Falling.

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Non era giusto.

Louis non trovava giusto che Harry non gli avesse detto niente, assolutamente niente sul suo nuovo album.

Neanche un piccolo spoiler sul genere, sulla melodia o sui testi.

Niente.

Niente di niente.

Sapeva solo che le canzoni riguardavano il sesso e il dolore per una rottura, e lo aveva letto in un’intervista, di certo un’informazione del genere non l’aveva sentita uscire dalle labbra di quel maledetto.

Dunque, non aveva la più pallida idea di ciò che avrebbe sentito.

Si sedette sul letto e sbloccò il cellulare per aprire Spotify, approfittando del fatto che Harry non fosse a casa.

Non sapeva quando sarebbe tornato, a dire la verità.

Ma andiamo, una mezz’oretta per sentire l’album l’avrebbe avuta, no?

Premette play, e la prima canzone a partire fu Golden.

Sentì le parole in silenzio, nascondendo un piccolo sorriso amaro dietro un pugno per la dolcezza che si celava dietro ognuna di loro.

‘You're so golden, I'm out of my head.’

Sentì la pelle d’oca quando la canzone terminò.

Decise di saltare i tre singoli che seguivano, in fondo li aveva già sentiti mille volte da quando erano usciti.

Avrebbe voluto ascoltare Cherry, avrebbe davvero voluto saziare la curiosità di sentire quella canzone, la melodia e la voce del suo ragazzo, ma ricordava di aver letto che al termine di quel brano vi era un audio di una persona che lui proprio non riusciva a vedere, e non volle farsi il sangue amaro. Non ci pensava proprio a rovinarsi l’album per colpa di quella voce.

L’avrebbe sentita alla fine, forse.

Non si fece scrupoli, quindi, a saltarla, pronto ad ascoltare la canzone successiva.

La melodia iniziale anticipava una ballata lenta, la musica fu in grado di stregarlo completamente, e posò quasi meccanicamente, come se il corpo non rispondesse più al suo cervello, il telefono sul letto.

Le gambe si strinsero al petto quando Harry iniziò a cantare.

‘I’m in my bed, and you’re not here.’

Ebbe un flashback.

“Woke up alone in this hotel room.”

E capì.

‘And there's no one to blame but the drink and my wandering hands.’

Anche questa era per lui.

“Played with myself, where were you?”

Anche questa risaliva a quel periodo.

E Louis sapeva, lo capì subito, che quella canzone lo avrebbe distrutto.

Avrebbe fatto tornare a galla tutti i loro errori, tutto il loro dolore, quel periodo orribile che entrambi tentavano ogni giorno di lasciare nel passato, ma che in qualche modo tornava nelle loro vite, nelle loro canzoni, nei loro occhi colmi di paura.

'Forget what I said, it's not what I meant.’

Quante cose gli aveva detto che non pensava davvero? Quante cose Louis per primo gli aveva detto? Quante parole colme d’odio si erano sputati in faccia, quanto li aveva accecati la rabbia? E quanto si erano pentiti, dopo? Quando le parole avevano ferito così tanto l’altro da farlo fuggire via?

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