Solo fumo

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Fumo.

Sì: da giorni l'unica cosa che riusciva davvero a vedere era il fumo.

Tutto appariva dannatamente rallentato.

Oppure, scorreva via troppo veloce, in una ridda di inafferrabili istanti già fuggiti via prima che l'occhio potesse davvero mettere a fuoco.

Da giorni non vedeva che fumo.

O forse qualcosa, dentro, aveva davvero scelto per lui.

Obbligandolo a non vedere altro.

La torre campanaria era rimasta in piedi.

Un miracolo, secondo tutti i grandi reduci di mille e mille battaglie.

L'artiglieria nemica l'aveva risparmiata. Una scelta folle solo all'apparenza, da parte degli assedianti.

Quel campanile era l'edificio più alto della città.

Abbatterlo avrebbe significato accecare chi resisteva. Impedire a quello che rimaneva della milizia volontaria di organizzare meglio la propria difesa. Due colpi di mortaio sarebbero bastati a strappare per sempre gli occhi a chi si ostinava a resistere, barricato dietro le finestre dei palazzoni o nelle trincee improvvisate delle vie della città.

I cecchini, senza le informazioni radio che il gruppo di osservazione garantiva, non avrebbero più saputo dove puntare, per cercare di colpire chi si avvicinava. Avrebbero dovuto improvvisare: serrare i denti, strizzare le palpebre, mordersi le mani e le braccia a sangue per costringersi a stare svegli, vigili, reattivi. Pronti a puntare al minimo movimento, senza che nessuno potesse preannunciarlo.

Buttare giù quel campanile, che resisteva come l'ultimo dente in bocca a una carogna, significava rompere l'assedio. Spezzare per sempre le gambe ad ogni speranza. Costringere i miliziani alla scelta più difficile: la resa e la certezza di una prigionia feroce, oppure un colpo solo, l'ultimo, sparato dritto in bocca - per essere sicuri di non tremare, nel momento finale.

L'esercito, tutto attorno, sui monti, questo lo sapeva bene.

Aveva scelto di non colpire quella torre.

Per un motivo talmente crudele da essere addirittura banale, intuitivo.

Voleva che, da lì dentro, quei poveri cristi armati alla bell'e meglio vedessero. Voleva che i miliziani avessero la piena consapevolezza di ogni cosa. Si rendessero conto, giorno dopo giorno, ora dopo ora, della fine che si avvicinava. Del resto, senza armamento pesante, senza artiglieria, equipaggiati appena con fucili e qualche mitragliatrice, vedere non avvantaggiava di certo.

No: vedere significava essere semplicemente consapevoli, attimo dopo attimo, di quanto l'abbraccio della morte si facesse sempre più appassionato.

Un abbraccio sempre più feroce.

Fumo.

Non riusciva a vedere altro, davvero.

Gli scoppi, i lampi arancioni e neri delle esplosioni. Quei bagliori accecanti che s'infiammavano in un attimo per finire soffocati subito dopo da sbuffi di terra nera, calcinacci, pietre, ormai non li vedeva più. E non era solo una questione di velocità. Non era certo per la rapidità con cui tutto si ricomponeva in nuove immagini di distruzione, che non badava più a quegli scoppi.

Semplicemente, erano diventati un elemento familiare.

Altra finezza spietata di chi, da fuori aspettava, questa delle granate!

"Una ogni novanta secondi. Sono stato chiaro, artigliere? Voglio sentire uno scoppio ogni novanta secondi. Non mi importa su cosa punti e cosa abbatti. Voglio solo sapere che li stiamo facendo impazzire!"

Cirque de la Décadence - Solo fumoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora