La testa di Artyom cominciò di nuovo a riempirsi di assurdità: i Tetri... si era imbattuto in quei dannati non umani una sola volta, durante il suo turno da sentinella, e si era spaventato a morte. Beh, come poteva essere altrimenti?
Si stava di guardia, a scaldarsi vicino al fuoco. All’improvviso, lo si sentiva: da qualche parte nei recessi della galleria, risuonava come un colpo sordo, dapprima distante e quindi un po’ meno udibile, poi sempre più vicino e più intenso... Inaspettatamente le orecchie si riempivano di un orribile ululato fatale che si avvicinava... e a quel punto era il caos più completo! Si alzavano tutti in piedi, sollevando i sacchi di sabbia e le casse su cui erano seduti per costruire, il più velocemente possibile, una barriera dietro la quale nascondersi. Il più vecchio tra i presenti urlava a squarciagola: “All’erta!”
I rinforzi giungevano di fretta dalla stazione; al trecentesimo metro, dove in effetti si sarebbe svolta la battaglia, cominciavano a togliere la copertura dalla mitragliatrice e la gente si sdraiava a terra, dietro i sacchi di sabbia, rivolgendo le armi verso la galleria e mirando al suo ingresso... Infine, dopo aver aspettato che i Tetri si avvicinassero, giravano il riflettore: all’interno del cono di luce erano visibili sagome strane, inconcepibili. Erano completamente nudi, la pelle nera e lucida, gli occhi enormi e la bocca come uno squarcio... Procedevano a lunghi passi verso le fortificazioni, verso la morte; temerari, senza esitare un momento, si avvicinavano sempre più... Erano tre... cinque... otto bestie... poi, la prima gettava la testa all’indietro ed emetteva un ululato che pareva un requiem.
Tutti sentivano un brivido lungo la schiena e solo a stento riuscivano a resistere all’impulso di rimettersi in piedi e di correre, lanciando lontano la pistola, abbandonando i compagni, mandando al diavolo tutto per fuggire... Il riflettore era puntato in direzione degli occhi di quelle creature da incubo, per confonderli con la sua luce accecante; ma il bagliore non aveva effetto sulle loro pupille, infatti i Tetri non cercavano nemmeno di ripararsi il viso con le mani, al contrario erano sempre più vicini... Forse non avevano nemmeno le pupille.
Ma finalmente sopraggiungevano quelli del trecentesimo metro con qualche mitragliatrice in più; si stendevano di fianco agli altri, mentre i comandi sfrecciavano sopra le loro teste... Era tutto pronto. A quel punto rimbombava il tanto agognato ordine: “Fuoco!”. In quell’istante, le pistole cominciavano a emettere il loro rumore meccanico, mentre le mitragliatrici rombavano. Ma i Tetri non si fermavano, non si accovacciavano, procedevano sempre ritti, senza rallentare il ritmo della loro avanzata, sempre regolare, senza fretta, come all’inizio. Alla luce del riflettore, si intravvedevano i proiettili lacerare la carne lucida, mentre loro indietreggiavano, cadevano, ma poi si rialzavano subito per continuare la loro marcia. E di nuovo, si udiva quell’ululato, che nel frattempo era divenuto più rauco perché la gola dell’essere che lo emetteva era stata perforata. Passavano diversi minuti prima che la tempesta di pallottole riuscisse a piegare la loro disumana e sventata ostinazione. I demoni erano ormai a terra; ma dato che i ragazzi, senza fiato e con i muscoli indolenziti dalla paura, volevano essere sicuri al cento per cento, li finivano sparandogli alla testa da cinque metri. E quando tutto era finito, quando i cadaveri erano stati gettati nel pozzo, quelle stesse immagini terribili si riproponevano a lungo davanti agli occhi di tutti: i proiettili che affondavano nei corpi neri, il riflettore che bruciava i loro occhi spalancati e loro che continuavano comunque a marciare insistenti...
Al solo pensiero, Artyom rimase turbato. Sì, era meglio non parlarne, pensò, nel caso quella storia fosse vera.
“Ehi, Andreevich! Preparati! Stiamo arrivando!”, gridarono da sud, dall’oscurità. “Il vostro turno è finito!”
Gli uomini attorno al fuoco cominciarono a spostarsi e, cercando di scrollarsi il torpore di dosso, si alzarono e allungarono i muscoli. Si rimisero in spalla zaino e armi, mentre Andrey raccolse la cagnolina. Pyotr Andreevich e Artyom sarebbero ritornati alla stazione, al contrario Andrey e i suoi uomini si dirigevano al trecentesimo metro, poiché il loro turno non era ancora terminato.