2.

843 58 3
                                    

Arriva la mattina portando luce e serenità anche se le occhiaie che mi solcano il viso, per le pochissime ore di sonno, e gli occhi gonfi per le lacrime non sono affatto segno di serenità e solarità. I pochi istanti in cui ho dormito si concludevano rapidamente svegliandomi di soprassalto ogni qual volta che gli occhi mi si chiudevano.
Mi giravo e rigiravo nel letto inquieto.

Decido di non fare colazione insieme agli altri inventando una banalissima scusa. Non ho per niente voglia di vedere e di parlare con nessuno. Non ne ho le forze.

Soltanto quando ormai è definitivamente ora di partire decido di farmi vivo e di uscire dalla tana che era diventata camera mia.
Vedo gli altri avviarsi verso il minivan che ci porterà in stazione. Io do un attimo l'ultima controllata per vedere se ho dimenticato qualcosa in casa. Noto che Cesare sta facendo lo stesso.

Ispezionato repentinamente tutti gli angoli, adesso posso finalmente dirigermi verso il minivan dove tutti ci stanno aspettando.
«Nicolas.» mi chiama facendomi sobbalzare, ma non lo rispondo e continuo a camminare dritto a passo spedito.
«Buongiorno a tutti.» Saluto con un fintissimo sorriso gli altri.
Indosso le cuffiette e mi esterno completamente dal mondo. Ne ho un tremendo bisogno.

Per tutto il viaggio me ne sono stato per conto mio, sempre con la scusante di non sentirmi molto bene dopo l'alcol ingerito ieri sera e dopo aver dormito poco bene per il medesimo motivo.

Con il calare del manto della notte arriviamo nella nostra amata città. Ci dirigiamo tutti a prendere le nostre rispettive vetture ansiosi di tornare nelle proprie case, le proprie abitudini, la propria privacy.
«Mi raccomando, domani vi voglio puntuali in studio.» parla Tonno dalla sua macchina salutandoci in quel modo.
Non c'è un attimo di riposo nel nostro lavoro. La mente sempre pronta e attiva, sul pezzo.
Domani abbiamo una giornata molto intensa per girare un altro contenuto importante.
«Possiamo parlare un attimo?» Si ferma davanti alla portiera della mia auto prima che potessi chiuderla.

«No Cesare» rispondo secco per poi scansarlo e chiudere la portiera.

Lo lascio lì, fermo e solo, mentre sgommo con la macchina e mi allontano.

Make a Dirty Mess 💘 || CesolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora