Il figlio bastardo

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Doran, al comando di un drappello di soldati, cavalcò nella sua città notturna natia, la quale vibrava debolmente di vita dato l'orario non proprio inoltrato. Di ritorno da una missione di combattimento, egli doveva fare rapporto a Re Endrik il più velocemente possibile.
Il figlio bastardo del Re ripensò alla triste situazione che aleggiava all'interno del castello, il quale era teatro di una sfortunatamente vera e propria guerra di fazioni: Re Endrik era un uomo che, seppur buono, era facilmente manipolabile, specialmente per le donne per le quali aveva un debole. Alcune donne, tredici in particolare, erano riuscite perfino a condividere il letto con il Re, e da tali unioni erano nati diversi figli bastardi di sangue reale. Doran era il più anziano dei Bastardi Reali.
Doran era un potente guerriero, conosciuto con il nome di ''Acciaio Nero'' grazie alla resistente armatura nera che soleva indossare in battaglia. L'essere un bastardo gli aveva provocato molte discriminazioni a corte, ma suo padre Re Endrik non aveva mai fatto mistero nel possedere dei figli bastardi, e li aveva tranquillamente cresciuti a corte prendendosi le responsabilità della loro educazione. Un comportamento nobile nella sua infedeltà.
Il bastardo Doran era un giovane uomo di ventitré anni di statura elevata e corporatura agile. I suoi selvaggi capelli castani somigliavano alla criniera arruffata di un leone. Un velo di barba incolta copriva la parte inferiore del suo viso, peluria che il giovane odiava perché, come tutte le barbe, rasarla completamente non bastava ad evitare che ricrescesse. I suoi occhi, ereditati dal padre Endrik, erano cristallini come il limpidissimo mare di riva. Essi erano attraversati da delle linee irregolari di un azzurro più scuro, contribuendo ad una vista mozzafiato che faceva sembrare i suoi occhi come attraversati da vene di ghiaccio.
Doran era un ottimo guerriero, abile sia con la spada che con la lancia, ma non v'era dubbio che la sua abilità più prominente risiedesse nella sua arceria. Il suo arco, chiamato ''Artemis'', era un arco riflesso costruito in argento e acciaio grigio, attraversato da rune magiche che gli conferivano potenti capacità sovrannaturali. Non molti erano a conoscenza del suo potere, dato che Doran preferiva non condividere tali informazioni se non con le persone delle quali si fidava veramente. Loptir, il suo consigliere più fidato nonché precettore, gli ripeteva spesso ''Non fidarti di nessuno. Solo di te stesso'', un consiglio che il giovane seguiva solo in parte.
Mentre Doran si muoveva nel cortile del castello, egli udì un cinguettio familiare, un canto gioioso che proveniva da un albero vicino. Un piccolo uccello dal piumaggio nero e dal particolare becco color arancione volò verso di lui. Doran sollevò una mano e lo lasciò poggiare su di essa, rivolgendogli un sorriso sereno.

''Sei pronto anche tu?''

Doran si rivolse con tono amichevole al merlo, il quale emise un singolo suono quasi come a confermare le sue intenzioni. Poco dopo, l'uccello si mosse e si poggiò sulla spalla del principe, com'era solito fare. Quel merlo era conosciuto a corte per non cantare mai la stessa melodia più di una volta, e tutti sapevano che Doran lo aveva salvato da morte certa poco dopo la sua nascita.
Gli attendenti di Doran, scelti appositamente da lui stesso, erano Nacht e Fels: il primo era un ruvido e stoico cavaliere, famoso per cavalcare una viverna nera come la pece; la seconda era una bellissima donna esperta nell'utilizzo della magia bianca.
Il bastardo camminò fra i maestosi corridoi del castello: il marmo di un giallo acceso caratterizzava l'abbagliante visuale del castello che apparteneva a suo padre, marmo che presentava spesso degli spessi intarsi e bassorilievi che ricordavano le radici degli alberi. Doran si guardava spesso intorno quando si muoveva in quei suggestivi corridoi, ed era buffamente imitato dal suo cinguettante amico.
Proprio mentre svoltava uno degli angoli in direzione della sala del trono, Doran si ritrovò di fronte un giovane più grande di lui di solamente otto mesi. I suoi capelli, del suo stesso castano chiaro, erano curati e tagliati corti. Il suo viso solenne era identico a quello di Endrik e i suoi occhi, di un giallo ocra, possedevano una luce preoccupata mentre guardava Doran.

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