Cash

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Il piccolo Jude, di appena sei anni, si guardò attorno entusiasta. Era il suo primo giorno di scuola, e non vedeva l'ora di iniziare.

Da lontano vide un gruppo di bambini, parlare tra di loro. Lui non aveva amici, non nella nuova scuola, così decise di avvicinarsi al gruppetto per fare amicizia.

Salutò i suoi coetanei, e appena loro si girarono a guardarlo, sul loro volto apparse una smorfia.

Jude non capiva perché i bambini non ricambiavano il saluto e lo guardavano così, e non capì nemmeno perché se ne andarono bisbigliando.

Man mano che i giorni passarono però Jude capì.

Ogni volta che camminava per il corridoio tutti gli facevano spazio. I suoi compagni di classe mormoravano alle sue spalle, e ogni volta che provava ad incrociare lo sguardo con qualcuno egli subito faceva in modo di interrompere il contatto visivo.

Era ormai in terza elementare e sapeva di essere poco apprezzato a scuola, ma non si sarebbe mai aspettato che sarebbe successa una cosa del genere.

Era solito uscire in giardino durante la ricreazione. Lì c'era una fontana di marmo, dove si sedeva e passava il tempo a giocare con l'acqua presente in essa.

Un giorno gli si avvicinò un ragazzo della sua età. Il suo sguardo non prometteva nulla di buono, lo sguardo di tutti faceva capire che di lì a poco sarebbe successo qualcosa di tutto fuorché bello. Perché tutti gli sguardi erano puntati su loro due, ma nessuno osava avvicinarsi, nonostante si notasse tanta preoccupazione negli occhi dei presenti.

《Sei un mostro! Perché sei venuto nella nostra scuola?! Noi non vogliamo dei figli del diavolo qui!》

Le parole del bambino erano pesanti, ma non toccarono molto Jude. Era da tre anni che aveva preso consapevolezza di com'era considerato, e quegli insulti per lui erano pane quotidiano. Un pane duro da digerire per un bambino di otto anni, ma Jude ormai era abituato.

Non rispose alle offese. Si limitò a guardare il bambino davanti a sé con estrema tranquillità, inclinando leggermente la testa a destra.

Ed ecco che accadde, tutto troppo velocemente per reagire, per capire.

《Torna da tuo padre, stupido demone dagli occhi rossi!》

In poco tempo il piccolo rasta si ritrovò scaraventato nella fontana, con l'altro bambino che lo teneva per le spalle, facendo si che rimanesse sott'acqua.

La paura assalì il giovane e gracile corpo di Jude. Non si aspettava di essere buttato così malamente in acqua, di conseguenza non aveva preso abbastanza fiato.

Sentì la testa scoppiare, i polmoni ormai vuoti imploravano di essere riempiti d'ossigeno, mentre un intenso dolore gli invase la cassa toracica.

Non riuscì a trattenersi più. Lasciò che l'acqua invadesse il suo corpo, facendolo sentire libero.

《Jude? Jude, ci sei?》

Il rasta si girò a guardare David, rivolgendogli finalmente le attenzioni che voleva.

《A che pensavi?》

Ricordi

Il turchese sapeva a cosa si riferiva Jude con quelle parole, glielo aveva raccontato, quindi decise di sorvolare l'argomento.

《Andiamo, gli altri aspettano solo noi per iniziare gli allenamenti》

Si trovavano nello spogliatoio, e avevano appena finito di indossare la divisa della nazionale. E finalmente si diressero in campo per iniziare gli allenamenti.

Jude, Caleb e i CashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora