Molte persone entreranno ed usciranno dalla tua vita, ma soltanto i veri amici lasceranno impronte nel tuo cuore (E. Roosevelt).
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Guardo l'orologio, sono le sei del pomeriggio. Come sei sono gli ospiti che arriveranno fra un paio d'ore; meno male, ho il tempo necessario per prepararmi e riceverli al meglio.
La tavola della sala da pranzo è stata già apparecchiata per la cena dalla signora ecuadoregna che ho assunto per un aiuto nei lavori domestici.
Aiutarmi, sì: detesto pulire, ho sistemato, per tutta la vita, gli errori altrui e mi secca occuparmi della sporcizia del mio attico.
Durante il colloquio per l'assunzione, la governante ha compreso subito con chi avesse a che fare.
Ha letto nei miei occhi, verdi e taglienti, che la riservatezza, l'obbedienza e la trasparenza sarebbero state doti indispensabili per tenersi il posto. Non ha detto una parola che non fosse un sì e continua su quella linea.
D'altronde - rifletto, seduta sul letto a gambe incrociate, tentando di raccogliere le idee - da un'ex spia del KGB, assassina provetta, mercenaria, membro del team degli Avengers, non c'è da aspettarsi nulla di meno.
Do una rapida occhiata alla sveglia di cristallo Swarovski a forma di stella, posta sulla cassettiera. Mi alzo in piedi togliendo dalla testa la felpa della comoda tuta grigio mélange che indosso.
La lancio sul pavimento, facendola volare, svogliata. La raccoglierò, poi.
Mi diverto a riprodurre i passi di una spogliarellista di professione davanti a un pubblico inesistente, per mero divertimento personale.
Sono sempre stata un'esibizionista, consapevole della mia bellezza e di come utilizzarla. Continuo coi pantaloni che si depositano anch'essi sul parquet rovere chiaro.
Cammino sulle punte dei piedi - alla maniera della ballerina che ero ai tempi passati del Teatro Bol'šoj - verso il bagno ove mi aspettano le bollicine della vasca idromassaggio che già ribollono nel liquido, per donarmi una coccola piacevole.
Mi libero delle mutandine di pizzo nero, molto poco caste, e osservo compiaciuta il mio corpo allo specchio indugiando sul torace, libero da un reggiseno che non indosso.
Sto per soffiare su una coppia di candeline impegnative, i due numeri del mezzo secolo; tuttavia la muscolatura è ancora tonica, la pelle è compatta, il petto è teso.
Da dietro sembro un'adolescente, lo dimostrano i fischi di apprezzamento che ricevo per strada, da perfetti sconosciuti.
Il merito è della maniacalità nell'allenamento e della disciplina di stampo d'oltrecortina. Potrebbero testimoniarlo le giovani reclute mie sottoposte che schiavizzo quotidianamente con la severità di un'istitutrice.
Ammetto di aver usufruito di un piccolo aiutino del più noto chirurgo plastico newyorchese che frequento regolarmente. Ho un appuntamento mensile per svariate punturine a cui mi convinse dopo un intervento contro la forza di gravità che penalizzava il pezzo forte, la parte del mio corpo più amata in assoluto più guardata: il seno! Un biglietto da visita che ha aperto molte porte, anche della stupidità.
Raccolgo i capelli - che porto ancora lunghi e rosso mogano - con un elastico morbido per evitare di rovinare la messa in piega del coiffeur nel cui salone mi sono recata nel pomeriggio.
Accendo con un cerino i bastoncini di incenso azzurri, posizionati orizzontalmente su un piattino di ceramica decorato a motivi etnici, posto sul bordo marmoreo della vasca, in cui entro.
È incenso di Asgard, un regalino di Thor - che proviene da lì - e che non indica certo la presenza degli angeli.
La sua battuta sessista pronunciata la prima volta che mi vide, soppesando il contenuto della mia uniforme da combattimento elasticizzata e nera carbone - la sfumatura legata al mio nome di battaglia - indirizzò il nostro rapporto.
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Black Vodka
FanfictionOne shot con protagonista il personaggio di Vedova Nera, in un lavoro introspettivo (e personalissimo, non me ne vogliano gli amanti più tradizionalisti del fandom) in cui Natalia ripercorre la sua vita e gli incontri coi sei colleghi Avengers, nel...