Capitolo uno

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Se ripenso al mio passato, alla Luce di qualche anno fa, ricordo solo due grandi occhi verdi inquadrati da lunghi capelli di grano e un bianco sorriso "spento" che poche volte ha avuto la fortuna di accendersi su quel viso pallido a cui neanche un po' di trucco riusciva a dare veramente un rossore.
I miei pensieri non erano tanto diversi da quelli delle altre ragazzime della mia età: avevo solo tanta voglia di lasciarmi trasportare dalla magia di  un sentimento per me ancora sconosciuto; volevo semplicemente incontrare qualcuno che per me diventasse speciale.
Ma non potevo nemmeno concedermi il lusso di sognarlo un amore.
Sono sempre stata una persona fragile e, per le persone come me, anche la più piccola illusione può diventare principio di una grossa sofferenza.
Quegli immensi occhi verdi non mi hanno permesso di farmi conoscere o di mostrare alla gente che avevo intorno chi fossi davvero, nessuno ha mai voluto vedere la vera me.
Avevo il mio mondo e che mi piacesse o no avrei dovuto trovare il modo di viverci bene.
L'indifferenza della gente certo mi pesava, ma non quanto sentire i loro sguardi e le loro parole addosso; in quei momenti avrei solo voluto avere il mantello di Harry Potter e diventare invisibile o farmi inghiottire dal terreno sotto ai miei piedi.
Ero considerata "diversa" e per questo venivo emarginata. La mia diversità stava nel non essere conforme ai canoni di bellezza fisica che la televisione ogni giorno ci sputa addosso. Ero in sovrappeso. Può essere davvero questa una colpa? Il vero peso che dovevo portarmi addosso era questo: tutti cercavano una scusa o un modo per evitarmi, neanche fossi stata un serial killer o avessi avuto la peste.

L'unica persona con cui riuscivo ad essere veramente me stessa era Viola, con lei tutto era facile, con lei anche vivere lo era; mi accettava per quella che ero senza finzioni, senza bugie.
Riusciva a vedere la mia parte interna con una semplicità disarmante, del mio aspetto fisico nemmeno se ne accorgeva.
Lei non vedeva "il mostro" che appariva negli occhi degli altri, vedeva me, solo me.
Forse per Viola era più facile, è sempre stata una persona che non si è mai fermata in superficie, è sempre andata a fondo e questo la rendeva, a pieno diritto, parte del gruppo degli emarginati.
Era difficile alzarsi con il pensiero di dover andare a scuola, ogni giorno era  una guerra e arrivare a fine giornata senza troppe cicatrici sulla pelle poteva essere considerata la nostra vittoria.

Gli adulti sono convinti che certe cose, se accadono quando si è bambini, sono più facili da superare. Nulla di più falso.
Ancora adesso, a distanza di quasi dieci anni, i ricordi ritornano con la prepotenza di un uragano e le ferite si riaprono eccome. A volte mi chiedo se si saneranno mai. Certe ferite non smettono di sanguinare solo perché il tempo passa su di loro.

La solitudine ha diversi modi per essere vissuta. C'è chi la vive come se fosse un sentimento da tenersi stretto e chi come me la vive come un sentimento da tenere lontano.

Ero solo stanca di essere sola.

Io e Viola per allontanarla ci rifugiavamo in un mondo immaginario dove gli unici amici che avevamo erano invisibili.

".. e tu mio caro amico immaginario chissà dove sei.. chissà quando riuscirò a vedere quei tuoi profili trasparenti diventare carne; sentire la tua mano asciugare le mie lacrime, la tua spalla accogliere il mio viso.. chissà quando sarò capace di capire il tuo sorriso che nascendo col silenzio, si spegne col rumore; quando riuscirò a dimenticare questa infinita sensazione di inadeguatezza... Chissà quando il mondo smetterà di essere irreale e tu per me smetterai di esistere... Chissà quando non saprò più chi sono e crescendo smetterò di aspettarti.."

Non mi è mai piaciuto parlare del mio passato e quando l'ho fatto, pochi sono riusciti a credere veramente alle sensazioni di profonda tristezza e malinconia provate in quegli anni: quel periodo rimane marchiato a fuoco nel mio cuore. È un ricordo che non mi abbandona. Mai.

Invidiavo le mie compagne, tutte più carine di me, tutte circondate da schiere di ragazzi che che cercavano in ogni modo di mettersi in mostra di fronte ai loro occhi per essere e per apparire migliori; e sebbene l'amore iniziasse appena a sfiorare la mia fin troppo fervida immaginazione, avrei voluto sentirmi, anche per un solo giorno, come invece loro si sentivano da una vita intera.

Il tempo non ha migliorato le cose; io continuavo ad avere i miei kg in più e le mie paranoie e nonostante cercassi quasi ogni giorno di sentirmi meglio l'unica via d'uscita che vedevo era il cibo, sembrava essere l'unica soluzione al mio dolore inarrestabile.
Mi chiudevo sempre di più in me stessa e molte volte mi rifugiavo in un angolino scuro della mia stanza per starmene da sola; lì dove nessuno mi poteva vedere o sentire cominciavo a dar sfogo alla mia solitudine e mille lacrime amare rigavano incessantemente il mio viso facendo colare sulle guance quel poco trucco azzardato sugli occhi.

".. a volte mi domando perché queste lacrime non riescano a fermarsi.
Provo con tutte le mie forze e trattenerle eppure le sento salire, salire fino agli occhi per liberare il mio cuore da questa solitudine.. ma è uno sfogo insensato il mio, le lacrime non diventeranno persone da amare.. "

Ero certa che nulla sarebbe cambiato, ma si sa le certezze sono fatte per essere discusse e molte cose dovevamo ancora cambiare nella mia vita.

"... Brutta, ti guardi e ti vedi brutta, ti senti sola e sconfitta e non vuoi mangiare più.. ma quelle risatine dietro sembrano pugnali, piangi... E il rimmel si strucca... "

Ali di ceraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora