●{Little Revenge}○

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«Sei un pervertito.»
Furono forse queste le parole che fecero prendere quella piega inaspettata alla conversazione.

Era una sera priva di luce, la luna nascosta dietro ammassi di nuvole grigiastre che le impedivano di riflettere i raggi solari che le arrivavano.
Gli alunni della 1A del corso per eroi erano nell'atrio, come al solito, a ridere e scherzare insieme. Erano tutti lì, seduti sul divano o in piedi nei dintorni, fatta eccezione per i due che erano ritornati in camera prima.
Dal primo c'era da aspettarselo, non restava mai con loro a divertirsi, piuttosto preferiva rinchiudersi in quelle quattro mura e mettersi a dormire.
Ciò che aveva stupito i compagni, era proprio l'uscita di scena del rosso il quale, non appena il biondo aveva dato segni del suo ritiro in stanza, lo aveva seguito, buttando una semplice scusa - "stasera sono stanco, vado a dormire pure io" - per giustificarsi.
La maggior parte dei ragazzi non se ne era importata più di tanto, alcuni erano rimasti un po' perplessi e confusi, e solo tre di loro avevano qualche sospetto.
«Ehi, Todoroki, secondo te Kirishima ha detto la verità?» aveva chiesto la ragazza dalla pelle color zucchero filato, rivolgendosi al ragazzo bicolore.
«Eh? Riguardo cosa?» rispose lui, troppo impegnato ad accarezzare i grovigli verdastri del suo ragazzo, seduto sulle sue gambe.
«Come 'cosa'? L'hai visto pure tu che Kirishima se n'è andato solo per stare con Bakugou!» ribatté Ashido con un sospiro, capendo che il bicolore non l'avrebbe comunque ascoltata.
«Anche io ho pensato la stessa cosa, sai?» subentrò Uraraka, consolando la rosa per non essere l'unica ad avere strane intuizioni.
«Kacchan è uno che si fida difficilmente degli altri, e spesso si comporta in modo insopportabile, mi chiedo come faccia Kirishima a sopportarlo... ehi, Shoto-!» stava dicendo Midoriya, prima di venir interrotto dal ragazzo, che aveva affondato il viso nei suoi capelli perennemente in disordine.
«...è menta?» chiese, riferendosi allo shampoo dell'altro, diventato rosso rosso come un pomodoro.
«Dovreste prendere una stanza, voi ...» commentò a voce bassa Kaminari «...in effetti sono curioso anche io di sapere come mai quei due vanno così d'accordo: il modo in cui parla Bakugou con Kirishima è tutt'altra cosa rispetto a quando sta con me. Non è giusto! Anche io voglio essergli amico!»
«Aspetta e spera...» sorrise divertita la ragazza rosa, guardando verso il corridoio che portava ai dormitori.
«Se tratta solo lui in modo differente...» stava considerando l'altra, fissando lo stesso punto di Ashido «...può solo significare...»
Lasciò la frase in sospeso, un lampo attraversò lo sguardo delle due ragazze, che sgranarono gli occhi, e anche il verde, seppur avendo ascoltato la conversazione distrattamente, aveva intuito qualcosa.
Il biondo invece, vedendoli congelarsi tutto d'un tratto, piegò la testa di lato, troppo stupido, a quanto pare, per riuscire a comprendere la situazione.
«Chissà se stanotte sarà una notte di fuoco...» rise la rosa, scambiando sguardi complici con gli altri due.
«Fuoco...? Non mi pare di aver lasciato il gas acceso...»

Mentre nel salone i ragazzi si prendevano beffe di quello stupido di Kaminari, un ragazzo faceva irruzione nella stanza di un altro ragazzo, il secondo alquanto scocciato dalla cosa.
«Perché cazzo sei in camera mia?» aveva chiesto aggressivamente, sperando magari di intimidirlo, di cacciarlo dal suo territorio.
Dentro di lui tutto diventava confusionario quando il rosso gli si avvicinava, e spesso non sapeva come reagire, o anche solo rispondergli.
«Dai, non essere arrabbiato, ti verranno le rughe!» scherzò Kirishima, avvicinandosi a grandi passi al letto dove era seduto il biondo, la mani nelle tasche.
«HAH?!» lo guardò male in risposta a quella battutina, gli occhi rossi fissi sulla figura muscolosa che imcombeva su di lui.
«Sto solo scherzando, dai!» ridacchiò il rosso, sedendosi sul letto anche lui. «Volevo solo verificare una cosa...»
Bakugou perse un battito, non avendo la benché minima idea di cosa stesse parlando. Erano troppo vicini.
«Oi, che cazzo fai?!» lo aggredì il biondo, mentre l'altro tirava fuori il cellulare dalla tasca, per poi passare lo sguardo dallo schermo al viso del suo interlocutore.
«Si può sapere che stai facendo, capelli di merda?!» continuò lui, ricevendo la risposta poco dopo.
«Avevo ragione, siete identici!» sorrise il rosso, mostrando l'immagine di un cagnolino dal pelo chiaro arrabbiato sul cellulare.
«E tu invadi la mia privacy per un cane del cazzo?» ormai non ne poteva più, stava per esplodere, letteralmente. Sentiva come una specie di prurito alle mani, aveva bisogno di prendere a pugni qualcosa o qualcuno.
Stava per sganciargliene uno, quando Kirishima lo interruppe prima che potesse anche solo alzare il braccio per pestarlo.
«Oddio la batteria...» disse, senza aggiungere altro, lasciando perplesso l'altro ragazzo.
«Adesso che c'è, testa di cazzo?» se esternamente sembrava irritato, dentro era furioso. Ma non con il rosso o per i suoi capricci insopportabili, bensì con sé stesso. Cosa stava per fare? Tirandogli quel pugno...perché? Si era davvero arrabbiato per certe stupidaggini? Stava per colpire un suo amico...'amico'...
Già, non era mai stato capace di comprendere i suoi stessi sentimenti, e gli altri lo rimproveravano per non riuscire a capire quelli altrui. In fondo, come poteva, se non sapeva nemmeno lui cosa gli succedeva?
«'Suki...leggi qua...» alzò lo sguardo e rivolse lo schermo del telefono verso il biondo.
«Hah? Che cosa?» Bakugou lo fissò con rabbia, continuava a non capiee.
«La percentuale della batteria!» gli suggerì l'altro, sorridendo malizioso. «Che ti ricorda questo numero?»
«...il 69? Che cazzo mi dovrebbe...» stava dicendo il biondo, sforzandosi di entrare in quella sua piccola mente perversa, quando colse il significato del numero. «...sei un pervertito.»
L'altro scoppiò a ridere, la sua reazione era stata davvero esilarante, con quella sua faccia inizialmente arrabbiata e confusa, che poi era diventata davvero seccata e quasi disgustata da quello scherzo di cattivo gusto.
«Che ridi, pervertito del cazzo?!» era al limite, stavolta non si sarebbe fermato, non prima di avergli fatto uscire il sangue dalla bocca a forza di pugni. Voleva davvero che se ne andasse, che uscisse dalla sua stanza. Voleva che il suo cuore smettesse di correre così in fretta, che la mente e la ragione non riuscivano ad inseguire. Voleva mettere in ordine i suoi pensieri e sigillare quelle emozioni sconosciute, era troppo, troppo per poterlo sopportare in presenza di lui.
Quel ragazzo, quel dannato ragazzo. Quei suoi occhi maliziosi e brillanti, quei suoi capelli rossi leggermente spettinati, che all'inizio portava sempre sistemati verso l'alto, ora abbandonati a sé stessi sulla sua fronte. Quelle labbra, quelle che il biondo desiderava assaporare, mordere e strappare. Quel corpo, forte e muscoloso, quello che voleva abbracciare, stringere con tutte le sue forze fino a spezzarlo.
Ah, non poteva sopportarlo. Quel suo continuo trattenersi, quei sentimenti che gli annebbiavano la vista, sensazioni ed emozioni vecchie e nuove che si mescolavano. Era tutto troppo intenso ed improvviso per anche solo sperare di poter continuare a lungo.
«Katsuki?» lo aveva riscosso dai suoi pensieri il rosso, visibilmente preoccupato da quello strano silenzio che si era creato.
«Cazzo vuoi?» rispose brusco l'altro, cercando di dimenticare tutte quelle immagini che gli erano passate per la mente, ovviamente fallendo. Se non riusciva a toglierselo dalla testa quando non c'era, in sua presenza era impossibile.
«Per che cosa sei arrabbiato ora?» sospirò Kirishima, sistemandosi meglio sul letto, appoggiando la schiena alla parete.
«Sta zitto!» roteò gli occhi lui, puntandoli sulla finestra. Era completamente buio fuori, si scorgeva appena qualche luce cittadina in lontananza.
«Katsukiiii...non ignorarmi...» sbuffò il rosso avvicinandosi.
«Non mi chiamare per nome, capelli di merda!» sbraitò l'altro, ostinandosi a fissare quel poco di paesaggio che si intravedeva dalla finestra.
«Certo che sei sempre arrabbiato tu...» disse con voce lamentosa il ragazzo, appoggiando il mento sulla spalla di lui. Il biondo rabbrividì al contatto inaspettato e si sentì arrossire in viso. Ma per quanto lo mandasse in confusione, la presenza di quel ragazzo era l'unica che percepiva come rilassante, tranquilla.
«Se lo sai allora statti semplicemente zitto e non rompere!» alzò di nuovo la voce Bakugou, lanciando uno sguardo fugace e assassino nei confronti del rosso, che però non ne rimase per niente intimorito.
«'Suki...» lo chiamò con una punta di rimprovero, avvolgendo lentamente le braccia intorno al collo di lui, senza che questi se ne rendesse conto.
«Quante volte ti devo ripetere che non devi usare quel nomignolo del cazzo?!» sbuffò il biondo, imbronciandosi.
«Allora cosa ne pensi di Kacchan? Come ti chiama anche Midoriya...» propose Kirishima, allungando una mano verso la testa del biondo, con l'intenzione di accarezzargli i capelli.
«Ancora peggio...» borbottò l'altro, afferrando il polso del rosso prima che potesse sfiorargli anche solo un capello. Certo, non gli sarebbe dispiaciuto venire coccolato da lui, solo che...si sarebbe sentito strano. Non lo capiva bene nemmeno lui, ma quel che sapeva era che quel contatto era pericoloso, e che doveva evitarlo a ogni costo.
«Katsukiiiii...!!» lo richiamò alla realtà la sua voce, interrompendo nei pensieri confusi del ragazzo.
«Smettila di urlare!» lo aggredì il biondo, voltandosi verso di lui, gli occhi feroci come quelli di un predatore. Un predatore e che non sapeva si sarebbe ritrovato a giocare il ruolo della preda.
«E va bene, mi sto zitto...» sospirò remissivo il rosso, togliendosi da sopra la spalla del ragazzo. «...però dovresti calmarti pure tu, urli sempre...» borbottò poco dopo, grattandosi dietro al collo.
«Allora...» mormorò Bakugou «...dovresti provare a calmarmi tu...»
Non appena le ebbe pronunciate, si tappò la bocca con una mano. Le aveva dette senza pensarci quelle parole, ed erano così imbarazzanti che si sentì morire dentro. Come aveva potuto anche pensarle?
Come avrebbe reagito il rosso? Ne sarebbe rimasto disgustato, sicuramente. Si sarebbe subito allontanato da lui, e non gli avrebbe più parlato. Già si immaginava i peggiori scenari possibili, fortuna per il biondo che nessuno di quelli si sarebbe realizzato. Tutt'altro, il rosso reagì nel modo completamente opposto a quello che si aspettava l'altro.
«Cosa, cosa?» il tono della sua voce era rimasto lo stesso, e quando il biondo si voltò a guardarlo, lo vide sorridere maliziosamente. «Vuoi che ti calmi?»
Bakugou arrossì fino alle punte delle orecchie, si strinse nelle spalle e guardò fisso il pavimento. Non riusciva a far fuoriuscire una singola parola dalle sue labbra, e se ci fosse anche riuscito, non sapeva se assecondarlo o contraddirlo. Dopotutto, abbiamo già detto che il suo cuore e la sua mente erano in subbuglio, no?
«Kirishima, basta.» la voce gli uscì flebile, tremante. «Hai rotto il cazzo.» degludì e poi disse secco, cercando di ritornare alla sua "normalità".
«Ow, vieni qui, Katsukii...» il rosso tentò di intrappolarlo in un abbraccio, ma il biondo scivolò via dalle sue braccia e si alzò in piedi.
«Ao, ma che cazzo fai?!» chiese irritato il ragazzo, guardandolo perplesso. C'era qualcosa di strano.
«Sto cercando di calmarti, come mi hai chiesto...» rispose allegramente l'altro. Nonostante il tenero sorriso sul suo volto, lo sguardo del rosso era completamente differente dal solito. Sembrava più intenso, le iridi rosse brillavano di un barlume accecante, languido, quasi malato.
Quella luce strana nei suoi occhi fece rabbrividire Bakugou, che istintivamente corse verso la porta. Kirishima lo seguì, lo afferrò per il polso con forza e cercò di non fargli girare la maniglia. Il pensiero di farlo esplodere per poi scappare attraversò la mente del biondo, ma subito scartò quell'idea. Non poteva ferirlo, non lui. I sentimenti che provava erano troppo forti per permetterglielo. Sfruttando la sua forza bruta, lo spinse via ed aprì la porta, ritrovandosi faccia a faccia con Kaminari.

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