LA SCALA DELL'AMORE

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Il corteo avanzava in silenzio, lungo la via che conduce a piazza Mercato, fra i singhiozzi e le urla disperate della gente che conosceva il giovane, rampollo di una delle famiglie più illustri di Napoli. Capeggiato dal Trombetta, grottesco annunciatore delle sentenze emanate dal Tribunale della Vicaria, il corteo era seguito dal Pennone che, fiero e baldanzoso in groppa al suo destriero, si ergeva tra la folla mostrando lo stendardo della giustizia vicereale. Nel bel mezzo del funereo e lugubre corteo, con passo moderato e autorevole, avanzavano i Bianchi della Giustizia che accompagnavano lo sventurato giovanotto, muto ed atterrito dagli eventi delle ultime ore. Le spalle dritte e l'andatura composta non lasciavano dubbi circa la sua appartenenza alla stirpe regale; il passo deciso e lo sguardo altero, seppur atterrito, mostravano i segni dell'educazione paterna: rigorosa, inflessibile ed autoritaria. Solo gli occhi fissi nel vuoto e le labbra tremolanti, di uno scuro violaceo, manifestavano il terrore e l'angoscia per ciò che stava per accadere. Non fosse stato per la vicinanza fisica e spirituale dei Bianchi della Giustizia, per il conforto che con generosità gli avevano poco prima dispensato, Colantonio avrebbe patito ancora di più quei terribili istanti della sua vita. Le parole compassionevoli di quegli incappucciati, che non aveva mai visto e conosciuto prima, i gesti, gli abbracci, la condivisione sincera e amorevole di quei terrificanti momenti, gli permettevano di alzare serenamente lo sguardo e di fissare all'orizzonte il sole. A tratti si fermava a contemplare estasiato la vastità del cielo partenopeo e quel cupo ed opprimente tramonto che, circondato da nubi grigiastre, sembrava annunciare la manifesta ingiustizia. Tutt'attorno poteva scorgere le teste miseramente acconciate delle giovani popolane, quelle ricoperte di berretti di fortuna e le consunte pagliette degli uomini della folla. Mentre le urla, gli strepiti e i disperati pianti della gente ammassata in quel luogo diventavano sempre meno vivi, nella sua mente prendeva il sopravvento il ricordo dolce, benefico e spensierato di colei che aveva in un attimo rapito il suo cuore.

Era avvenuto tutto due mesi prima, una domenica mattina, quando le foglie d'autunno portate via da un vento leggiadro e non ancora freddo, avevano creato una simpatica spirale attorno ai suoi piedi. Quell'insolito gioco di foglie aveva attirato l'attenzione di una graziosa fanciulla che, passeggiando sottobraccio con la madre, aveva incrociato divertita il suo sguardo. Madonna Lucia era mediamente alta e di corporatura sottile, agghindata e pettinata come si conveniva al suo rango. Vestiva un abito in broccato bianco con ricami d'oro, i lunghi boccoli scuri, sistemati con file di perle, cadevano liberamente sulle sue spalle, una decorazione di pietre preziose ne sottolineava il seno prosperoso e le maniche di raso avorio accompagnavano le braccia fino alle mani, dalle dita lunghe e sottili. Era bastato un sorriso di costei al giovane Colantonio per far precipitare il giovanotto nei desideri profondi e struggenti che ogni innamorato prova, anche solo una volta, nella vita. Da quel momento Colantonio non faceva altro che pensare a lei, ai suoi occhi, alle sue movenze delicate, al suo sorriso luminoso e sbarazzino che ogni domenica ritrovava a messa e che lei non mancava di concedere al giovane innamorato. I giorni trascorrevano ansiosi nell'attesa che arrivasse domenica, giorno nel quale l'ansia si scioglieva trasformandosi in gioia. Le fanciulle, soprattutto di alto rango come lei, erano solite trascorrere il tempo nelle ricche stanze dei loro palazzi dedicandosi in particolar modo al ricamo e al cucito, sempre sorvegliate a vista da rigidissime governanti o dallo sguardo severo dei parenti. Unici svaghi, se così potevano definirsi, erano le uscite domenicali che avevano come unica meta la chiesa e la partecipazione alla funzione religiosa, sempre in compagnia di parenti o del personale di servizio. Era allora che le fanciulle, in regime di clausura per l'intera settimana, sceglievano di lanciare sguardi furtivi e sorrisi ammalianti ai giovanotti che sedevano al lato opposto della chiesa, tentando di catturare la loro attenzione e di comunicare i loro sentimenti. La severità ed il rigore familiare impedivano alle potenziali giovani coppie di frequentarsi e ciò non faceva altro che acuire le loro passioni. Accadeva così che i giovanotti innamorati ricorressero a pericolosi stratagemmi per incontrare la loro amata. I più temerari ed intrepidi adoperavano addirittura una scala di corde, nel tentativo di raggiungere la camera da letto dell'amata fanciulla. Quale momento migliore se non di notte quando, complice la mancanza di adeguata illuminazione stradale e la momentanea assenza della ronda, si poteva agire indisturbati? Abitudine, questa, di cui ne approfittarono anche i truffatori, i ladri e i depravati, facendo piombare la città nel terrore di un agguato notturno in casa propria. Fu inevitabile per Don Pedro da Toledo, così come per altri vicerè spagnoli che gli succedettero, emanare tra il 1532 e il 1536 una serie di bandi che vietavano l'uso delle scale in qualsiasi circostanza, pur di arginare il dilagare di questi terribili eventi notturni. In aggiunta ai bandi, Don Pedro intensificò l'attività delle ronde notturne, alle quali era stato ordinato di catturare chiunque fosse stato trovato sulle scale, per poi condurlo, sine pietas, alla impiccagione o quantunque alla decapitazione.

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