Un piano congeniato

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Il principe bastardo Doran si trovava seduto nella sua stanza e reggeva una lettera che teneva aperta con entrambe le mani. Dopo quello che era accaduto il giorno precedente, occorreva fare una mossa precisa, chiara e d'impatto per mandare un forte messaggio alle concubine di Re Endrik. Il pensieroso Doran aveva passato tutta la sera e la notte a ponderare il miglior modo d'agire, e dopo intensi pensieri ci era riuscito.
Doran abbassò la lettera, stringendo entrambi i pugni in un gesto di stizza: sua madre Aliandra aveva fatto prima di lui una mossa ben più chiara. Prima di agire, avrebbe avuto bisogno di un consiglio.
Nella sua stanza, dopo aver bussato, si fece largo un individuo dalla statura molto alta ed esile. I suoi curatissimi capelli neri ricadevano sulla sua fronte e sul suo viso, rendendo difficoltoso il riconoscimento del colore dei suoi occhi, che Doran sapeva essere scuri come il terriccio in penombra. Il suo viso era completamente spoglio di qualsiasi pelo facciale e le sue labbra erano ornate da un rossetto violaceo. Egli vestiva un'armatura di cuoio nero che non intaccava affatto i suoi abiti eleganti ed impeccabili.
Loptir, il tutore di Doran, era giunto nella stanza per dare consiglio al suo protetto. Egli era sempre descritto come un individuo infido, che non mostrava mai i suoi veri sentimenti. Girava voce che Loptir odiasse il suono delle risate, benché il motivo di tale odio fosse sconosciuto.

''Ho saputo che Theresa è passata all'attacco diretto contro gli altri Bastardi Reali.
Prima avevano utilizzato degli intermediari, come veleni o ''incidenti'', ma adesso il problema è diventato insostenibile.
Tutto questo deve finire, e la faremo finita insieme.''

Doran decise di andare immediatamente al punto, spiegando a Loptir quale fosse la situazione che aveva dedotto parlando con Delys. Non v'era altra scelta se non agire, agire prima che altri giovani o ragazzi perdessero la vita.
Lo schivo e attento Loptir immediatamente mise al lavoro la propria logica ed i propri pensieri, analizzando tutto ciò che Doran gli aveva detto. In poco, egli capì dove il suo protetto voleva dirigersi.

''Quindi... neutralizzando tutte le concubine...''

''... L'eredità passerà a Makend, naturalmente.''

Loptir parlò e Doran finì la frase per lui, azione che gli fece annuire il capo in conferma. Doran aveva un piano ben chiaro, a quanto pareva: eliminare le concubine e permettere a Makend di solidificare il consenso per la sua ascensione al trono. Non sarebbe stata una mossa semplice da fare in quanto qualcuno avrebbe sempre potuto sostenere i Bastardi Reali in segreto oppure tentare di ucciderli nelle stesse circostanze, ma, dato che nessuno dei Bastardi aveva intenzione di salire al trono, tali circostanze si sarebbero presentate difficilmente.
Il tutore di Doran avanzò e poggiò la propria mano bianca sul tavolo, assumendo un'espressione più decisa: aveva anche lui un piano.

''Così sembra... ma po-''

''E non si discute. Lui è il primogenito, a prescindere da chi fosse sua madre.
Io non credo riuscirò mai a capire perché le madri dei figli bastardi esigano sempre che il loro figlio erediti tutto anche se c'è già qualcuno prima di loro...
Più mi sforzo di capire, più non ci riesco.''

Doran appoggiò il gomito sulla scrivania e la propria mano sul viso mentre ribadiva che il sostegno a Makend era la cosa più importante. Solamente le concubine volevano che i propri figli non primogeniti di Endrik salissero al trono. Eliminate loro però, la tranquillità sarebbe ritornata. Doran aggiunse anche i suoi dubbi riguardo l'incomprensibile modo di agire delle suddette: perché credere di avere il diritto di salire al trono quando, anche se fossero nati dalla stessa madre, non avrebbero avuto comunque pretese al trono data la loro posizione diversa dal primogenito?
Essendo stato fermato dal suo protetto, Loptir inclinò la testa, mettendo le braccia conserte con aria pensierosa e pronta.

Il prezzo della tranquillitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora