Capitolo 2

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Liz camminava da sola verso est da quasi una settimana. Non aveva incontrato mostri. Non aveva incontrato umani. Dopo i primi due giorni di cammino, tagliò con il pugnale la sua lunga treccia di capelli biondi e verdi. Lo fece principalmente per comodità, ma per lei era anche qualcosa di simbolico, un po' come fece Mulan prima di entrare nell'esercito. Se voleva sopravvivere, doveva lasciarsi alle spalle le frivolezze della sua età. Non poteva più permettersi di essere una ragazzina.

La ragazza si trovava in un bosco, era il decimo giorno di cammino e il sole era appena sorto. Sembrava tutto tranquillo, ma qualcosa nell'aria le diceva di stare in guardia. Un fruscio di foglie. Un rumore secco a poca distanza da lei. Sguainò lentamente la spada di oro imperiale senza produrre il minimo rumore. Un ruggito anticipò la repentina apparizione di un leone dalle dimensioni gigantesche. Balzò verso la ragazza, che istintivamente si buttò di lato e tentò di colpirlo con la spada, la quale rimbalzò senza provocare al leone nessun danno, come se avesse avuto una corazza di metallo al posto della pelle. Liz continuò a schivare il leone, cercando di capire come abbatterlo, perché stava già perdendo le forze e non avrebbe resistito a lungo agli artigli e alle zanne del mostro. Era in una situazione disperata: continuava a correre e a cadere, usando gli alberi come scudo, mentre cercava di trafiggere il mostro in qualche modo. Fu in quel momento che il miracolo arrivò. Un grido distrasse il mostro, che perse interesse per la ragazza e si girò in cerca della nuova preda. Il ragazzo che aveva gridato si mise a correre e il leone lo rincorse. Liz si accorse che il suo salvatore indossava la maglia arancione del Campo Mezzosangue. Un altro semidio!

"Ehi!" gli gridò Liz "Cosa facciamo?"

"Sai tirare con l'arco?"

"Sì!"

"Sali su un albero!"

Liz non capì il collegamento tra le due cose, ma in quel momento non aveva scelta e salì sull'albero più vicino. Il ragazzo corse nella sua direzione e si arrampicò sullo stesso albero, non senza difficoltà. Il leone era sotto di loro, ruggiva e cercava di raggiungerli. Il semidio prese una freccia dalla propria faretra, ne toccò la punta e questa si incendiò.

"Devi scoccare questa freccia nella gola del leone" disse con voce estremamente calma. Liz tremava ed era logorata dai lunghi giorni di cammino, ma prese il suo arco e pregò.

La freccia infuocata andò a segno e il leone morì dopo pochi, ma interminabili, minuti di agonia e ruggiti agonizzanti. Poi il suo corpo si polverizzò. I due ragazzi finalmente si rilassarono. Liz pianse dal sollievo e il ragazzo sconosciuto la abbracciò. Lei pensò solo che aveva appena ucciso un mostro e che era ancora viva, ma la cosa per la quale era più grata era avere incontrato quel semidio.

"Ehi, va tutto bene, siamo salvi adesso." le disse "Come ti chiami?"

"Liz" rispose lei asciugandosi velocemente le lacrime e sciogliendo l'abbraccio.

"Io sono Luke, figlio di Efesto." il ragazzo si sforzò di sorridere.

Liz si ricompose. "Mi hai salvato la vita. Grazie."

"In realtà, tu l'hai salvata a me. Mi sono rotto un polso poche ore fa e, nonostante abbia già preso l'ambrosia, non sono ancora in grado di tirare con l'arco."

Rimasero in silenzio per un po'. "Campo Giove, eh?" disse lui con un sorriso, indicando la maglia viola della ragazza.

"Già" ricambiò il sorriso "Legionaria, figlia di Bellona. Il Campo Mezzosangue è bello come dicono?"

"Anche di più."

Scesero faticosamente dall'albero e si sedettero sull'erba. Mangiarono un po' di ambrosia e si bendarono le ferite lasciate dagli artigli del mostro. Liz ebbe modo di osservare meglio il suo nuovo amico. Pur essendo appena uscito da un combattimento, era incredibilmente tranquillo mentre si fasciava il polso. La ragazza si chiese quanti altri mostri avesse ucciso prima di allora. Eppure lui non sembrava di molto più grande di lei e non aveva il tipico sguardo disilluso dei semidei che avevano affrontato molte battaglie. Al contrario, sembrava pieno di vita e negli occhi aveva la determinazione di chi è sicuro di potercela fare.

La Figlia di BellonaWhere stories live. Discover now