Chapter 1

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Ashley's pov

Ho sempre pensato di essere la figlia perfetta, di aver dato anche troppo per la mia famiglia e che un motivo non c'era di questa mia decisione. La vita a volte ti fa trovare di fronte a scelte che perfino tu stessa non sai definire. Ti complica tutto quello che avevi progettato, tutti i piani. Ma se ci pensi è questo il bello, la monotonia è noiosa. Ero quella diversa, quella nominata la strana, quella contro le regole e i piani già fatti della vita perfetta; avevo un debole per il divertimento, per lo svago. Ero giovane, avevo una vita davanti da vivere, avevo il tempo per quelle stupide regole: un marito, sposarmi, avere una combricola di bambini... no tutto questo non faceva per me.

Ed è proprio quel 16 aprile, quel giorno nuvoloso ma allo stesso tempo con un caldo che ti abbracciava e ti cullava, il venticello gradevole della primavera, le risate dei bambini ai parchi e vedere quelle persone che giravano avanti e indietro per lavoro o per le loro commissioni, che mi portò a un bisogno di cambiamento. Non mi interessava nullo di tutto ciò, volevo solo andarmene da questa vita imposta dalla mia famiglia, andarmene da quei ragazzi che seguivano la moda, che si attaccavano cose in faccia per piacere agli altri, che ci mettevano ore per vestirsi e non usciva nulla di speciale; volevo scordarmi il significato di amicizia, affetto e amore che c'era in questi decenni.

Mi guardai attorno pensando che potesse essere l'ultima volta vedere queste quattro mura che in 17 anni erano rimaste sempre completamente vuote e di quel beige che mi faceva impazzire. Alzai la testa al soffitto e chiusi gli occhi per non so quanto tempo, respiri profondi e un casino in quella mente che mi ritrovavo. Non so cosa provavo, ma credo sollievo e senso di libertà. Buttai un sospiro e con decisione mi chiusi la felpa e presi in mano, almeno cercai, la valigia grigia che c'era ai miei piedi.

Li avevo delusi, ne ero consapevole, ma neanche la metà dell'1% dei miei pensieri si stava pentendo di questa scelta. Allison e Alex, i miei adorati genitori, si trovavano al piano di sotto e li sentivo, sentivo che cercavano di discutere a bassa voce per colpa mia, ma senza risultati; sarò pure la Mrs. figure di merda, ma stupida non lo ero. Non volevo stare 1 minuto di più in quella casa.

Mi chinai, afferrai la valigia, recuperai il mio telefono e con passo deciso, a testa alta cominciai a scendere le scale in marmo appena pulite da Margot, la domestica della nostra famiglia ma una seconda madre per me. A lei piaceva questo lavoro, ma ogni volta che mio padre le ordinava di fare qualcosa mi saliva quella poco gentilezza in me per aiutarla, ma lei ogni volta mi confortava con il suo dolce sorriso che diceva di starne fuori.

Arrivai in cucina e i due mi rivolsero immediatamente la loro attenzione, mi guardarono con attenzione da capo a piedi con disprezzo. Erano abituati a vedermi indossare vestiti di lusso e cose costose; invece mi ero vestita con un jeans non troppo stretto con un leggero strappo su un ginocchio, e un maglioncino bordò infilato all'interno dei pantaloni stretti con una cintura semplice nera. Ai piedi al posto delle décolleté avevo le mie amate Air Force 1, comprate due giorni fa di nascosto grazie a uno dei pochi ragazzi che sopravvivevano a New York, Steven, il mio angelo custode.  Ci siamo conosciuti in prima media, era un ragazzo che come me ora si differenziava dagli altri, e quindi veniva preso di mira da quelli più grandi, sicuramente non di cervello. Ci siamo iniziati a conoscere meglio e ad uscire come amici ed è grazie a lui se ora odio la monotonia e lo stile di vita che vivevo. Inutile dire che qualche flirt (se si può dire così) c'è stato anche perché è proprio un bel ragazzo, capelli biondi con il ciuffo non troppo corto, occhi verdi, fisico da atleta e un carattere perfetto. Che dire complimentoni.

Tornando seri...non ho ancora condiviso a che cosa tra circa 1 ora mi dovrò imbattere. Ho deciso che fosse meglio per me, la mia personalità e la mia sanità mentale, allontanarmi da il paese natale e cominciare ad aprire gli orizzonti per un nuovo stile di vita, Ho passato svariate notti a cercare un luogo da cui ricominciare e magari essere più serena; e ho pensato che Los Angeles fosse perfetto. Perché si, sono una ragazza veramente stronza, chiusa, riservata e vendicativa; solo poche persone hanno la "fortuna" di conoscere il lato dolce e adorabile del mio carattere, poveri una preghiera per loro. Mi risveglio dai miei pensieri e mi concentro sulle due persone che ho davanti.     

< allora signorina abbiamo già parlato di questo argomento almeno 10 volte, siamo sempre pronti a un tuo cambio di idea e ti ricordo che appena esci non potrai rientrare quando ti pare e piace. Un'ultima cos>questa è mia madre che non la presa molto bene, poco mi importa, non mi farò di cerco abbindolare da le sue inutili ramanzine da finta madre premurosa.    < si sì ho capito e no, non ho cambiato idea, ora se non vi dispiace, tolgo il disturbo>la fermo subito per non farla continuare per un'altra ora.  <bambina mia dammi un abbraccio, mandaci qualche messaggio miraccomando>ribatte mio padre con una faccia per niente triste e malinconica. Lo stringo in un abbraccio freddo e distaccato e aggiungo <certo, de non sarò in camera di qualche ragazzo lo farò> finisco così la conversazione, girando i tacchi e raggiungendo la porta d'entrata prima di essere bloccata e decapitata direttamente. Tiro un sospiro e raggiungo l'auto che mi porterà in aeroporto. <oh signorina Ashley la lasci a me la sua valigia>mi raggiunse l'autista privato dei miei, e con grande velocità mise la valigia nel bagagliaio della lussuosa auto. Un altro sospiro, mi girai verso la villa e con un sorriso entrai in macchina sedendomi comoda nei sedili di pelle.  <dove la porta signorina?>mi chiese Max, l'autista, girando il capo verso la mia direzione. <aeroporto grazie>.

Spero vi piaccia, è solo il primo capitolo quindi man mano migliorerò, un bacio <3

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 16, 2020 ⏰

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