Sweet night

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Jimin spalancò gli occhi quando sentì uno strano rumore provenire dall'aula di fianco, un tonfo, qualcosa che andava in frantumi. Ma era troppo tardi, ormai sera, quindi era impossibile che qualcuno fosse rimasto nell'edificio, ed il turno della guardia di sicurezza sarebbe stata fra un'ora esatta.

Lasciò che la penna si posizionasse accanto al suo quaderno, per poi sollevarsi dalla sedia e guardarsi attorno, più precisamente verso la finestra dell'aula che andava verso il corridoio.

Ciò che desiderava in quel momento, era solo tornarsene a casa, spaventato di poter essere scoperto, ma soprattutto che ci fossero delle strane presente che vagavano per l'edificio.

Si morse il labbro, quando, dopo essersi affacciato a controllare se ci fosse qualcuno, non udì più alcun suono. Tirò un sospirò, sollevato, ma allo stesso tempo non poteva fare altro che sentirsi inquieto. Così decise di sbrigarsi nel finire i suoi compiti per poter andare via.

Capitava spesso che si fermasse a scuola per studiare perché a casa non aveva la tranquillità necessaria per farlo, e più tardi tornava, meno incontrava i suoi genitori, meglio si sentiva.

Una volta finiti, sistemò tutto accuratamente nel proprio zaino, e, successivamente, se lo posizionò sulle spalle, pronto ad uscire dall'aula. Ma non fece neanche in tempo a chiudere appositamente la porta della classe, che qualcosa si posò sulla sua spalla, facendolo sobbalzare e rilasciare un gridolino.

«Calmati, sono io» accennò un sorriso il ragazzo alle sue spalle, portando una mano a coprire la bocca dell'altro per farlo zittire.
D'istinto, il più basso, dopo aver riconosciuto la voce del minore, si voltò, con un'espressione imbronciata ed arrabbiata, per poi colpirlo sul braccio.

«Sei un idiota. Ti sembra il modo di apparire così all'improvviso?»
Taehyung, il minore, non poté fare a meno di ampliare il suo sorriso, addolcito dall'espressione, seppur furibonda, dell'altro.

«Scusami, volevo solo vederti e sapevo fossi qui» il minore abbassò il capo, improvvisamente imbarazzato.
Jimin schiuse le labbra nel voler replicare, ma non lo fece poiché perse completamente le parole. Le sue guance si tinsero di rosso ed il suo cuore fece le capriole. Era possibile che non riuscisse ad essere arrabbiato con Taehyung neanche per cinque minuti?

«Quindi sei stato tu a fare quei rumori, prima?» cambiò allora discorso il maggiore, stringendosi nelle proprie spalle.

Taehyung aggrottò la fronte per poi scuotere il capo in dissenso.
«No, sono stato seduto su quella panchina tutto il tempo e non ho sentito nulla» il minore avvicinò la mano a quella dell'altro, indeciso se afferrarla o meno, spaventato da una possibile reazione negativa. Ciò, ovviamente, non passò inosservato dall'altro, che si sentì per un momento perso.

«Perché? Cosa hai sentito?» mormorò il minore, finendo col ritirare la mano ed infilare entrambe le proprie nelle tasche della felpa, avendo notato la reazione dell'altro.

Non poté negare a sé stesso di esserci rimasto male, ma allo stesso tempo sentiva di aver sbagliato, di stare per oltrepassare un limite proibito, e non voleva rischiare di rovinare tutto, nonostante i suoi sentimenti, nonostante quello che ci avrebbe rimesso, sarebbe stato proprio lui. Stare al suo fianco era già abbastanza, non avrebbe rischiato di rovinare tutto di nuovo.

«Non lo so... Sarà stata la mia immaginazione, probabilmente» parlò allo stesso modo, copiando le azioni dell'altro ragazzo. Si morse la guancia interiormente, sentendosi improvvisamente triste quando notò come Taehyung avesse ritirato la sua mano, ma non proferì parola al riguardo.

«Andiamo?» alla fine, proprio quest'ultimo prese coraggio nel parlare, ricevendo un assenso in risposta.

La strada verso casa non era mai stata così silenziosa e tranquilla per i due. Solitamente era accompagnata da battute, da scherzi, da corse, da giochi, ed invece sembrava così triste e vuota in quel momento, l'atmosfera era palesemente tesa e pesante.

𝑺𝒘𝒆𝒆𝒕 𝒏𝒊𝒈𝒉𝒕; 𝒗𝒎𝒊𝒏 [√]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora