La sveglia tintinnò producendo quel fastidioso suono che Evan odiava, svogliatamente si mosse da una parte all'altra del letto e placidamente allungò un braccio nel tentativo di porre fine a quella tortura sonora.
Si strofinò gli occhi con un braccio cercando di fare mente locale; il display del suo telefono si illuminò mostrando la notifica appena arrivata."Pronto per il primo giorno di scuola :)"
gli aveva scritto Dalia, la sua migliore amica.Evan impercò, non che odiasse la scuola , anzi era anche piuttosto bravo tanto da eccellere in alcune materie e inevitabilmente per questo a scuola era collocato nella cosiddetta categoria degli "sfigati/secchioni" , ma il primo giorno è traumatico per chiunque.
Di malavoglia si trascinò fuori dal letto e raggiunse l' armadio in cerca di qualcosa di decente da indossare.
Optò per i soliti jeans scuri e una t-shirt bianca che quasi sembrava mimetizzarsi con la sua carnagione chiara.
Entrò in bagno e dopo una lavata al viso, cercò di domare i ricci che gli ricadevano sui suoi occhi verdi.
Dopo vari tentativi con spazzola e phon si arrese e decise di lasciarli al naturale.
Scese velocemente le scale, non prima di aver recuperato il suo zaino oramai dimenticato in un angolo , ed entrò in cucina dove trovò sua madre alle prese con dei pancake.
Evan storse il naso per la puzza di bruciato, sua madre non era mai stata una brava cuoca.
-Buongiorno tesoro- disse la mamma.
Il figlio le sorrise con sguardo ancora assonnato e si versò un bicchiere di latte con dentro dei cereali.
-Non li vuoi i pancake?- chiese la madre con una punta di delusione nel tono di voce.
Evan li guardò, di aspetto erano orribili, ma poi posò lo sguardo sul viso della madre, sperava che il figlio avesse mangiato e apprezzato il suo operato, così annuì con la testa.
La mamma prese una bella porzione e la poggiò davanti al figlio.
Evan titubante assaggiò e dovette resistere con tutte le sue forze per non correre in bagno a vomitare.
"Di sapore sono ancora peggio che di aspetto" pensò il ragazzo.
- Mamma sono squisiti, ma si è davvero fatto tardi- mentì Evan.
Senza aspettare una risposta della madre corse fuori casa, dove il suo migliore amico era lì ad aspettarlo.
Daniel , era alto, con una carnagione olivastra che testimoniava le sue origini orientali, i cappelli erano neri come la pece , tirati verso l'alto.
Erano amici da troppo tempo per poter ricordare, e anche se diversi come il giorno e la notte, nulla avrebbe potuto separarli. A quel duo presto si aggiunse Dalia, e da lì i tre divennero inseparabili. Non c'era cosa che uno facesse e gli altri due non sapessero.Erano una squadra, dei fratelli, una famiglia.
-Come mai non sei entrato- chiese Evan.
Daniel sorrise beffardo
- Avevo paura che tua madre mi facesse assaggiare una delle sue ricette- e rise.
-Ti prego non me ne parlare- disse Evan , che al solo ricordo dei pancake di poco prima tornavano i conati di vomito.Dopo dieci minuti arrivarono di fronte all'enorme edificio di mattoni scuri, CHARLESTON HIGH SCHOOL , che prendeva il nome dalla cittadina in cui Evan abitava in South Carolina.
L'ingresso brulicava di persone, c'era chi era contento di rivedere i propri compagni, chi un pò triste per la fine dell'estate e chi tirava un sospiro di sollievo consapevole del fatto che sarebbe stato l'ultimo anno.
Tra tutte quelle persone cercava di intravedere la chioma bionda della sua migliore amica.
-Vedi Dalia?- chiese a Daniel.
L'amico proprio come lui era impegnato nella stessa ricerca.
-Non risponde nemmeno a telefono- disse facendo un cenno negativo con il capo.
Ben presto sentì due braccia delicate che lo stringevano da dietro, si lasciò andare a quel contatto consapevole di quanto gli fosse mancata la ragazza.
Dalia allungò le braccia in direzione di Daniel, e quest'ultimo la strinse così forte che alla ragazza quasi mancò il fiato.
-Allora cosa ci racconti di Los Angeles-
L'amica come ogni anno era stata in vacanza dai nonni che vivevano in California.
- Ogni anno è sempre più bella, il sole, le spiagge enormi, il surf- disse ripensando all'estate oramai passata.
Evan la ricordava vagamente, c'era stato anni fa insieme alla famiglia di Dalia, ma non avrebbe mai dimenticare la magia di quel posto.
-Ah vi ho detto che ho avuto un mezzo flirt con un surfista- ridacchiò.
Daniel ruotò gli occhi con fare scocciato e disinteressato quando l'amica iniziò a raccontare di questo ragazzo incontrato una sera ad un falò, avrebbe preferito tagliarsi le orecchie che ascoltare altro.
Era innamorato della sua migliore amica da anni, ma non aveva mai trovato il coraggio di confessarglielo, un po' per la paura di rovinare quella splendida amicizia e anche per la paura del rifiuto.
All'inizio credeva fosse solo una cottarella passeggera, ma crescendo i sentimenti si erano fortificati e ogniqualvolta che l'amica gli raccontava di un suo flirt era come ricevere una pugnalata.
Per fortuna la campanella suonò e Dalia smise di parlare di quel suo aneddoto che Daniel non trovò per nulla divertente.
I tre si diressero verso l' ingresso, facendosi strada tra le centinaia di persone.
Dagli altoparlanti il preside aveva iniziato il suo discorso di inizio anno, mentre i professori si erano già rifugiati nell'aula docenti.
Daniel con fare melodrammatico si portò una mano alla faccia con aria disperata
-Mi hanno messo Chimica in prima ora- disse guardando il foglio dell'orario che avevano ritirato poco prima.
Dalia cercò di consolarlo - Dai, che sarà mai- ridacchiò nel vedere la faccia dell'amico che era un misto tra disperato e voglia di uccidere chiunque abbia fatto quel calendario di corsi.
Gli accarezzò i capelli riccioluti e si rivolse a Evan
- Tu con cosa inizi?-
Il castano prese il suo foglio ma prima che potesse controllare gli fu strappato dalle mani e a quel gesto seguirono due risate ciniche.
Evan abbassò lo sguardo, sapeva chi era l'autore di quel gesto, ovvero colui che da tre anni a questa parte era diventato il suo incubo, Matthew Sanders.
Era un ragazzo dell'ultimo anno nonché giocatore della squadra di basket, la sua fama di bulletto lo precedeva così come la sua fama di Don Giovanni.
Negli anni episodi come quelli non erano stati pochi, e c'erano state volte in cui Evan aveva anche ricevuto qualche schiaffo. Non aveva mai trovato la forza di reagire e ogni volta che incontrava gli occhi cerulei del ragazzo restava inerme davanti al più grande.
-Ti sono mancato frocetto?-
Quelle parole bruciavano come acido sulla pelle di Evan, che sentì gli occhi inumidirsi.
Aveva scoperto il suo orientamento sessuale quando alle elementari baciò un suo amichetto di classe. Tutti i bimbi lo derisero chiamandolo "strano", e anche se con molta fatica era riuscito ad accettare il fatto che non c'era nulla di male nel provare attrazione verso il proprio sesso ogni volta che qualcuno lo definiva con un modo così dispregiativo, ricordava l'umiliazione che aveva provato da piccolo, sentendosi di nuovo "sbagliato" o "strano"
Matthew con molta prepotenza poggiò due dita sotto il mento di Evan, costringendo il più piccolo a guardarlo negli occhi.
Il più grande mise su un ghigno perfido.
-Ti sei dimenticato di come si parla a furia di avere cazzi in bocca- disse girandosi verso l'amico e facendo un gesto con la bocca che lasciava ben poco da intendere.
Il ragazzo che Evan ricordò si chiamasse Noah, l'aveva visto spesso insieme a Matthew,rise tanto da attirare la attenzione di alcuni studenti che si trovarono a passare di lì e incuriositi si fermavano a guardare cosa stesse succedendo.
-Adesso basta- disse Daniel con tono deciso e mettendosi tra i corpi dei due ragazzi e riservando un'occhiataccia a Matthew.
Quest'ultimo di tutta risposta rise ancora più forte e ritornò a guardare Evan.
-Hai bisogno del tuo fidanzato per difenderti?- chiese ironicamente.
Daniel sorrise con la punta della bocca e fronteggiò il bullo.
Tra i due la differenza di altezza era minima.
-Fottiti- esclamò il riccio.
Sul viso di Matthew sparì ogni espressione divertita e prese Daniel per il colletto della polo scura che indossava.
-Ripeti se hai coraggio-
Daniel serrò la mascella, consapevole del fatto che da li a poco gli sarebbe arrivato uno schiaffo o un pugno nel migliore dei casi.
Una mano si poggiò saldamente sulla spalla di Matthew costringendo quest'ultimo a lasciare la presa sul ragazzo riccioluto e ad indietreggiare.
-Dobbiamo andare- disse un ragazzo sconosciuto ai tre amici.
Daniel osservò colui che era stato il suo salvatore, era della stessa altezza di Matthew più o meno, ma a differenza sua aveva i capelli castano chiaro e gli occhi del medesimo colore . Non gli era mai capitato di vederlo in quella scuola, quindi presumeva fosse nuovo, anche se a prima impressione sembrava che lui e Matthew si conoscessero bene dato che nessuno era riuscito a calmare quel bullo con un solo sguardo.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli , con uno sguardo chiamò Noah e affiancò il nuovo arrivato andandosene senza degnarli di uno sguardo come se nulla fosse successo.
Dalia continuò a guardare la schiena del ragazzo nuovo finché non si perse tra il resto della folla.
Era incuriosita da quel ragazzo mai visto .
Evan passò più volte la mano davanti ai suoi occhi interrompendo i pensieri della ragazza.
-Terra chiama Dalia-
La bionda sbattè più volte le palpebre come se fosse stata svegliata da un sogno.
-Si emh... -tentò di trovare una scusa - scusate stavo pensando se avessi preso o no il libro di matematica-
Daniel alzò un sopracciglio.
-Ma se inizi con storia-
La campanella suonò e la ragazza non rispose ai suoi amici iniziando ad avviarsi verso la sua classe, non prima di aver rivolto un sorriso a mo' di saluto ad entrambi.Evan aveva dimenticato quanto fosse affollata la mensa della scuola.
Aveva tra le mani il vassoio blu di plastica e cercava disperatamente un posto prima che imbranato com'era facesse cadere tutto.
Vide da lontano Dalia che gli faceva cenno di raggiungerla.
-...che sfortuna- sentì Daniel lamentarsi e vide la sua amica che ridacchiava divertita.
Evan alzò un sopracciglio con fare interrogativo non capendo la situazione.
- È stato interrogato- spiegò Dalia divertita a vedere la melodrammaticità dell'amico.
Daniel le diede un pizzicotto sul fianco
- Tu ridi delle mie sciagure-
Il riccio alzò un dito imitando la professoressa
- Signorino Ruiz è meglio che quest'anno si metta a studiare, gliela faccio buona solo questa volta- disse ripetendo con tono squillante le parole della professoressa.
Gli amici risero di gusto.
Evan prese un cucchiaio e lo immerse in quella specie di minestra che aveva servito la mensa.
Daniel arricciò il naso disgusto al solo odore di quella poltiglia.
-Secondo me la signora Smith programma di avvelenarci tutti- disse riferendosi alla signora anziana e grassottella che serviva alla mensa.
Evan sbuffò allontanando il piatto e cacciando dal suo zaino un pacchetto di patatine.
-Ciao ragazzi- disse una voce femminile.
Era Grace, una cheerleader, nonché sorella di Matthew.
Stava molto bene nei suoi jeans neri che le fasciavano le cosce e un top con lo scollo a barca che lasciava le spalle scoperte dove le ricadevano i capelli scuri.
Il suo fascino non lasciava indifferente nessuno, e lei era ben consapevole della sua bellezza.
Era molto delicata nei modi e a differenza del fratello non infastdiva nessuno.
Posò un paio di volantini sul tavolo e si dileguò con un sorriso.
Dalia prese il foglio di carta leggendolo.
-Ci sarà una festa di inizio anno questo venerdì - annunciò - in un locale affittato dagli studenti- aggiunse.
- Andiamoci- disse Daniel entusiasta.
Evan non era amante delle feste, odiava la musica assordante, per non parlare della quantità di persone che ubriachi fradici si strusciavano addosso l'un l'altro .
E poi a quella festa avrebbe di sicuro partecipato Matthew Sanders ed era sicuro che non gli avrebbe fatto passare una buona serata.
-Non credo sia una buona idea-
-Dai Evan ci divertiremo- tentò di convincerlo Dalia -diglielo anche tu - disse cercando rinforzi da Daniel che però fallì miseramente nella sua missione.
Evan controllò l'orologio, mancava poco al suono della campanella, si alzò prese il vassoio ed esortò l'amica.
-Dai vieni che abbiamo insieme la prossima lezione-
Dalia si mise il suo zaino in spalla, salutò Daniel con un bacio sulla guancia e seguì Evan fuori la mensa.Il professor Philips era un uomo alto e magro sulla cinquantina. Non era il tipico professore tiranno, a scuola era addirittura nominato "Professor Hippy" per la calma e la pazienza che lo contraddistinguevano.
Aveva deciso che per oggi avremmo fatto lezione all'aperto e così ci trovammo seduti sul prato dietro scuola vicino al campo da football.
Il professore iniziò a spiegare qualcosa alla quale Evan non riusciva a prestare molta attenzione per la scomoda posizione nella quale era seduto.
La sua attenzione fu catturata dal suono di un fischietto, alcuni ragazzi iniziarono a correre e a lanciarsi la palla.
Tra questi intravide la chioma scura di Matthew che rideva con il ragazzo misterioso di stamattina.
Gli sembrava un'altra persona visto da qui, nel suo sorriso non c'era niente di cattvo a differenza di quei ghigni che gli riservava ogni volta che si prendeva gioco di lui, sembrava più spontaneo, più umano.
-Hai finito di sbavare?- ridacchiò Dalia catturando l'attenzione di Evan.
-Ehm ? Non so di cosa tu stia parlando- tentò di sviare il discorso fingendosi interessato alla lezione.
Dalia con un sorrisetto beffardo lasciò cadere il discorso scarabocchiando qualcosa sul suo quaderno.
La tranquillità della lezione fu disturbata dall' urlo strozzato di una loro compagna di classe, un pallone le aveva sfiorato la testa e aveva quasi finito per colpirla.
Dalia recuperò il pallone e notò che un giocatore della squadra si stava avvicinando per recuperare l'oggetto.
L' atleta in questione era proprio il ragazzo di stamattina, colui che aveva evitato la rissa tra Matthew e Daniel.
I capelli sudaticci gli ricadevano sulla fronte e la maglia sudata faceva intravedere il suo fisico asciutto.
-Ci dispiace- disse solamente con voce profonda -potreste ridarci il pallone- poi aggiunse.
Evan guardò di sfuggita gli altri giocatori,a giudicare dalle risate e dagli schiamazzi non sembravano affatto dispiaciuti.
-La prossima volta potreste fare più attenzione, qualcuno poteva farsi male- disse Dalia passandogli il pallone in malo modo.
La sua amica era così, sempre a farsi paladina delle ingiustizie.
Evan ricordava bene di come da piccola affrontasse i ragazzini più grandi che lo infastidivano, i suoi occhi ghiaccio racchiudevano un' energia e un coraggio che le invidiava.
Il ragazzo le sorrise facendo intravedere la sua dentatura perfetta.
-Scusami biondina, ti assicuro che non ricapiterà- le fece un occhiolino e si voltò per andarsene.
Dalia non disse più una parola e guardava il ragazzo che con molta nochalance raggiungeva i suoi amici.
Evan si stupì di quella reazione, la sua amica non si faceva di certo ammaliare dal primo bel sorriso che vedeva.
La ragazza tornò a sedersi, le gote erano rosse e fissava il prato.
"Quell' anno era da poco iniziato e già si prospettava interessante" pensò Evan.
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love episode
Teen FictionL' adolescenza viene descritta da tutti come un periodo indimenticabile e folle di vita. Non per Evan. Evan odia avere 16 anni, odia andare al liceo e odia la sua quantità enorme di capelli ricci. Matthew invece ama i suoi 18 anni, ama essere il più...