Il sole sorgeva dall'orizzonte e svegliava con i suoi raggi l'intrepida natura che ancora si ergeva accanto al cemento della metropoli; il cinguettio degli uccelli crepitava dai loro nidi, nascosti negli alberi dei grandi parchi comunali; gli animali, usciti per godersi la tranquillità della silenziosa notte, si andavano a nascondere, sfuggendo dai raggi mattutini e dalla mondanità; la vita quotidiana si stava facendo strada, illuminata da quei caldi raggi solari e dai bagliori riflessi dalla rugiada; nell'aria si cominciavano a sentire le prime macchine e i rumori delle sveglie. Si prospettava una bellissima giornata, il sole splendeva alto, il cielo era sereno e di un bellissimo azzurro. Le persone chiacchieravano e ridacchiavano, camminando nei marciapiedi. La vita proseguiva luminosa, incurante dell'oscurità che si ergeva nella stanza di Matteo. Il sole irradiava attraverso le tapparelle semichiuse la sua buia stanza, i raggi illuminavano le sue lenzuola, ma si fermavano poco prima di arrivare al suo volto come a cercare di non disturbare il suo sonno. Anche se il sole non oso disturbare la sua quiete ci penso il suo telefono, infatti, la sveglia scalpitò e un rumore ovattata arrivò al suo orecchio. Usci il braccio da sotto le lenzuola, zitti la sveglia e si rintanò sotto le coperte ma la calma non durò a lungo infatti la sveglia risuono ed è allora lui fu costretto ad alzarsi dalla sicurezza e dal calore delle sue coperte. La sua fluente chioma corvina era indomabile come tutte le mattine, la sua carnagione era chiara, molto chiara quasi pallida, che veniva ancora più accentuata dalle profonde e scure occhiaie sotto i suoi lucenti occhi verdi, erano di un bel verde smeraldo che sembra racchiudere in se tutta la bellezza di una foresta selvaggio e incontaminata, ma la sua solita luce era oscurata dal gonfiore e dal rossore provocati dalla notte passata a piangere e a singhiozzare, infatti, il viso non era solo inscurito dalle occhiaie ma era anche rovinato dalle sue lacrime, forse era per questo che il sole non osava disturbare il suo sonno tanto guadagnato, probabilmente si era addormentato ormai stremato dalla notte passata a piangere e le sue occhiaie ne erano testimoni. Si alzo dal suo letto, percorse il lungo e stretto corridoio, ormai spoglio con aloni alle pareti dovuti alla mancanza di oggetti che dovevano essere stati li per molto tempo, andò in bagno si vide allo specchio cercò di lavare i segni delle lacrime, cercò di domare i suoi ricci ribelli, si sforzò con tutto se stesso di fare un sorriso, i suoi sforzi sembravano vani, infatti, ogni volta che passava il quel corridoio spoglio un pezzo del suo cuore sembrava come se si spezzasse e che cadesse appassito per terra e cosi pure il suo sorriso scompariva. Quello stesso corridoio che un tempo era ricco di fotografie, di sorrisi e di ricordi che illuminavano le sue mattine e tutta la casa, ormai dominata dalla tristezza, tutte le foto scomparvero insieme alla madre di Matteo, che lo lascio solo troppo presto e con lei non se ne andò solo sua madre, ma anche la sua migliore amica, la sua confidente e se ne andarono pure i suoi giorni felici e gli rimasero solo i ricordi di quei giorni che sembravano ormai molto lontani e che il solo pensiero gli faceva sempre più male. Era già giunto l'ora di fare colazione e lui si recò il cucina, attraversando a malincuore quello spoglio corridoio, prese dallo scaffale la sua grande e verde tazza, che prese e appoggio sul tavolo con grade cura, forse quella era uno dei pochi oggetti ormai rimasti della madre, aprì il frigo e prese il latte, riempì la sua tazza, gli versò i cereali e cominciò a mangiare il suo pasto, potereste dire che questa sia una scena molto ordinaria, una scena di vita quotidiana e fino a quel momento lo era. Mentre lui era impegnato a mangiare la sua solita colazione sembro che la stanza si raffreddasse anche se dalla finestra entravano dei caldi raggi solari all'interno di quella stanza calò l'inverno tutto d'un tratto. In cucina entrò il padre di Matteo, Carlo, i due non erano molto legati, e il loro rapporto non fece che peggiorare dalla morte della madre, i due non parlavano e insieme a quell'aria gelida arrivo pure un alone di malinconia, tristezza e indifferenza. Matteo non faceva altro che chiedersi dalla morte della madre perché il padre provava tanto, non sapeva come descriverlo, indifferenza, odio o forse era disprezzo? Lui non sapeva non poteva fare a meno di pensarci. Lui pensava che forse l'accusava della morte della madre ma più ci pensava più si accorgeva che questo astio nei suoi confronti c'era stato sempre anche prima della morte della madre e che era solo peggiorata d'allora. Nei suoi ricordo felici il padre non compariva mai, era , infatti, spesso in viaggio, e quando non era in viaggio non voleva essere stressato e distrutto dal figlio. Come può un padre odiare il proprio figlio? Lui si continuava a chiedere. Il rapporto tra loro era molto teso e forse è questo uno dei motivi che spinse Carlo a spedire il proprio figlio lontano da lui, lo mando dai nonni in un paesino sperduto del sud. Matteo finita la colazione andò silenziosamente nella sua stanza e con aria triste più triste del solito cominciò a farsi la valigia, prese tutto quello che gli potesse servire: i cambi d'abito, il costume, il pigiama, il beauty con spazzolino e pettine, e tutte le altre cose che gli sarebbero servite durante questa "vacanza" , nel suo zaino mise per giunta il suo blocco note da disegno, preparandosi a una lunga estate da solo, infatti, lui non era molto bravo a fare nuove amicizie e in quel paesino non conosceva nessuno e questo lo rattristava molto, ma era pure un pò felice di andarsene almeno li poteva fare finta che tutto quello che gli era successo era finto. Nella sua testa il rapporto pessimo con il padre scompariva, non sarebbe stato più costretto a vedere ogni giorno quel corridoio e questo lo rassicurava di certo. Anche se nella sua testa già il padre non esisteva più, è stato riportato alla realtà dal quel viaggio in macchina fino all'aeroporto che sembrava più che altro un incubo. Il padre, infatti, era rigido con le mani strette sul volante, sembrava ansioso di liberarsi di un peso, il proprio figlio, l'aria era cosi tesa che Matteo non potè fare altro che tornare con i piedi per terra e abbandonare le sue fantasie, gli sembrava che il padre fosse seccato di fare tutta questa strada per accompagnarlo, lo faceva sentire come se fosse un peso, indesiderato. Una volta arrivati all'aeroporto lo fece scendere dalla macchina, gli prese le valigie, lo saluto e se ne andò per la sua strada.
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Il ritorno del Re perduto
FantasyRealtà e fantasia si fondono in questa storia di riscoperte e avventure in luoghi fantastici. Magia, cavalieri e mostri saranno i suoi protagonisti. Tenetevi forte e godetevi questa avventura in un nuovo mondo.