Parte prima

3.6K 137 0
                                    

Harry e Zayn condividono lo stesso appartamento da quasi due anni ormai, ma sono come il giorno e la notte costretti a sorgere contemporaneamente. La camera di Zayn é un' esplosione di luci e colori, con le finestre sempre aperte e le pareti piene di disegni. Tutto ha un posto preciso, a parte le matite colorate sparpagliate sulla scrivania e il cestino traboccante di carte stracciate che fa la spola tra il suo angolino angusto e il bordo del letto continuamente. Anche la camera di Harry é carica, ma stavolta per via della miriade di vestiti che coprono il pavimento in parquet. Harry si trova davvero a suo agio nel disordine, perfino i suoi bei riccioli cioccolato sono degni della migliore matassa di lana attorcigliata. Quando non ha nulla da fare Harry si impegna a creare ancora più disordine e, soprattutto, a dare vita maledetta al proprio coinquilino.

La luce filtra dalla finestra aperta ma a Zayn non dà fastidio. É abituato a dormire con i raggi del sole che giocano con le sfumature della sua pelle color caffellatte, che gli accarezzano le guance e le spalle riscaldandolo come neanche il lenzuolo sottile sa fare. É domenica, e a Zayn piace molto la domenica, perché si dorme di più. Fosse per lui, esisterebbero sei domeniche per dormire abbracciando forte il cuscino, o eventualmente Harry, e un sabato per divertirsi e sbronzarsi come si deve.
Si rigira tra le lenzuola in una sorta di dormiveglia, nascondendo la testa sotto il cuscino morbido. Resterebbe lì per tutta la mattinata se non fosse per il suo coinquilino che, battendo al ritmo di una canzone, sta bussando alla porta della sua camera.
Harry intona il suo nome in una sorta di litania irritante, cambiando tono e imitando voci a ogni Zay che esce dalle sue belle labbra carnose.
Dopo l' insonnia non c' é niente di più irritante di Harry che bussa alla porta di domenica mattina; può comportare solo una cosa: meno sonno. Oppure, se vogliamo dirla diversamente, più guai.
Così, quando Harry gli comunica che devono andare a vedere una gara sportiva, Zayn trattiene a stento l' impulso di picchiarlo.
Passare la domenica in una sorta di palazzetto sportivo dove l' aria é irrespirabile per via dell' odore di sudore e della polvere é un vero e proprio insulto alla sacralità del riposo di fine settimana. Un' offesa lavabile solo con tre settimane di lavori forzati in casa: pulire, mettere in ordine, rifare i letti, stirare le camicie cercando di non bruciarle. Una vera missione impossibile per chi, come Harry, non é in grado nemmeno di piegarsi i calzini.

Durante il tragitto in auto Zayn sonnecchia rannicchiato sul sedile, una guancia schiacciata contro il finestrino, e nota a malapena che Harry sta borbottando qualche imprecazione tra i denti per via del traffico.
Quando finalmente giungono a destinazione, Harry spegne la macchina fremendo, slaccia la cintura di sicurezza con una mossa fulminea e si precipita fuori dall' abitacolo.
-Muoviti Zay - ordina con fare autoritario - Siamo in un ritardo clamoroso -
Zayn osserva perplesso il quadrante dell' orologio che segna soltanto le otto e trentadue e sbuffa.
-Ma Harry...- tenta di protestare con la voce tremante - Sono solo le...-
Un mazzo di chiavi gli atterra tra le gambe, impedendogli di continuare.
-Chiudi tu e fai in fretta Zay - si raccomanda il ragazzo prima di chiudere furiosamente la portiera e allontanarsi.
-Grazie Harry, é sempre molto piacevole parlare con te - sussurra il moro, portandosi le mani sul viso e nascondendo uno sbadiglio.
Il fatto é che Zayn, in verità , non ha idea di cosa possa avere a che fare il suo amico riccioluto con lo sport quando il suo massimo sforzo fisico, escludendo le numerose scappatelle notturne, é lo zapping sul divano. E di conseguenza, proprio non capisce che diavolo ci faccia lui lì. Sbuffa e si sistema al meglio i capelli, poi scende dalla macchina.
L' aria fresca é un toccasana; lo sveglia più di quanto non abbia fatto Harry qualche ora prima fracassandogli la porta della camera e, in realtà, anche qualcos' altro.
Fuori dal palazzetto c' é poca gente, altro segnale di quanto sia dannatamente presto, ma di Harry neanche l' ombra; il riccio é già entrato, forse per accaparrarsi i posti migliori.
L' ingresso del posto é ampio e pulito, ma Zayn avverte qualcosa di strano, un odore particolare che, al momento, non riesce ad associare a nessun nome.
Tutto si fa più chiaro, però, non appena il moro mette piede all' interno del luogo: l' odore che sente é quello del cloro, Harry l' ha portato in una piscina ad assistere ad una gara di nuoto.
-Cosa diavolo ci facciamo qui Harold? - sibila Zayn non appena raggiunge l' amico sugli spalti.
Harry perde gran parte della sua sfacciataggine irriverente alla vista del volto rabbioso del moro, ma risponde immediatamente.
-Non ho intenzione di farti finire lì dentro Zee - dice fissando l' amico negli occhi con aria innocente - E nessuno ti costringe a restare se proprio non vuoi - aggiunge tirandoselo accanto per la maglietta.
Zayn non prova nemmeno a protestare.
Sa che quella con Harry é una battaglia persa in partenza e poi non può andarsene; vuole troppo bene al suo coinquilino per lasciarlo lì da solo e, soprattutto, non sa guidare la sua macchina.
-Perché siamo qui? - prova comunque a chiedere.
Ma Harry non risponde, ha l' aria assente e i suoi occhi vagano lungo il bordo piscina come in cerca di qualcosa.
-Harry? -
Nessuna risposta, il riccio lo sta ignorando bellamente, o forse, non l' ha nemmeno sentito.
I suoi occhi verdi si sono illuminati, persi in un punto preciso del bordo piscina. Zayn si sporge un po' e... eccola lì, la causa di tutto il sonno perduto: Louis Tomlinson in carne, ossa e costume.
- Ora si spiega tutto - ride Zayn, dando ad Harry un pugno amichevole sulla spalla e facendolo arrossire visibilmente.
Il moro si dà mentalmente dello sciocco per non esserci arrivato prima. Non conosce personalmente questo Louis, ma Harry gli ha parlato così tanto di lui, dei suoi occhi e del suo favoloso fondoschiena " Non a caso ho salvato il suo numero sotto Bel Culo, Zee!"
che gli sembra di avere a che fare con un vecchio amico d' infanzia.
Il nuotatore si sbraccia per attirare l' attenzione, ma Harry é già tornato a fissarlo, aprendosi in un sorriso tutto fossette.
Lo sta letteralmente divorando con gli occhi, incantato. Il suo sguardo gli percorre il corpo in un istante, soffermandosi prima sui capelli scompigliati, poi sugli occhi magnetici, sul torace diafano e abbastanza scolpito e infine, su quella bella v che va a perdersi nel costume, fermandosi lì.
Harry si umetta e si morde le labbra, visibilmente emozionato e, beccata un' occhiataccia fintamente scandalizzata dal moro, si avvia verso il bordo piscina scendendo le scale delle gradinate a due a due.

Hard to say I'm sorryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora