Fammi entrare

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Il silenzio della stanza viene squarciato da un suono.
Non capisco immediatamente da dove provenga, e mentre allungo il braccio per afferrare il cellulare, mi accorgo che, no, non è lui a causare questo rumore che... cazzo, ora impazzisco.
Ok, è il citofono.
Ed io voglio sapere chi è quel deficiente che rompe i coglioni a quest'ora.
Il tragitto che mi separa dalla porta è scandito dell'inesistenza di quel qualcuno che mi sta facendo diventare matta.
Deficiente, e pure pazzo.
Pigio il bottone e 'si, chi è? Ma soprattutto, come ti permetti de suonà in questa maniera a casa degli altri?
A quest'ora, poi!'
'So'io'
'Io chi?'
'Te sei già scordata de me?'
'E tu te sei scordato che non abbiamo più nulla da dirci?'
'Fammi entrare'
'Ma manco se me paghi'
'Non sei cambiata'
'Tu si, e pure tanto, ma questa abitudine del cazzo de ritornà con 'a coda tra le gambe ancora non l'hai persa, vedo'
'È diverso, ora'
Rido.
'Cazzo te ridi?'
'Sei patetico'
'Si, hai ragione'
'Quindi?'
'Quindi che?'
'Te ne puoi andare? Sono stanca'
'Famme entrà'
'Buonanotte'
Interrompo la nostra conversazione così, con un senso di angoscia allo stomaco che so, non mi farà più prendere sonno.
Il citofono suona ancora una volta.
Ah, ma può continuare all'infinito, tanto con me ha chiuso.
Sono passati dieci minuti, in cui non faccio altro che premere i palmi delle mani sulle orecchie, inutilmente, per cercare di non sentir più nulla.
Poi, silenzio.
Penso 'finalmente' e nel momento esatto in cui mi giro dall'altro lato per prendere sonno sento delle urla provenire da fuori.
'Ma vattene a casa, coglione'
No, non è una voce familiare.
'Chi minchia abita in questa cazzo de casa?'
Mi fiondo verso la porta, per poi spalancarla con poca grazia.
'Ah, finalmente si è degnata di aprire.
Faccia entrare questo qui che c'ha rotto li maroni a suonare continuamente!
De là sentimo tutto e non riuscimo a dormì'
Ingoio tutti gli insulti che mi verrebbe voglia di usare, e capisco che forse sto signore mica c'ha tutti i torti.
'Guardi, io non so manco chi sia questo qui' dico risoluta.
'Ah Emma, ma non dì stronzate che fino all'altro giorno stavamo a scopà ner letto tuo'
'Tu sei fuori!'
L'uomo, che fino a quel momento ci guardava con occhi sgranati, alza le mani in segno di resa, e si allontana biascicando qualcosa di incomprensibile.
Il mio sguardo cade sulla persona che ho davanti, che stento a riconoscere.
Mi accorgo, da come lui fissa me, di essere decisamente troppo scoperta.
La mia vestaglietta sottile lascia intravedere il reggiseno in pizzo nero e cerco di non provare imbarazzo.
Penso poi che, beh, ha visto molto più di questo.
'quindi, mi dici che vuoi?'
'Posso entrare?'
'Puoi dirmelo anche qui fuori'
'Ma fa freddo'
'Motivo in più per velocizzare i tempi e tornartene da dove sei venuto'
'Coprite, che poi te becchi er malanno de stagione'
'Allora, sto aspettando'
'Perché non me voi far entrà n casa?'
'Perché no'
'Che vordì?'
'Non faccio entrare chiunque, lo sai bene'
'Non sarei mai dovuto uscì da sto posto'
'Questione di scelte, no?
Com'era la risposta del cazzo che hai dato?
'Hanno fatto le loro scelte', giusto?
Beh, questa è la mia'
'Sei tu che m'hai lasciato' urla
'Abbassa i toni'
'Altrimenti? Devono sape' tutti 'a grande stronza che sei'
'Io? Non ho più tempo da perdere' e faccio per voltargli le spalle quando mi prende con forza per un braccio, tirandomi verso di lui.
'Fammè entrà'
'Ti ho detto di no, lasciami!'
'Ho sete, me offri n bicchiere d'acqua'
Standogli vicino, oltre a sentire la pelle ricoprirsi di brividi, sento un grande odore di alcol uscire dalla bocca.
'Hai bevuto pure abbastanza, sbaglio?
Ma quanti litri te sei scolato?
Torna a casa'
'O sai che quando se parla de te non capisco più n cazzo'
Ed i nostri occhi sono gli uni dentro gli altri.
'Voglio solo parlarti, Emma'
'Ti ho detto che puoi farlo qui'
'Che senso ha tutto sto male che ce stamo a fà?'
'Smettila, non attacca più'
Mi accarezza una guancia con l'indice, in modo talmente delicato, come mai nessuno ha fatto prima.
Totale contrasto con il dolore che mi ha provocato.
'Solo dieci minuti.
Damme dieci minuti e te giuro che poi sono fuori da casa tua'
'Ti voglio fuori dalla mia vita, poi'
Abbassa lo sguardo, ferito, deluso, e se da una parte provo profondo dispiacere, dall'altra non posso far altro che compiacermi.
Penso sia il minimo, dopo quello che lui ha fatto a me.
'Va bene'
Mi stacco da lui con un movimento deciso.
'Entra'.

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