Passi nelle scarpe

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Aprile/Maggio 2020.

Con quelle scarpe mi sono innamorato di te,
con quelle scarpe è finita.
Ti ho dimenticata, ma ho ancora quelle scarpe piene di passi fatti con te e dentro tu hai ancora una parte di me.

Brillava in mezzo a tutte,
cadevo sul posto in mezzo a tutti
e
continuavo ad innamorarmi
solo nel guardarla
senza mai sfiorarla con il corpo,
ma con l'anima.

Gente che urla formando un coro,
abbracci e risate,
alcol e cazzate,
baci lunghissimi vicino ad un muro,
camminate con le mani sul culo
e
voglia di alzarsi sempre la mattina
senza dare peso al giorno prima.
Tornerà tutto
e finirà questo grande lutto.
(Quarantena)

Non l'avrei mai detto,
ma forse mi interessi e qui lo ammetto
ora che non siamo più gli stessi,
ora che siamo un po' diversi
e
ora vorrei dedicarti qualcosa nei versi.

In quelle scarpe ho lasciato molti ricordi,
in quelle scarpe ho lasciato una lei
che in qualche modo
ero riuscito a capire
per poi abbandonarsi come due anime in tempesta senza mai tradire
e senza mai pensare bene a cosa dire.

Ora guardo il cielo dal balcone,
guardo il vento che passa come delle persone,
guardo i capelli mossi nel suo biondo cenere
e negli occhi una speranza che ho visto in pochi,
una speranza che non vedevo da un po',
mi mancava,
sapevo che era lei l'unica e mi bastava.

Era una promessa la mia,
portarla a guardare le stelle
e ammirare la stella più bella,
lei.

Con quel fiore nei capelli che risaltava i suoi occhi verdi tendenti al celeste,
che quasi si mimetizzavano con la luce del sole che rifletteva sul verde prato di quel vecchio giardino,
era salvezza,
ed io non ci feci caso,
era felicità,
ed io non ci feci caso,
era amore,
ed io ci feci caso.

Su quel cuscino lontano giaceva il suo profumo
e il suo cuore riposava accanto al mio ogni giorno,
mentre eravamo distanti chilometri con i corpi.

Ricordo lei,
seduta su quella sedia di legno intrecciato mentre sfogliava quel libro
e rideva di buon gusto con quel caffè caldo appoggiato sul tavolo.
Erano cose semplici infondo, ma ero felice ed era l'unica cosa che contava.

Sono tuo dissi e mi persi nel buio, mentre le sue mani accarezzavano il mio corpo, stanco dalla giornata
e stanco di una vita troppo incasinata.

Dai dimmi cos'hai saputo,
cos'hai saputo di me?
Le notti passavano lente per dare un senso ai perché
e qui l'aria è irrespirabile da quando non ci sei te,
che qui il tempo sembra fermo senza te,
e i giorni passano pieni di ma
e pieni di se,
mi sono perso e mi mancano i passi fatti con te mano nella mano e con quelle scarpe slacciate a correre sotto la pioggia
con il cielo grigio e noi insieme ad illuminare la città.

Non andava più bene,
era solo odio e non potevamo stare insieme.
Non le andavo bene
sarà che era stufa di avermi affianco
oppure aveva già qualcun altro
pronto ad amarla
o
pronto a ferirla per poi abbandonarla.

La gente moriva e appassiva come una vecchia pianta
abbandonata alla vita,
aspettando di farla finita.

Ora con queste scarpe cammino da solo su questa lunga strada scelta da me.
A volte mi giro
per dare un'occhiata dietro
e vedo tutto sfocato,
sarà solo il passato
e ogni cosa che ho fatto
andando persa nella mia mente
perché ora non vale più niente,
perché ora non mi perdo tra la gente.

Il silenzio,
fa paura perché molte volte
è solo la quiete prima della tempesta
o la morte dell'anima o della testa.

Dopo quel lungo litigio,
lei seduta su quella sedia nell'angolo della camera e lui seduto sul letto,
per qualche secondo si guardarono
e unirono i loro battiti del cuore
tra rose piene di spine
e un profondo amore.

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