Groppo in gola.

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Apro gli occhi.
Incubo.
Un altro giorno in cui mi sveglio, un altro da vivere nella paura e nella vergogna, nel ribrezzo e nell'umiliazione. Una merda, come al solito; ci ho quasi fatto l'abitudine, o meglio, ci sto provando.
Alzo il capo e successivamente il busto, restando così seduto sul letto morbido e profumato che fortunatamente posseggo. Mi guardo intorno, il caos totale. Esattamente, la parte "bella" della mia stanza da letto è solo quello, il materasso su cui ogni sera mi stendo per potermi segare come un bravo ragazzo patetico e disperato fa e per potermi addormentare, con la paura di risvegliarmi il giorno dopo.
Perché è una paura, non proprio svegliarmi o aprire semplicemente gli occhi, lo è avere la consapevolezza di dovermi per forza alzare per poter vivere, uscire di casa e ritrovarmi faccia a faccia con i miei coetanei, con sconosciuti con cui neanche voglio avere a che fare. "Vivi la vita", dicevano e dicono. La vita è solo un modo per distrarsi finché gli occhi non si chiudono definitivamente o non restano spalancati, e le palpebre non si possono più sbattere.

Buffo detto così.

Mi alzo dal letto ed esco fuori dalla stanza, di cui lascio sempre la porta aperta di notte, incamminandomi verso il bagno sporco che ho; dovrei pulirlo e dargli una sistemata, in effetti.
Mi guardo allo specchio: orrore ed errore.
Due grosse borse sotto gli occhi, spaventose, inguardabili, ma comunque mi si addicevano. Il mio volto stanco, pallido, quelle erano le uniche a dare un po' di colore insieme alle occhiaie; sembrava che qualcuno mi avesse dato un pugno.
Accanto allo specchio c'è un piccolo scaffale. Mi affretto ad allungare la mano verso questo e prendo una piccola scatola, e dopo averla aperta e girata verso la mia mano, inizio a contare: una pillola, due pillole, tre pillole, quattro pillole, cinque pillole, sei pillole e.. oh, è vuota. Lancio via la scatola, mettendo tutte e sei le pillole nella mia bocca e ingerendole con forza, provocando un forte rumore.
Groppo in gola.
Accade ogni volta eppure ogni giorno ingerisco sette pillole, per precisione. Non mi fanno nulla, non mi causano alcun dolore oltre quel fastidio che sento ogni volta che deglutisco durante la giornata. Sono forte, intoccabile, determinato e sicuro, delle semplici e piccole pasticche, forse non poi così piccole, non mi fanno assolutamente nulla ma mi fanno provare qualcosa: pena. Pena nei miei confronti.
Mai visto essere più penoso.

Non ci metto tanto a lavarmi i denti e a sistemarmi i capelli, infatti dopo una decina di minuti, forse una quindicina, torno in camera per potermi cambiare, ma prima controllo il telefono. Ed ecco che lo trovo: il solito messaggio della buonanotte di mia madre; ha imparato ad utilizzare la tecnologia solo per lasciarmi questo messaggio ogni notte.

«Vergogna, sei una vergogna. Che i cani ti divorino e che i lupi ti sbranino, nessuna pietà per te; tuo padre non sarebbe orgoglioso, anzi, sarebbe disgustato! Muori muori muori, schifo che non sei altro. Tu non sei mio figlio.»

Grazie mamma, ti voglio bene anche io e mi fa piacere tu pensi ancora a me, pensavo di non trovarmi più nel ricordo di nessuno, di essere solo e abbandonato, e infondo è così, non ho nessuno accanto.

Blocco lo schermo e poggio il telefono sul comodino, che riprendo non appena termino di prepararmi. Non mi son vestito in modo elegante tantomeno provocante: una semplice felpa e un paio di pantaloni della tuta, tutto nero.
Mi affretto ad infilarmi le scarpe e ad uscire di casa; mi fa quasi paura, ci sono troppi segreti là dentro, troppe cose private.. forse è per questo che viene chiamata "casa". Ma adesso che sono fuori? Che faccio? Non ho nessun posto dove andare, non ho voglia di vagare come un randagio.
E adesso che mi ritrovo a pensare, ecco che la mia attenzione ricade su di lui, ancora una volta. Non ti fai ribrezzo? Non ti vergogni? Sei tu la vergogna di questo pianeta, non io; tu dovresti morire, non io. Eppure.. ti amano tutti. Sono quasi invidioso, o meglio, la chiamo "invidia" per non chiamarla "gelosia"; non mi appartieni. Ma la cosa egoista è che io ti appartengo. Sono tuo, lo sono stato e sarà così per sempre, lo sai anche tu! Non ti sembra egoismo, questo? Anche io voglio avere lo stesso diritto di dirti "sei mio", di ricevere tanti "ti amo" ma non di ricambiarne nessuno e non sentirmi nemmeno in colpa.
Voglio sapere, ti senti in colpa quando ti comporti in quel modo o no? Sto ancora aspettando il tuo "anche io", è passato un anno, quasi due, quanto tempo devo aspettare ancora? Forse devo aspettare per l'eternità e non ricevere mai nulla. Se dovessi aspettare davvero per così tanto, lo farei, lo sai. Sai troppe cose, davvero tante, e te ne approfitti, in certi momenti. Io non scherzo quando dico di amarti, o quando sembro ironico su certe cose, non è ironia quella. Sono geloso, possessivo, violento; voglio che tutte e tutti si allontanino da te perché sei mio, o almeno vorrei che fosse così. Dimmi, quando arriverà il mio turno?
Sto aspettando, davvero, ma sto perdendo la pazienza. È passato troppo tempo e non ho ancora ricevuto nessuna risposta.
Te lo richiedo: quando arriverà il mio turno?
Non vuoi che arrivi o sono io ad essere così appiccicoso da privarmelo da solo? Sto cercando di essere il meno appiccicoso possibile, non mostro la mia gelosia perché non voglio che tu ti allontani, non voglio stare senza di te come adesso.

Tu.. provi qualcosa di serio nei miei confronti, non è così? Non è solo attrazione, giusto? Hai sempre detto di provare qualcosa di forte verso di me eppure non vedo nessun cambiamento, stai sempre sullo stesso punto e io ancora alla partenza, mentre le altre hanno già raggiunto la fine della corsa.
Questo è barare.

Ti faccio un'altra domanda: ci tieni a me?
Penso tu ci tenga almeno un po' a me, no? Mi sbaglio? Dimmelo se sbaglio, non voglio illudermi, non di nuovo, è già abbastanza umiliante così! Perché dopo tutto questo, sono ancora qui a farti queste domande! Patetico! Patetico patetico patetico!
Non sono solo un semplice giocattolo, giusto? Non come tutti gli altri o tutte le altre, sono qualcosa di più importante, o sto sbagliando anche in questo? Mi illudo persino da solo, ma guarda! E invece sono proprio come tutti gli altri, un buco. Un buco dove tu puoi scaricare ciò che vuoi, un grosso buco vuoto e pieno di dolore, e mi illudo di essere altro, proprio come tutti gli altri. Ma c'è qualcuno che si illude ma che raggiunge il traguardo o qualcuno che raggiunge il traguardo senza volere. Riuscirò mai a fare come loro?

Ultime domande.
Mi hai mai voluto bene? I miei pensieri sono giusti o errati? Mi odi? Sono appiccicoso? Vuoi liberarti di me?

Ti lascerò rispondere, non scriverò nient'altro.
Voglio solo che tu sappia che non sto facendo niente di tutto questo per te, anzi, mi hai reso così felice, non mi sentivo così spensierato da anni. Sei davvero la mia felicità e per la prima volta amo una cosa così positiva, ma sarebbe andata a finire così comunque, anche se avessi risposto e ricambiato tutto ciò.
Ma sai come fa la canzone no?

Take a gun and put it on your head,
pull the trigger and leave it fell.

Il ragazzo venne ritrovato senza vita sul suo letto, con un quaderno accanto e il telefono sul petto; un timer appena terminato.
Polizia chiamata per aver sentito il rumore di una pistola, ma nessun'arma è stata ritrovata nella struttura. Si suppone il ragazzo fosse depresso dai numerosi testi scritti su quel quaderno trovato, bagnato e con le ultime pagine piene di macchie di inchiostro. Assumeva anche delle pillole di cui ancora non sappiamo l'origine, attenderemo l'autopsia.
L'ultimo testo scritto, insieme ad altri, non si sa a chi sia riferito, non c'è scritto alcun nome e alcun indirizzo.
Sincere condoglianze ai parenti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 17, 2020 ⏰

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