Le dita delle mie mani danzano tra il vento scirocco dell'Australia, fuori dal finestrino di una raffinata Chevrolet Corvette rossa. Le dita ondeggiano in modo indefinito, a volte formano cerchi, altre semplicemente seguono il vento che le spinge indietro, libere di lasciarle andare e farsi trasportare da quella dolce ebrezza che regala solo una bella macchina come quelle in cui il mio sedere poggia.
Sospiro e ammicco un sorriso, ascoltando lo scroscio della fiume Yarra dal ponte del principe mentre scruto la bella città di Melbourne. Mi volto verso la posizione del guidatore, una figura maschile possente è illuminata dai brillanti raggi di sole di tardo pomeriggio, i vari ricci che lo contornano gli coprono il volto. Mi avvicino verso la figura cercando di metterlo maggiormente a fuoco e riconoscerlo, o forse solo per spostargli quei ricci che sembrano molto morbidi.
Sto per toccare il suo volto, quando un urlo mi distrae dalla quiete che governava fino a pochi secondi."Attenta"
Rivolgo la mia attenzione verso la strada, l'ansia sale, sento una sensazione strana, come se qualcuno stesse trattenendo il mio respiro, non riesco a far i fisiologici movimenti respiratori.
Un auto di cui non riesco ad identificarne il modello, è nella nostra traiettoria. Il panico prevale su tutto, e l'unica cosa che mi ritrovo a fare e urlare.... Si, ma sul letto di casa mia.
Ma che diavolo di sogno è mai questo?
Fin troppo tragico. Questo è lo stress, io lo so che dovrei prendere una pausa da lavoro, ma chi lo dice al mio capo.
Con tanta voglia di dormire ancora, preferibilmente senza sognare cose strane, mi alzo per iniziare una nuova giornata.
Sono le 7:00 in punto ,e l'autobus è naturalmente in ritardo.
Devo comprarmi un auto o magari farmi mandare il mio vecchio pick-up da papà, ma continuo a rimandare, forse perché il traffico di Melbourne mi mette ansia, e sono certa mi farebbe spazientire ogni mattina, un po' come l'autobus che sto attendendo da venti minuti con già quasi trenta gradi di prima mattina.
Il rumoroso e vecchio autobus si ferma davanti a me e le porte mi accolgono, nel fantastico mondo dei batteri, virus e sporcizia, da sottolineare che per una infermiera è il perfetto incubo da farle vivere.
Bene, devo decisamente prendere una macchina, vince il traffico alle eventuali malattia trasmissibili.
Dopo neanche mezz'ora sono davanti al Melbourne Hospital Center, oggi è come il mio primo giorno, mi hanno trasferita in un altro reparto: oncologia. Sinceramente non ne sono proprio entusiasta stavo bene nel mio reparto di pediatria dove ho praticamente incominciato la mia carriera tre anni fa, ma amo questo lavoro anche per queste possibilità di variare.
"Buongiorno Julia" qualcuno si avvinghia alla mia nuca. So già di chi si tratta, cosi sollevo gli occhi al cielo e mi faccio scappare mezzo sorriso.
Digito il numero 36 di una delle tante macchine del caffè dell'ospedale
"Sono esausta... questa notte il signor Bill non ha fatto che lamentarsi per i vari malesseri dovuti alla chemio, ha pure vomitato l'anima...morale della favola non ho chiuso occhio neanche mezz'oretta." Continua Matilde la mia collega e coinquilina preferita, abbiamo praticamente la stessa età, e il suo essere logorroica mi ha come dire.. completata, dato il mio ,come lo chiama lei, mutismo selettivo.
Prendo il mio dolce cappuccino, quando un suono acuto proveniente dalla macchina del caffè mi avvisa che la mia gloria mattutina è pronta, ne bevo un sorso estasiata e mi volto verso Matilde convinta di avere un po' di schiamazzi sotto al naso "Buongiorno anche a te, Tilde. Grazie per aver sottolineato il vomito del signor Billy mentre sto gustando il mio adorato cappuccino."
Mi fissa per un po' rielaborando ciò che le ho appena detto.
"Sai faceva davvero schifo" dice ridendo.
"Sei davvero stronza allora" dico e nel mentre mi avvio verso lo spogliatoio, sentendo i suoi passi striscianti seguirmi.
"Colpa del sonno" fa spallucce.
"Ah Julia.." aggiunge richiamando la mia attenzione.
"E' arrivata un'altra paziente nel reparto Vip, voci di corridoio dicono che sia qualcuno di famoso o forse solo un parente di gente famosa, però sai come funzionano queste cose: silenzio assoluto sul paziente."
"Beata lei."aggiungo"vai a dormire Tilde stai delirando"
"Si lo credo anch'io."
" ah e un'altra cosa Lia, a Cameron è venuto una sorta di virus intestinale, non ho capito bene la situazione ma andrò adesso a controllarlo"
"Non chiamarmi Lia.. e non pensarci nemmeno di chiedermelo" l'ammonisco, so già cosa mi sta per chiedere.
"Ti prego ci divertiremo tanto, le gare di F1 sono qualcosa di unico e solo. Ed inoltre stiamo parlando della prima del Gran Premio . Sai quanto ci tengo a vedere questa gara" Matilde è quel tipo di persona che ottiene tutto ciò che vuole, a lei bastano gli occhioni verdi per far ciò che vuole, ma questo può succedere con Cameron, il suo ragazzo, ma non con me.
"Tilde, sai che con me non attacca. Levati quella faccia da cane bastonato."
"Va bene, l'hai voluto tu" dice Tilde prendendo il telefono ed incominciando a scrivere chissà che cosa
"Che diavolo fai adesso?" Domando intimorita dall'espressione soddisfatta che si fa strada sul suo volto
"Sto scrivendo a Ethan, di chiederti di uscire per l'ennesima volta, perché tu hai tanta voglia di stare con lui" dice con voce teatrale, alzando il sopracciglio destro come provocazione.
"Non farai davvero una cosa del genere? Sai che quello non si scolla più e già due settimane che non mi scrive"
" a te la scelta piccola Lia" dice Tilde ormai con in tasca la vittoria.
"Sei davvero una stronza" mollo la presa, uno a zero per lei.
"Oh mi hanno detto di peggio. Sei la migliore comunque. Grazie" incomincia a saltellare e sghignazzare come una bambina.
" tanto lo so che ci vuoi andare solo per quel pilota li.. quello di cui hai il poster dentro l'armadio, come una teenager a liceo" dico urlando, mentre dei giovani medici fighi passano
"Che urli??" Tilde imbarazzata è la cosa più divertente al mondo, questa volta sghignazzo io.
Uno a uno, Julia rientra in gara.
" vai a lavorare prima che quella isterica del capo ti richiami, stronzetta. E comunque si chiama Alexander O'Brien" afferma soddisfatta prima di andare via.
"Signorina Neri, ancora qui?" Eccola! Terminator (ormai soprannominata cosi dall'intero ospedale), nonché la capo sala è dietro di me, e sono fottuta.
"Signora Wilson mi scusi tanto, stavo giusto andando in reparto per iniziare." Dico grattandomi la testa, segno di timore. Non so perché ma questa donna mi fa paura, anzi fa paura a tutti; ha quello sguardo tipo rivelatore di cazzate, e in questo momento è modalità on con me.
Non sto facendo nulla di male, in effetti, sono solo in ritardo di dieci minuti, ma con lei non è accettabile una cosa del genere. Cerco di avviarmi verso l'ascensore per andare in reparto ma...
"Signorina Neri, dove crede di andare?"
Cazzo. Trattengo il respiro.
"So che oggi per la prima volta doveva iniziare al reparto oncologia" annuisco e lei aggiunge " e così sarà, ma vede non deve salire al quarto piano ma al dodicesimo"
"Cosa? al dodicesimo?" Non sono mai stata in quel piano, in quanto piano dei Vip; in questo piano le cose sono diverse per la privacy e la sicurezza del paziente e sicuramente visitatori anch'essi vip, vengono scelti solo determinati infermieri e medici per quel paziente, i quali dovranno solo ed esclusivamente assistere Quel paziente.
"Si, signorina Neri, ha capito benissimo. L'ho assegnata personalmente alla signora Harris, per la sua discrezione, quindi non mi deluda." Si fa quel sorriso che i nemici fanno sempre prima di vederti cadere. Me l'ha sta facendo pagare. Molti dopo che sono stati nell'area Vip sono stati licenziati, questo perché sappiamo benissimo quanto siano lagnosi ed esigenti pazienti "vip".
"Allora, che ci fa ancora qui?" La voce della signora Wilson fa spazio tra i miei pensieri, e li realizzo che è l'ora di far vedere a Terminator con chi ha a che fare.Salgo al dodicesimo piano e si percepisce per bene che si tratta di Vip, sembra quasi un altro ospedale, le pareti non sono più bianche ma di un giallo caldo ed ha tutto uno tocco di stile classico e più confortevole, mi sento in quelle clinica privata frequentata da solo gente con i soldi dove Tilde ha lavorato per un po'.
Entro nel reparto e mi accoglie una giovane ragazza mai vista che si trova seduta dietro una scrivania.
"Buongiorno, lei è l'infermiera Neri?" È la ragazza a parlare.
Mi avvicino a lei è noto dal cartellino che porta sua camicia bianca che il suo nome è Lena; è davvero una bella ragazza, la sua estetica è estremamente curata: capelli biondi ben raccolti in uno chignon, trucco impeccabile ma leggero quasi naturale, ah e le unghia smaltate e curate anch'esse, neanche mi ricordo l'ultima volte di me con unghia... o trucco o capelli sistemati e curati.
"Si"
"Bene, da adesso in poi lei come ben sa è la personale infermiera della Signora Harris, lei è molto fortunata è una persona abbastanza tranquilla, forse dovrà preoccuparsi un po' per il figlio" forse anche lei percepisce il mio nervosismo.
Figlio?
"Avrà occasione di incontrare il figlio, la star del momento" sorrido quasi intimidita dal solo pensiero di questa "star"
Schiarisco la voce e sussurro " chi è il figlio?"
La bocca di Lena si apre formando una 'O' , è stupita e lo sono pure io per la sua reazione.
"Signorina Neri, stiamo parlando della star mondiale e vincitore di quattro gran premi della Formula 1, stiamo parlando di Thomas Harris diavolo!" La signorina Lena incomincia a gasarsi parlando del tipo della F1, e incomincia a spaventarmi.
"Oh si certo, Thomas" mi fingo consapevole e a conoscenza del ragazzo, ma la taglio lì visto che sono ignorante in materia. Penso invece al fatto che Matilde ad una notizia del genere sverrebbe.
"Allora dov'è la camera della signora Harris?" Domando, Lena nel mentre brontola qualcosa sul fatto che è impossibile non conoscere Thomas Harris in quanto è un figo da paura. Wow, buon per lui. Dove sono capitata?
"La numero 21" ancora esaltata Lena mi passa un cartellino-" questo è il pass che ti permette di entrare nella camera 21."
"Va bene, grazie" prendo il necessario e un po' stordita tra la scenata con la signora Wilson e adesso Lena, che diavolo di giornata è mai questa?
"Signorina Neri, il signorino Harris farà visita la madre verso le 10:00"
annuisco e proseguo verso la camera 21 , sperando che questa assurda giornata si aggiusti.
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Tienimi stanotte (Formula 1 story)
FanfictionJulia Neri è una semplice infermiera di un grande ospedale di Melbourne, la sua vita procede tranquillamente tra il lavoro e la sua amata coinquilina e amica, fino a quando un giorno comune di lavoro diventa un incubo per Julia. L'incubo di Julia h...