C.R.E.P.A

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«Cosa significa C.R.E.P.A.?»

Hermione sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo, seduta nel cortile della scuola, e osservò con occhi stralunati il volto di Malfoy: «Come scusa?»

«La spilla che hai sulla borsa», disse lui, facendo un veloce gesto della mano verso l'oggetto.

Hermione non ebbe bisogno di abbassare lo sguardo per capire a cosa si riferisse il biondo e all'improvviso una scintilla di orgoglio le illuminò il volto.

Era da tanto tempo che non parlava della sua organizzazione.

Uno dei motivi per cui aveva smesso di fare pubblicità alla causa degli elfi era lo scarso interesse dei maghi sull'argomento, che li portava poi a darle della pazza appena cercava di spiegare loro le sue ragioni.

Il che era molto scoraggiante e triste.

Un altro motivo era interno al C.R.E.P.A. e riguardava il tesoriere, Ronald, e il segretario, Harry, i quali non erano mai stati particolarmente d'accordo con i principi dell'organizzazione e finivano sempre col farle pesare il loro coinvolgimento e aiuto.

Per questo Hermione aveva deciso di sciogliere l'organizzazione e risparmiarsi rughe premature e stress.

Ciò però non le impediva di continuare a credere fermamente nei diritti degli elfi domestici e di sfoggiare con orgoglio la spilla dell'organizzatore sulla sua borsa.

«Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti», spiegò con un tono colmo d'orgoglio, spostandosi sulla seduta in pietra, così che il ragazzo potesse sedersi vicino a lei.

Il Serpeverde fece una smorfia: «Oh, ora ricordo, due anni fa continuavi a importunare tutti regalando quelle spille, ecco perché mi sembrava tanto familiare quella sulla tua borsa».

Hermione si sentì profondamente ferita dalle parole del biondo: «Non importunavo nessuno, cercavo solo di promuovere la mia organizzazione».

Malfoy, ancora in piedi, sollevò gli occhi al cielo: «Oh, lo so che eri mossa da sentimenti onorevoli, voi Grifondoro non siete in grado di fare altro».

Le guance di Hermione bruciarono per il disappunto: «E con questo cosa vorresti dire?»

Malfoy rimase spiazzato dal tono aspro della ragazza per qualche secondo, poi sogghignò; se la Granger voleva litigare, lui non si sarebbe di certo tirato indietro.

«Quello che voglio dire, Mezzosangue, è che spesso voi Grifondoro, convinti di essere nel giusto e di non poter sbagliare, finite con creare associazioni prive di senso e utilità».

Hermione si alzò, abbandonando sulla panchina il libro babbano che stava leggendo, dimenticandosi di mettere il segnalibro.

«"Associazioni prive di senso e utilità"?!», ripeté la riccia, sempre più alterata: «Gli elfi domestici vengono trattati come schiavi da secoli, sono talmente succubi da non rendersi conto di potersi ribellare a questa follia e tornare ad essere liberi!»

Malfoy sollevò gli occhi al cielo: «Agli elfi piace lavorare. A loro piace sentirsi utili. Quale diritto hai tu di dire loro a cosa dovrebbero aspirare nella vita?»

«Quale diritto avevano i maghi di schiavizzare gli elfi, secoli fa?», controbatté la ragazza.

«Cosa ne posso sapere io, Granger? Secoli fa non ero ancora nato!», le fece notare con tono a dir poco odioso il biondo: «Noi stiamo parlando del presente e nel presente gli elfi considerano la liberazione la peggiore punizione che possa esistere. Perché vuoi punirli? Cosa ti hanno fatto di male?»

Gioco di sguardi #1 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora