenti davanti all'amaro ricordo che ho di te.

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𓆸 ꒰ ❛ 𝐌𝐎𝐍𝐀𝐂𝐇𝐎𝐏𝐒𝐈𝐒ཿ ۪۫ ࿔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora