Me, your prize

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Il riversarsi di studenti in corridoio segnò la fine delle lezioni. Erano da poco scattate le cinque e mezza di pomeriggio e, tra la felicità di chi finalmente poteva tornare alla propria abitazione dopo ore passate seduto ad un banco, c'era chi si doveva ancora trattenere per le consuete attività extrascolastiche tra club e gruppi di studio. Il secondo semestre era iniziato da qualche settimana e, di conseguenza, gli esami di passaggio all'anno successivo si stavano facendo sempre più vicini. La preoccupazione sapeva essere un'arma a doppio taglio e, infatti, c'era chi scaricava i nervi nello sport o chi lasciava i rispettivi club per immergersi in uno studio composto principalmente da ansia e impegno. Ma c'era anche chi accoglieva ogni avvenimento con una calma assoluta, un sorriso stampato sulle labbra e la voglia di scherzare in ogni occasione possibile anche se non era il momento per farlo. Questo qualcuno si era fatto tutta la scalinata, collegante primo e secondo piano, saltellando e si fermò solo quando arrivò nei pressi di una specifica aula da cui si udiva una musica leggera di pianoforte, solo questa e nient'altro, come se non ci fosse nessun altro oltre lui. Il ragazzo si avvicinò alla porta, si affacciò in quella stanza rimanendo colpito e incantato da quelle dita che sfioravano con grazia quei tasti bianchi e neri, una danza delicata come quella del vento che sfiora e accarezza i fili d'erba al suo passaggio.


«So che sei lì.»

La voce del pianista era bassa, anche un po' fredda, e il fatto che non avesse mai staccato gli occhi dalla tastiera fece sorridere l'altro ragazzo, che si staccò dallo stipite della porta arrivando dietro quella schiena ritta e perfetta. Con un morbido gesto della mano sfiorò i lunghi capelli d'ebano tenuti legati in una coda laterale che si poggiava sulla spalla destra, spostandoli per farli ricadere lungo la schiena. Questo, era un gesto che compiva spesso, un modo come un altro per cingere il collo dell'altro con le sue braccia e piegarsi fino a sfiorare il viso con il suo.

«Complimenti, Lan Zhan. E io che pensavo di riuscire a coglierti di sorpresa, stavolta.»

«Non sarai mai abbastanza silenzioso, Wei Ying.»

Wei Wuxian, sospirando in maniera tragicomica, si azzardò a scoccare un bacio piuttosto rumoroso sulla guancia dell'altro come a voler creare un elemento di disturbo in quella perfetta armonia, anche se sorrise nel momento in cui notò un tremolio impercettibile nelle dita e i lobi delle orecchie tinte di quel rosato tipico di quando si trovava in una situazione di puro e semplice imbarazzo. Uno dei suoi passatempi preferiti era stuzzicare colui che, dal secondo semestre del primo anno, era diventato il suo ragazzo. Un avvenimento che aveva stupito e che continuava a stupire molti dei loro amici e compagni, soprattutto considerando che i loro caratteri erano agli antipodi e che a tenere buona parte delle conversazioni era sempre Wei Ying. Però a Lan Zhan non sembrava dispiacere così tanto anche perché, il primo a cedere al sentimento d'amore era stato proprio lui rispetto al compagno.

«Arriverà il giorno in cui saprò sorprenderti. Tutto solo? Tuo fratello?»

«Con Nie Huaisang. Fa ripetizioni come favore a Nie Mingjue.»

«Oh... vuol dire che ti avrò un po' per me.»

Dicendo così, Wei Wuxian indietreggiò per lambire il freddo lobo di Lan Wangji con le sue labbra, una provocazione che sortì l'effetto desiderato. Se prima, infatti, le sue dita avevano tremato in modo impercettibile, adesso si erano fermate interrompendo la melodia in un punto quasi sgradevole da sentire, ma nessuno dei due ci fece caso. Con uno scatto della mano, Lan Wangji, afferrò il braccio di Wei Wuxian tirando quanto basta per costringerlo a staccarsi dalla sua schiena e condurlo davanti a lui. Finalmente ce lo aveva di fronte da quando Wei Wuxian aveva fatto il suo ingresso in aula.

«Spudorato...»

«Come se ti dispiacesse.»

«Wei Ying, non hai gli allenamenti?»

Me, your prizeWhere stories live. Discover now