Taehyung dall'America, con la maglia nei jeans, si asciugava le lacrime col braccio.
Piangeva, Taehyung, piangeva: dov'era finita la sua bella casa americana?
Sedeva per terra con la testa sulle ginocchia
mentre cercava di rimembrare i suoi ricordi nel Nuovo Mondo.
Le giornate passate davanti ai coin'op, la sera a casa senza un soldo.
BurgerTime era il suo videogioco preferito: un piccolo Taehyung microscopico saltava di qua e di là su vassoi, scavalcando gli strati dei panini,
mentre evitava di essere catturato dai suoi nemici; e Taehyung amava giocarci, amava il buio di quel posto e vedere poi la luce del giorno ardente sulla sua pelle una volta sulla strada di casa.
I suoi tratti orientali erano amati da tutti, diceva, e come contraddire la bellezza di quegli occhi pece, la bellezza di quei capelli arruffati, la bellezza del suo fisico alto e slanciato dai pantaloni neri larghi con una maglia gialla
con strisce psichedeliche che portava dentro, la bellezza del suo sorriso... il suo sorriso così strano che sembrava un quadrato, un sorriso che in quel paesino della Corea del Sud era sempre spento.
E mentre piangeva, Taehyung si guardava intorno e non vedeva i suoi amici, le strade americane, la sua scuola. Vedeva strade nuove che non voleva percorrere; non le conosceva e aveva paura di perdersi.
E Taehyung, anche se era nato lì, non sapeva una parola di quella lingua altaica.
La sua dolce madre lo consolava: diceva che sarebbe stato per l'estate, poi la Normalità lo avrebbe finalmente circondato con le sue braccia.
Quel giorno mi guardava mentre io lo guardavo piangere. Io mi feci avanti senza dire nulla mi sedetti lì mentre una farfalla volava via dalle foglie sopra le nostre teste.
Il verso dei grilli con il vento leggero mi rilassavano, ma a lui piaceva il rumore di
quelle diavolerie americane: Beep beep, waka waka.
Mi lanciai e sperai di non cadere nel vuoto;
qualche parola in inglese biascicai e quel tuono interiore finalmente smise di farlo lacrimare.
E da quel momento numerose avventure passammo insieme. Il suo sorriso quadrato silenzioso, per me emetteva un suono: il suono della felicità.
Mai più vidi una lacrima solcare il suo viso uguale a quello di un dio.E Taehyung, con la maglia nei jeans, un giorno disse di amarmi.
Mi prese tra le mani il viso, e un dolce bacio poggiò sulle mie labbra assetate di lui.Presto l'estate svanì e Taehyung era pronto con le valigie strette saldamente tra le mani.
Un velo di tristezza c'era nei suoi occhi ma la goia di tornare nella sua cara America era più evidente del dolore di lasciarmi.
Un altro bacio posò sulla mia bocca secca
e mi asciugò la lacrima amara che scappò dalla fugace presa dei miei occhi.
Taehyung mi dava le spalle mentre felice si avviava verso l'America, e non pensava a me o al mio cuore che aveva rotto in mille pezzettini e che da quel momento avrebbe bevuto veleno.
Non gli poteva importare perché Taehyung,
prima di rincorrere l'America con la maglia nei blue jeans, disse di amarmi.🥵
orribile im sorry
STAI LEGGENDO
TAEHYUNG DALL'AMERICA DICEVA DI AMARMI // VMIN
ФанфикTaehyung dall'America, con la maglia dentro ai jeans, diceva di amarmi. © DIRTYMIKAELA 15042020.