Capitolo 5

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Guardandola dormire Noah pensò a tutto il tempo trascorso lontano, da una vita passati uno accanto all'altro ad una vita dove vi si ricorda a malapena i tratti del viso, faceva male. Lui che la guardava dormire, si rese conto che dopo aver causato la morte del padre non era mai riuscito a guardarla come la guardava ora. Le fitte allo stomaco causate dai sensi di colpa lo bruciavano piano piano da dentro, come se una piccola fiamma gli stesse corrodendo lo stomaco lentamente. -J..Jade- balbettò con gli occhi lucidi. Scosse la testa cercando di riprendersi mentre lei, muovendosi nel sonno, si mise a pancia in su. Noah si decise e si sedette accanto a lei, le sfiorò il viso con la punta delle dita, la sua pelle liscia e morbida al tatto lo fecero sorridere. Sarebbe potuto restare li per ore, semplicemente a guardarla dormire serenamente. Ma, proprio in quel momento, il battito di Jade accelerò di colpo, quasi come se stesse per esplodere. Jade spalancò gli occhi e di scatto si mise seduta sul letto. Il respiro affannato non voleva cessare e lei era visivamente in panico. -Jade hey! Tranquilla respira ci sono qui io!- disse Noah abbracciandola di colpo, lei si divincolò per la necessità di aria. -Era solo un brutto sogno, tranquilla respira- disse Noah guardandola leggermente preoccupato. -No! Non era un sogno! Non lo era per niente! - disse Jade cercando di calmare il suo respiro fino a renderlo regolare. -Cosa vorresti dire?-Ho visto mia madre... Mi ha parlato, le sue parole erano confuse e non ho capito bene. Voleva dirmi qualcosa, e ovviamente io come al solito non ho capito. Le uniche frasi che sono riuscita a comprendere sono state "Ta naa neuma!", "Lle holma ve’ edan" e "Ú renich manen im estannen?". Ma non so cosa vogliano dire. Penso sia Elfico, no?-Jade alzò lo sguardo verso Noah vedendolo pensieroso. Lui la guardò con una nota di amarezza. -Io lo conosco l'Elfico. Ma non capisco come tua madre faccia a conoscerlo.- Disse dopo un lungo silenzio. -Hai intenzione di dirmi il significato o...?- Lo spronò lei. -ta naa neuma! significa "È una trappola", Lle holma ve' edan significa "odori come un umano" e generalmente è un insulto; infine Ú renich manen in estannen? È "Non ricordi più il mio nome?".--Ma che senso può avere?--Oh, questo non lo so.- Rispose Noah velocemente ed in modo secco.-È tardi, dobbiamo andare.- Disse di punto in bianco sbrigativo. Jade lo guardò, come se sapesse che qualcosa non tornava ma, nonostante questo, cercò di non pensarci. Jade si andò a sciacquare la faccia pensierosa. Un velo di tristezza le scuriva il viso, pensò che effettivamente aveva un vuoto di memoria per quanto riguardava la madre e la cosa la faceva soffrire. Non riusciva a non pensarci. Jade si face coraggio e uscì di casa, Noah era a pochi passi da lei e parlava con Roland. -...Devi andartene! Prima che ti scoprano. È pericoloso.- Continuò Noah non sentendo la porta della casa chiudersi. -Oh Jade! Vedo che sei tornata!- Urlò Roland sopra la voce di Noah sperando che lei non avesse sentito. Jade, furbamente, fece finta di non aver sentito Noah e si comportò come se nulla fosse. -Ciao ragazzi! Roland come andiamo?- disse indifferente lei. Noah la guardava leggermente impaurito. -Tutto bene, tu?- Le sorrise e lei sorrise leggermente di riflesso spostandosi una ciocca di capelli dal viso a dietro l'orecchio. -Scusami Roland ma dobbiamo andare che siamo di fretta. È stato un piacere!- Li interruppe bruscamente Noah. Jade sospirò. -Va bene, arrivederci signor Roland- disse sorridendo Jade e incamminnandosi senza neanche guardare Noah in faccia. Mentre camminavano per il paese andando verso la casa del capo vilaggio Jade si guardò in torno, quel paese era così allegro e pieno di vita, come se nessuno sapesse, o meglio, come se a nessuno importasse di tutto il male che c'era al di fuori. -È davvero un bel posto. Mi piace molto l'aria che si respira, avverto tanta allegria e felicità.- Disse Noah interrompendo così i pensieri di Jade. -Si, è vero. È davvero un bel posto.- Rispose cercando di far finta di non aver udito le parole di Noah nei confronti di Roland. Ricalò il silenzio su di loro insieme al sole che tramontava. Il tramonto era sempre più bello e ben visibile. Al tramonto il cielo si irradiava di colori, rosso e arancione che si sfumavano fra loro insieme a delle leggere note del blu della sera. Li il tramonto era molto particolare. Se da una parte avevi il tramonto, ti bastava girarti dal lato opposto per vedere il blu della sera. La particolarità era proprio che i colori del tramonto e della sera si incontravano fra di loro al centro del cielo sfumandosi perfettamente e creando colori diversi ma ugualmente stupendi. Piano piano il cinguettio degli uccelli diminuiva e il suono prodotto dalle cicale era sempre più alto. Come se ognuno conoscesse il suo ruolo. Giunti a destinazione varcarono la porta. Sybon era li, seduto al solito posto, con aria spazientita. -Finalmente, sarò conciso, non voglio perdere altro tempo con giri di parole. Sedetevi.- Disse indicando due sedie di legno mentre si guardava le unghie dell'altra mano.--Iniziamo bene.- Susurrò Jade sospirando. Noah aveva il viso cupo per la preoccupazione. La paura che Sybon potesse dire qualcosa di sbagliato era molta ma cercava di mantenere i nervi saldi. Si sedettero sulle sedie. Le sedie erano scomodissime e piene di schegge pungenti e, come se non bastasse, erano vicine al camino dove divampava un grande fuoco. -La situazione è questa: una guerra è alle porte e serve carne da macello. Mi spiego meglio, alla ribellione servono persone per delle esplorazioni.-Iniziò a spiegare gesticolando elegantemente con non curanza.-Sono esplorazioni suicide, sono sincero con voi. E vuoi due siete stati scelti con leva obbligatoria, non siete gli unici ma vi ripeto, siete carne da macello. Non sanno chi siete e non gli interessa. Nonostante questo c'è da dire che, in realtà, non eravate stati scelti voi, infatti dovrete usare dei nomi falsi in quanto coloro a cui appartenevano sono stati uccisi dai miei servitori per fare spazio a voi--Ma questo è brutale!-urlò Jade alzandosi dalla sedia di scatto sconvolta e piena di rabbia, Noah non disse niente, guardava un punto fisso davanti a se con sguardo perso, si limitò a tenere la sedia di lei per evitare un eventuale incendio causato da essa a contatto con il fuoco.-No piccola, questa è sopravvivenza.-

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