Lettera a quel dottore che mi ha toccata

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Lettera a quel dottore che mi ha toccata

Quello che i miei genitori non hanno mai capito è che io non ho mai avuto paura dei dottori. Avevo solo paura di te.

Il dottore da cui vado adesso (che è un dottore che non mi toccherà il corpo, mi dicono i miei genitori, ma la mente, e non so se è meglio) dice che è colpa tua se non mi fido della gente.

Ripenso a tutte le visite e non riesco a distinguere ciò che è stato fatto per curarmi da ciò che è stato fatto per infettarmi. Quando hai detto che non riuscivi a vedermi bene la curva della schiena per il top e me lo hai fatto togliere davanti alla mia famiglia, a 12 anni, era necessario? Avvicinare così tanto il tuo bacino a me mentre ero piegata a toccarmi le punte dei piedi era necessario? Quando hai iniziato a chiede ai miei genitori di non entrare in studio con me per non affollare la sala d'attesa, era davvero necessario?

Dice questo dottore della mente da cui sto andando che il primo passo è comprendere ed accettare che nulla di quello che è successo è stata colpa mia, che devo "proiettare su un corpo esterno" il senso di colpa che ho nei miei confronti. Non sapevo nemmeno di sentirmi in colpa. Non so mai davvero cosa sento.

Comunque, questa lettera serve a questo. Dunque: è colpa tua. È colpa tua se mi sveglio ogni mattina con una patina appiccicosa attaccata addosso, e non provo altro che il più sincero schifo a vivere con me stessa. È colpa tua se non ho mai avuto un fidanzato né mai imparerò cosa significa essere innamorati. È colpa tua se non posso lasciare che la gente mi abbracci. È colpa tua se non posso guardarmi per sbagalio allo specchio senza piangere. È colpa tua se non mi piace più andare al mare.

Eppure, e lo scrivo con le lacrime agli occhi, non riesco ad essere arrabbiata con te. Non ci riesco perché non ricordo nemmeno chi sei, come sei fatto. Eppure so che sei esistito e che mi hai toccata. Oh, quello non lo dimenticherò mai. Ti sento ancora. Ti sento ogni giorno. Le tue mani non mi hanno mai lasciato.

Secondo il mio dottore della mente è un meccanismo di difesa. Devo ricordarti necessariamente per andare avanti con la mia vita. ma andare avanti significa tornare al punto in cui ci si era fermati, ed io non voglio.

Ti ricordi di me, tu? Ti ricordi quando mi hai fatta mettere con i palmi sulla tua scrivania? Io no. Ma ricordo il legno gelido contro i miei palmi e la mia guancia, riesco a sentire la tua pelle, più di quanto io riesca a sentire la mia stessa, strusciare sulle mie gambe come un serpente. Tutti mi incitano ad andare avanti ed io a volte vorrei non essere mai partita. Gli artisti per secoli hanno dipinto Gesù Cristo senza averlo mai visto, perché si deve dare una faccia a qualcosa che si vuole amare. Ed io come faccio ad odiarti? Vorrei odiarti, ma non so chi odiare. E quindi ogni mano che mi sfiora diventa la tua mano che mi afferra, e io, che tra tutte queste facce conosciute dovrei odiarne una sola, decido di odiarle tutte, purché non sia nessuna. Questo ha detto il dottore.

Si faceva la coda in sala d'attesa, quando c'ero io in studio, ricordi?

E non guarivo mai completamente per te, dovevo sempre tornare, ricordi?

Avevo 12 anni, ricordi?

Ho iniziato ad avere paura del dottore, ricordi?

Ho detto che questa sarebbe stata una raccolta di pensieri veri, onesti. Quelle che avete letto sono parole che sottendono una storia in tutto e per tutto vera, con pensieri ed emozioni veri, ma non sono i miei, sono di una mia amica, che è stata tanto gentile da consentirmi di pubblicare questo capitolo. Sì, siamo al secondo capitolo e già baro.

Fatto sta che, come molti, sono dotata del dono/maledizione dell'empatia. Per chi non lo sapesse, significa, molto sinteticamente, che se dovessi vedervi piangere, piangerei anch'io  ( questa è una storia fin troppo vera che si ripete ogni volta, davvero). Quindi, per quanto sia stato assolutamente orribile ed inimmaginabile per me pensare di sentire quello che sente questa ragazza dopo l'esperienza che ha vissuto, posso dire almeno di partecipare, in piccolissima parte, al suo dolore (avendo comunque vissuto anch'io un'esperienza lontanamente simile), e quindi di aver reso i suoi pensieri anche i miei. 

Un' ultima precisazione:

Scrivendo questo capitolo non voglio dare nessun tipo di morale né fare nessun tipo di accusa, non sono la persona adatta a farlo, sono solo i sentimenti di una ragazza. Quindi, perfavore, criticate pure il modo in cui ho scritto eccetera, ma non il modo in cui la mia amica si è comportata o ha scelto di affrontare la cosa.

Grazie.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 31, 2020 ⏰

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