𝑡𝑖𝑘𝑖 𝑏𝑢𝑚 𝑏𝑢𝑚 𝑏𝑢𝑚

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Ciao, tu, animale stanco

sei rimasto da solo, non segui il branco.

Tutti abbiamo sentito sempre parlare dei famosi angeli custodi, spesso alle future mamme si regalano ciondoli che si dice chiamino gli angeli a proteggere il nascituro, quando c'è un incidente scampato per miracolo si dice che il nostro angelo custode ci abbia salvati.

Non è propriamente vero, se devo esser sincero.

Non siamo angeli, non siamo nemmeno diavoli. Siamo solo frutto del desiderio di qualcuno. Spesso nasciamo da desideri quali "non voglio più esser da solo" piuttosto che "voglio uscire da questo tunnel".

Balli il tango mentre tutto il mondo
muove il fianco sopra un tempo che fa
tiki bum bum bum.

Gli esseri umani non possono vederci, se parliamo non possono sentire la nostra voce, possiamo anche urlargli nelle orecchie ma niente. Triste, sembrerebbe, non è vero? Nascere per un desiderio di qualcuno e non essere nemmeno visti. Ma loro ci sentono, eccome se ci sentono. Nelle viscere, nel cuore, nella mente. Infondiamo loro coraggio, speranza, mostriamo la luce in fondo al tunnel e mostriamo loro i sorrisi timidi della gente.

E quindi cosa siamo?

Siamo angeli rotti a metà.

Ehi tu, anima indifesa

Conti tutte le volte in cui ti sei arresa

Stesa al filo teso delle altre opinioni

Ti agiti nel vento di chi non ha emozioni.

Veniamo creati dai sentimenti piú pesanti, piú tristi, veniamo creati dall'oblio delle persone, quando queste perdono il senso della realtà, quando perdono la loro identità. Siamo lí quando queste si guardano allo specchio, quando decidono di affrontare un viaggio dentro se stessi e ci trovano lí, alla fine della camminata. Siamo lí e mostriamo loro che possono essere loro il vento e non la bandiera.

Tiki bum bum bum e nasce uno di noi.

Tiki bum bum bum e passeggiamo sui cornicioni delle città.

Tiki bum bum bum e voliamo con un ombrello.

Tiki bum bum bum e spariamo per sempre.

***

Quando nasciamo non sappiamo mai chi sarà il nostro assistito. La prima volta che nacque Mavra – perché sí, nasciamo piú volte, ci riconosciamo ma siamo sempre diversi – la vidi camminare in bilico sul filo dell'alta tensione. Forse era nata dal desiderio di una bambina, aveva le sembianze di una bambola, con la pelle di ceramica e gli occhi vitrei. Aveva questi capelli che fluttuavano nel vento come se fosse sott'acqua, e quando si accorse di me fece un salto e venne a terra leggera come una foglia. I piedi si poggiarono al suolo come una piuma.

"Sai dov'è la mia protetta?" scrollai le spalle. Non ci è dato saperlo, nasciamo da un desiderio e magari ci troviamo ad assistere un'altra persona.

"Tutti noi cerchiamo i nostri protetti senza trovarli a volte."

A Mavra caddero gli angoli delle labbra in un broncio, gli occhi di vetro si abbassarono tristi.

"Ma io so che la mia protetta ha bisogno di me ora."

Erano secoli che rinascevamo ma lei proprio non ne voleva sapere di accettare la realtà dei fatti: in realtà noi non siamo necessari. Nessuno è necessario nella vita degli altri, che si tratti di noi fantomatici "angeli custodi" o di voi comuni mortali. I desideri sono ben diversi dai bisogni, e noi non nasciamo dai bisogno ma dai desideri, che è cosa ben diversa. Tutto ciò che fate voi uomini è dettato dal bisogno: avete bisogno di cibo e create cibo, coltivate campi, allevate animali, piantate alberi e altro. Avete bisogno di acqua e create impianti per depurare l'acqua del mare o andate a raccoglierla dalle montagne. Avete bisogno di vestiti per il freddo e filate il cotone o inventate fibre sintetiche. I desideri no. Noi siamo il di più, il non necessario. Se lo fossimo, a quest'ora saremo subito vicini a chi ci desidera.

Ma Mavra questo non lo buttava giù. Aveva questo innato bisogno di sentirsi necessaria per qualcuno, se continuava di questo passo sarebbe nato un desiderio solo per lei. Che assurdità. Per noi che non abbiamo bisogni, per di più.

Mavra era stanca di nascere e sparire senza aver portato a termine il suo obiettivo, si portava sempre sulla coscienza questa sua fantomatica protetta che la chiamava sulla terra per aiutarla.

Io invece stavo iniziando a provare un po' di insofferenza a riguardo. Insomma, se ogni volta che mi chiamavano poi non avevo nessuno da cui andare, che senso aveva? Perché non potevo essere come tutti gli altri umani? Volevo poter avere anche un desiderio da esprimere, ma come si poteva tradurre questo?

Mi ritrovai per più notti sui cornicioni dei palazzi a vedere le luci della città: in alcune zone si spegnevano, in altre rimanevano perennemente accese. Come le vite delle persone, dopotutto. C'era chi moriva e chi continuava la sua vita, c'era chi smetteva di desiderare e chi voleva tutto e di più. Sentii che stavo diventando più egoista. Avevo smesso di cercare la persona che dovevo aiutare, ero veramente stanco – ebbene, anche noi ci stanchiamo.

Nemmeno ricordavo più quale desiderio fossi io. Semplicemente finii con l'accollarmi Mavra. Ovunque andassi io veniva anche lei. Mi sedevo sul ramo di un albero e lei si sedeva a poca distanza da me. Cercavo di aiutare qualche bambino che stava finendo troppo presto in un altro mondo e lei stava lì in disparte a guardare, sembrava quasi che mi stesse ammirando.

Capii solo quando Mavra mi disse "grazie", totalmente fuori contesto, in un momento di silenzio, che ero il suo desiderio. Me ne accorsi perché, mentre lei mi ringraziava, io iniziai a trasformarmi in luce. Avevo adempiuto al mio compito e Mavra aveva adempiuto al suo. Eravamo l'uno il desiderio dell'altra.

Voler avere vicino qualcuno. Non essere soli, per una volta.

Prima di sparire nella luce tutt'e due, tiki bum bum bum.

Tiki bum bum bumWhere stories live. Discover now