fine line / nicario

everywhere

Feels like every time I turn a corner
You're standing right there
Over my shoulder, you're everywhere

venerdì

Quel cazzo di passo non gli riesce.
Sono ore letteralmente che la sua insegnante tenta in tutti i modi di riuscire a fargli capire come si faccia, ma davvero, non ce la fa.
È deconcentrato, ha la testa altrove, a casa non si è esercitato e sente di voler solo andare via da lì.
All'ennesimo tentativo, seguito da un'inesorabile caduta, Nicolas davvero ha perso qualsiasi voglia di provarci, si sente stanco, sudato, e quando sente delle risate provenienti dalla porta che conduce alla palestra di box, decide che basta, non ne ha più per oggi.
Si alza quasi a fatica, forse a causa delle botte prese sulle ginocchia, forse perché si sente due metri sotto terra, chiede scusa alla sua insegnante e si dirige verso gli spogliatoi a testa bassa, forse zoppica un po'.
Entra con un'espressione dura, non guarda in faccia nessuno, nonostante tutti lo stiano palesemente fissando, infila una mano nel suo parka nero, ne tira fuori un pacchetto bianco e rosso e esce, senza alzare lo sguardo neanche un attimo.
Si accorge solo dopo che fuori il cielo è color pece e che le strade della periferia di Bologna sembrano fiumi in piena, la giornata non può andare peggio.
Si appoggia sotto la tettoia con la testa contro il muro, si porta la sigaretta alle labbra e le da fuoco attentamente, provocando una luce nel buio delle sette di sera;
fa effettivamente freddo e lo sente sulla pelle, la calzamaglia non copre e non scalda, e forse inizia a tremare, non curandosene più di tanto e considerando questo l'ennesimo evento insignificante della sua vita negli ultimi tempi.

passa un po'.

Non sa quanto, sa che ora sta fumando il filtro e questo vuol dire che forse è il momento di rientrare, tentare di riprendere la lezione e non pensare che probabilmente non appena rimetterà piede dentro tutti i ragazzi di boxe lo sfotteranno più del solito.
Sbuffa fuori il resto del fumo, prende un respiro  profondo e si gira con l'intento di rientrare se non fosse che si ritrova schiacciato contro il corpo di qualcun'altro.
Fa un passo indietro, quasi scottato dal contatto con un corpo così caldo, si ritrova fuori sotto la pioggia mentre alza lo sguardo e si trova davanti una figura alta e slanciata, che riconosce essere il ragazzo dello spogliatoio di qualche giorno prima. Dario?
È in piedi davanti a lui, ha addosso un cappotto pesante nero, sotto una canottiera bianca sgualcita che mette in risalto i pettorali scolpiti, e dei pantaloncini blu lunghi fin sopra al ginocchio.
Ha gli occhi lucidi, stanchi, i capelli sono disordinati, ha le guance rosse e le mani sporche di sangue, palesemente il risultato di un incontro particolarmente difficile.
Si passa una mano nei capelli mentre accenna un sorriso un po' timido, mentre Nicolas non sa minimamente cosa dire, è bello, tanto bello, e sembra essere l'unica persona che lo cerca senza l'intento di picchiarlo o sfotterlo.

Si accorge di essersi perso nei suoi pensieri quando sente un 'non credi sarebbe meglio che tu non stessi sotto la pioggia?', a cui Nicolas risponde alzando lo sguardo, e sì, sta piovendo abbastanza forte, e cazzo, ora è fradicio e non potrà mai tornare a fare lezione.
Decide quindi che non ne vale la pena, accenna un 'giusto', mentre si riposiziona sotto la tettoia e accende un'altra sigaretta mentre mantiene il silenzio.

'sei tornato sul ring?'

È il riccio a parlare per primo, ricordandosi del grosso livido sul suo stomaco e di come fosse stato male a causa di quello

'si ehm, diciamo che ci provo, fa un po' male ma niente di che, se non fosse che tutti continuano ad andarci giù pesante'

Il pugile abbassa lo sguardo verso il suo stomaco, stanco, esausto e nervoso, vorrebbe urlare e gridare fino a perdere la voce, ma sa di non poterlo fare, soprattutto davanti al ballerino