Attraverso i tuoi occhi

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«Scusa, potresti indicarmi la fermata della metropolitana?»

Simona si avvicinò a un ragazzo che sostava sul parapetto del ponte, era intento a fumare una sigaretta mentre osservava con cipiglio corrucciato il fiume che scorreva lento.

Era voltato di spalle, stretto in una giacca di pelle logora, il vento scompigliava il ciuffo castano; smise di respirare quando udì quella flebile voce. I piedi rimasero piantati al suolo, tremò sotto il suono carezzevole di una semplice domanda, e compì un enorme sforzo per voltarsi.

Sgranò le palpebre e lo stupore modellò il volto spigoloso; inchiodò le iridi nere sulla ragazza innanzi a sé e annaspò nel rimpianto di parole che mai aveva pronunciato.

Riccardo soffocò in un ricordo che ancora graffiava l'anima, rimorsi che riemersero dagli anfratti di un cuore intorpidito e annientarono ogni volontà.

E la vide tra le ciglia inumidite; risplendeva di uno scintillio che mai le aveva visto cucito addosso. I corti capelli castani le circondavano il viso ovale, la frangia nascondeva in parte le iridi azzurre, luccicanti e vive, le gote erano accese da purpurea soggezione, e l'aroma dolce del suo bagnoschiuma alla lavanda si mescolò all'odore fresco e pungente del fiume.

Simona restò impalata dinanzi a quel ragazzo che la osservava smarrito; si passò i polpastrelli sul volto alla ricerca di qualche segno, o sbavatura, che illuminasse la mente su quello che non riusciva a comprendere: lo sbigottimento dello sconosciuto.

Simona non aveva avuto mai l'opportunità di scrutare la perfezione del volto di Riccardo, non era mai sprofondata nelle pupille, liquide e dilatate, del vecchio compagno di giochi.

Riccardo fu luce e speranza, buio e decadenza, via di salvezza e baratro di sofferenza; afferrò le sue mani ogniqualvolta era sul punto di cadere e la spinse lontano quando fu in piedi, sebbene Simona non ne conoscesse le fattezze.

Aveva riempito le sue giornate quando erano avvolte nel nero di una cecità che trascinava con sé dalla nascita, era stato sostegno e devozione, maestro e amico.

Eppure, la paura suggellò la sua fuga quando una dichiarazione accorata sfuggì dal petto della ragazza: «Credo di essermi innamorata di te, Riccardo».

I banchi di scuola divennero stretti intorno al corpo del ragazzo, le spalle si accasciarono sotto l'immaginario peso di pregiudizi da cui non voleva essere marchiato.

E il paese divenne un ricordo lontano, mentre Simona si perse nella fitta boscaglia della solitudine.

«Scusa, sapresti dirmi dov'è la fermata della metropolitana? Sono arrivata oggi in città per fare una sorpresa, per San Valentino, al mio fidanzato che frequenta l'università qui.»

Un sorriso mesto si disegnò sulle labbra di Simona, una muta preghiera ripeté nella sua mente affinché lo sconosciuto rispondesse alla sua domanda.

Non vi era altra anima viva che si aggirasse nella piazza, un tremolio di terrore s'impossessò delle membra al pensiero del pericolo che poteva celarsi dietro a un aspetto innocuo come quello del ragazzo.

Riccardo aprì la bocca e la richiuse lesto, conscio che la voce lo avrebbe tradito, Simona non avrebbe avuto dubbi sulla sua identità se avesse udito quel suono con cui l'aveva avvolta durante i giorni bui dell'infanzia e dell'adolescenza.

Era quello che sperava, troppo egoista per ammettere che sarebbe stato un bene per la ragazza dimenticare. Nessuno lo aveva informato dell'operazione chirurgica a cui Simona si era sottoposta per poter spalancare gli occhi sul mondo.

Si era sempre rifiutata, la paura fu zavorra gravante sul petto e si accontentò di vivere attraverso gli occhi di Riccardo.

Il cielo era azzurro, della stessa sfumatura dei suoi occhi, il sole era colorato di un giallo acceso, il mare variava costantemente, passava dall'azzurro al blu, dal verde al grigio, fino a divenire bianco quando si abbatteva prepotente contro la costa frastagliata. Era così nella sua mente, un universo di colori immaginati grazie alle parole del suo amico.

Non aveva bisogno di altro, era Riccardo il suo mondo e la terra tremò sotto i suoi piedi quando il ragazzo l'abbandonò.

Entrambi ricordavano le ultime parole che Simona pronunciò: «A volte le domande sono complicate e le risposte sono semplici», la giovane posò i polpastrelli raggrinziti dal freddo sulle labbra del suo amico. Un gesto che le permise di constatarne la pienezza, e impresse sulla pelle delle dita i lineamenti del viso di Riccardo.

Un impeto di coraggio la spinse a modellare il palmo della mano sul volto del ragazzo, Riccardo inclinò il capo e si plasmò a quel tocco delicato. Sarebbe stata l'ultima volta che i due giovani si sarebbero toccati, Riccardo attendeva l'arrivo della corriera che l'avrebbe condotto in città, lontano da chi animava i battiti del suo cuore e offuscava, inconsapevolmente, i sogni di gloria.

Simona avrebbe preferito un no soffiato con decisione piuttosto di un silenzio pregno di umiliazione.

Riccardo avvertì il peso della disabilità di Simona, avrebbe rallentato la corsa verso il brillante futuro da calciatore che lo attendeva.

La risposta non era affatto semplice, la codardia si rivestì di silenzio e Simona rimase sul ciglio della strada a udire il rumore della corriera che si allontanava, impossibilitata a vederlo andar via da lei.

Riccardo innalzò il braccio, l'indice mostrò l'entrata della metropolitana mentre le labbra tremavano.

Simona mosse il capo, le sopracciglia guizzarono all'insù e le iridi si riempirono del volto di quel ragazzo: «Grazie mille, scusa ancora per il disturbo».

Sorpassò il giovane e le spalle collimarono; un battito di ciglia, un tremolio leggero e andò via.

Percorse una decina di metri prima di voltarsi, quell'incontro l'aveva riempita di amarezza, l'inquietudine accompagnò i suoi passi e la terra tremò vorticosamente intorno a lei quando lo vide accasciarsi al suolo.

Le ginocchia di Riccardo batterono sull'asfalto grigio, le lacrime solcarono gli zigomi pronunciati, la nostalgia di Simona non l'aveva mai abbandonato.

I giorni in città si erano susseguiti tutti uguali, la fama era arrivata benché non avesse cancellato l'amarezza di un passato mai dimenticato.

Erano tante le volte che era tentato di raggiungerla e stringerla tra le braccia, urlarle quella risposta che Simona tanto bramava.

Poi era arrivata la malattia, quella che di lì a poco l'avrebbe costretto su una sedia a rotelle, e percepì i suoi sogni divenire cenere.

«Tutto bene?» una mano strinse forte la scapola del ragazzo, Simona era tornata indietro per accertarsi che lo sconosciuto non stesse male.

Era lì dinanzi a lui, risorta dalle ceneri in cui l'aveva lasciata e il cuore iniziò a martellare contro il costato: «La risposta è semplice: ti ho sempre amato anche io».

Simona indietreggiò, una stilettata trafisse il cuore che rallentò i suoi battiti, una voce mai dimenticata pulsò nella mente.

Le gambe si mossero da sole, arrivò alla fermata della metropolitana accaldata e sfinita, e una lacrima si posò nell'angolo dell'occhio dove le ciglia si fondevano con la carne.

Scappò lesta, bramando di raggiungere Leonardo quanto prima, ma la sua anima rimase sul ponte accanto al ragazzo steso sul freddo marciapiede.

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