Capitolo 2

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opo la scuola Nataniele corse ad aprire il negozio del padre. Di solito quel bar era abbastanza frequentato dopo le lezioni, magari da studenti che aspettavano l’autobus.

I due ciondoli agganciati sulla maniglia della porta del vibrarono ed emisero immediatamente un suono fine ma disordinato.

-C’è qualcuno?- chiese una voce femminile avanzando.

-Un momento!- Nataniele uscì di fretta da una porticina.

-Posso avere un caffè, per favore?- lui non conosceva la ragazza che era appena entrata nel bar, ma qualcosa lo portò a pensare che potesse trattarsi della sua nuova compagna di classe

Il ragazzo restò un attimo a fissarla. La ragazza sorrise. Anche se Nataniele non era sicuro che lei fosse davvero la nuova compagna di classe sapeva per certo che era la ragazza più bella che avesse mai visto.

-Lo preparo subito!- rispose poi lui un po’ disorientato.

Mentre Nataniele si allontanava Licia si mise a rimuginare sul suo primo giorno al San Giovanni. Sarebbe andato tutto discretamente bene se non avesse perso l’autobus. Ma infondo, poco male, avrebbe dovuto sostituire il pranzo con un caffè ma almeno avrebbe ritardato il ritorno a casa. Non aveva una grande voglia di vedere tutti quegli scatoloni, quei mobili imballati, quelle stanze ancora vuote.

I genitori di Licia avevano detto a lei e a sua sorella Marika che la causa del trasferimento improvviso era il lavoro: avevano detto loro che erano arrivate delle proposte di lavoro irrinunciabili per le quali bisognava lasciarsi indietro tutto il resto. Ma Licia sapeva bene cosa i suoi genitori volevano lasciarsi indietro e da cosa volevano proteggere lei e Marika.

Il caffè arrivò in un battibaleno.

-Prego- disse Nataniele poggiando davanti a Licia un vassoio con il caffè e dei biscotti all’arancia.

Licia inspirò l’odore forte del caffè per poi affondarci dentro ogni suo pensiero. Non sapeva se i suoi genitori avessero fatto la cosa giusta allontanando lei e la sua sorella minore da Roma, sapeva solo che la signora Marianna e il signor Nicola stavano cercando di proteggerle e che le avevano portate a vivere in un paese per far sì che fossero più controllate e tranquille. Pensavano che in un paese le cose non potessero degenerare, che non ci potessero essere serate sfrenate e vite distrutte come succedeva spesso in città, lì dove i ragazzi si sentivano più liberi e più grandi e bruciavano le tappe e le loro stesse esistenze.

Nel frattempo Nataniele era tornato al bancone e aveva iniziato a lavare i bicchieri e le tazzine della sera precedente.

Licia finì il suo caffè e assaggiò un biscotto all’arancia.

Nataniele provava una voglia irrefrenabile di parlare con la ragazza, solo che… non sapeva cosa dire.

-Sono buonissimi questi biscotti- lei lo anticipò.

-Tu… stai in classe con me?- chiese Nataniele nello stesso momento -comunque grazie per il complimento. Lì fa mia madre-

-Ehm… Non lo so se stiamo in classe insieme…- rispose Licia diventando tutta rossa come se avesse rischiato di essere condannata morte per non aver notato quel ragazzo a scuola. In un attimo si ricordò che però lo aveva visto nel cortile.

-Io sto nel V C- sorrise lui -mi chiamo Nataniele, tu?- intanto il ragazzo continuava a lavare lo stesso bicchiere che aveva preso in mano almeno due minuti prima.

-Allora sì, stiamo in classe insieme- affermò lei rilassandosi -io sono Licia-

I due iniziarono a conversare e Nataniele disse che il bar era di suo padre e che lui lavorava lì tra una pagina da studiare e un’altra. Avrebbe voluto sedersi accanto a Licia ma si limitò a guadarla mentre lavava i bicchieri e le tazzine da dietro il bancone e a scambiare qualche timida parola con lei.

Il telefono di Licia squillò ed interruppe la conversazione.

-Pronto? Sono… in un bar, ho perso l’autobus… sì scusate- Licia rimase in attesa di una risposta e poi si alzò in piedi, -tra… tra dieci minuti? Va bene! Grazie!-

-Grazie- disse poi Licia rivolgendosi a Nataniele. Tirò fuori dallo zaino il portafoglio e chiese il costo.

-No no, è gratis. È una forma di benvenuto- rispose il ragazzo sorridendo.

-Oh! Grazie allora- mormorò Licia ancora più rossa. Non era preparata a tutta quella gentilezza.

Il cielo s’imbruniva sul piccolo paesino in provincia di Roma; il pomeriggio lasciava il suo posto alla sera e il sole iniziava a coprirsi.

Nataniele ancora era al negozio. Non erano arrivati altri clienti dopo quella ragazza così lui pensò bene di iniziare a fare qualche compito.

Prese un libro dallo zaino e cominciò a sfogliare le pagine da fare. Si sentiva stanco al pensiero di dover fare i compiti, ma prese un lungo respirò e iniziò a leggere a mente.

Era il primo giorno di scuola ma la professoressa di latino aveva già assegnato al V C due pagine di esercizi.

-Per riprenderci la mano- aveva spiegato agli alunni.

Gli occhi del ragazzo scorrevano svelti tra le righe, e dopo aver letto la spiegazione, prese fra le dita la matita e fece per compilare gli esercizi. Ma niente. La sua testa non aveva assimilato neppure una parola di quelle appena viste.

Nataniele ci provò di nuovo.

Dopo qualche minuto riprovò a svolgere il primo esercizio. Ma niente.

Sbatté la penna sulla scrivania e si mise le mani tra i capelli.

-Che c’è che non va?- si sussurrava piano ma con nervosismo. Non c’era rumore se non quello di qualche macchina che passava di lì di tanto in tanto. La luce era abbastanza forte e lui era ancora ben sveglio perché erano solo le 16.

Dopo un attimo un’immagine rimbalzò tra i suoi pensieri.

-No no no- iniziò a ripetere tra sé e sé il ragazzo.

Il cuore gli batteva forte.

Stava pensando a quella ragazza, a Licia. A quegli occhi verdi. Cavolo che bella ragazza! Sembrava quasi perfetta.

A Nataniele non capitava spesso che una ragazza lo mandasse in trance. Diciamo che non aveva spesso a che fare con delle ragazze: lui e il suo sgruppo di amici si concentravano piuttosto sul calcio e l’unica ragazza che sapeva come trattare era sua sorella Elisa.

E poi gli sembrava assurda solo l’idea di poter provare qualcosa per una tipa tipo Licia: lei non l’avrebbe mai notato.

Nataniele vedeva quella ragazza come la più bella del mondo, improvvisamente, ma si sentiva come se lo avesse sempre pensato.

-No…- continuava a ripetere. Lo sconvolgeva il pensiero improvviso di una ragazza.

-Mi scusi, due caffè per favore- i ciondoli della porta fecero rumore di nuovo e nel bar entrarono due donne.

“Nataniele, smettila. L’hai vista solo due volte, e per dipiù solo una volta in volto. Male che vada sarà una cotta passeggera, giusto perché è la novità” pensò mentre tornava dietro al bancone.

Il suo cuore, col suo ritmo insistente, gli diceva che non era così.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 07, 2014 ⏰

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Nient'altro che la vita di una diciassettenneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora