V come via, via dall'ordinario!

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V come via, via dall'ordinario.

La moltitudine  oscilla  perennemente tra L'ordinario e lo straordinario e spera  di trovare l'equilibrio tra le due opposte sfere; vorrebbe una vita normale ( ndr, ma normale poi  come significa?), ordinaria, avere un lavoro, un tetto sulla casa, un pasto caldo ad aspettarla; vorrebbe essere circondata dagli affetti più cari e da pochi amici fidati, quelli a cui si può  aprire il cuore senza timore di essere giudicati.
Ma questo è soltanto uno dei due poli perché dall'altro canto vorrebbe una vita affamata, goliardica, folle...
Una vita con la V maiuscola...
e alla V di vita spesso occorre affiancare la V di via, dalla routine, dal quotidiano, dall'ordinario.
Un tale scriveva che ci sono volte in cui occorre perdersi  per ritrovare se stessi.
Andare via e perdersi, non come sinonimo di vigliaccheria  ma di estrema voglia di vivere a pieno, ogni attimo, ogni giorno.
L'ordinario mi terrorizza, mi fa pensare a un essere che si appiattisce alla vita a tal punto da diventare invisibile, un po' come l'inetto di cui scriveva Svevo; credo che esistano uomini che non siano nati per la routine e spesso si illudano di poter e dover fare come tutti perché la società e il politicamente corretto lo vogliono, lo pretendono. 
Utilizziamo così tanti stereotipi che non ci facciamo neanche caso, scegliamo dall'armadio non più indumenti ma la maschera che meglio si addice al contesto sociale di turno.
Ho usato un plurale maiestatis  voluto.
Poi, un bel giorno, arriva colui che esclama: sai che c'è, io voglio indossare gli indumenti che più mi piacciono, non voglio scegliere dal mio armadio la maschera giornaliera da portare sul viso, non voglio più realizzare le aspirazioni che altri si aspettano da me, vado via.
Fuggire, dall'ordinario, tanto ambito da molti perché sinonimo di una vita serena, tanto odiato dai più.
Fuggire non è ribellione, fuggire è ritornare a essere se stessi, fuggire è coraggio. È coraggioso colui che si accorge che il tutto che possiede agli occhi dei più, per lui è il nulla; che lascia lo scoglio sicuro per immergersi in acque profonde e pericolose; che fugge per vivere la vita che vuole, lontano dagli stereotipi.
Non ci chiediamo mai come sarebbe un fu Mattia Pascal del 2020, eppure darebbe un senso di piacere se  la società ritenesse  morto qualcuno e questo qualcuno in realtà sta vivendo, davvero, in tutt'altra parte della città o  del mondo.
Mi incantano le storie di coloro che da un certo momento in poi hanno deciso di cambiare tutto e hanno scelto se stessi: il lavoro d'ufficio? Mollato.
Iter convenzionali e sociali? Mollati.
La città d'origine?Via, via verso l'ignoto.
Gli affetti più cari? Se son cari,rimarranno oltre le distanze, i se o i ma, oltre ogni approvazione o disapprovazione.
Ciò che è in  nostro potere fare è in nostro potere non fare; è in nostro potere rimanere ma è in nostro potere fuggire.
E sarebbe bello se domani ci svegliassimo tra le urla di chi ci reputa folli per le   scelte di vita compiute ma noi avremmo azzerato ogni rumore, ogni disapprovazione altrui, ogni loro aspettativa nei nostri confronti, ci guarderemo allo specchio come persone nuove in un posto nuovo, seppur sempre nel medesimo corpo.
Fuggire dalla routine non è anticonformismo, è avere cura di se e dei propri bisogni. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 21, 2020 ⏰

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