Stavo andando a scuola a piedi ascoltando la mia musica preferita per poter stare in pace almeno in quei dieci minuti di tragitto. Era il mio primo giorno della terza superiore, sapevo già che non sarebbe stata una bella giornata dal momento che non ho mai avuto amici a scuola, anzi i miei compagni mi hanno sempre trattato male: in prima Leonardo mi aveva inseguita quando ero in stampelle ed aveva voluto venire in ascensore con me, per bloccarlo apposta; in gita a Maggio della prima il migliore amico di Leonardo, Marco, per farmi un dispetto mi ha rovesciato addosso la sua Coca-Cola ed altri episodi altrettanto spiacevoli che non ho voglia di ricordare per quanta tristezza m'incutono soltanto a ricordarli; certamente se non mi avevano stimato nei primi due anni di liceo, non potevano iniziare a trattarmi meglio in terza, quindi sicuramente anche quell'anno scolastico sarei stata considerata come il nulla, come un fantasma. Queste erano le mie preoccupazioni durante il tragitto che ormai facevo da tre anni, che avevo interrotto non appena avevo visto davanti a me l'imponente edificio del mio liceo.
Non avevo per niente voglia di entrare in classe perché non me la sentivo di affrontare i miei compagni, ma non avevo altra scelta, non avevo scampo. Alla fine mi ero fatta coraggio e avevo preso posto in prima fila nell'aula dove avrei trascorso tutto l'anno scolastico. Dopo qualche minuto era arrivato Leonardo, che aveva deciso di sedersi vicino a me. Non ci potevo credere che si sia messo vicino a me! Perché non lo immaginavo? Non mi aveva mai trattato bene! Fortunatamente subito dopo era arrivata la prof di matematica, almeno non avrei continuato a pensare di dover stare fino la fine dell'anno in banco con lui.
Ovviamente, essendo il primo giorno di scuola, la prof ci aveva fatto i soliti discorsi noiosi che tutti i prof fanno al primo giorno di scuola. Anche se in quei momenti mi annoiavo molto, non avevo voglia di interagire con lui, che stava tentando di darmi fastidio pizzicandomi o lanciandomi palline di carta, come al suo solito.
"Basta! Leonardo! La smetti?" gli avevo detto stizzita, ormai col fumo che mi stava uscendo da entrambe le orecchie, come si vede nei cartoni.
"No, ho appena iniziato!" mi aveva risposto col suo sorriso bellissimo, che però non avrei mai potuto gustare, o almeno pensavo.
Le prime ore erano passate tutte così: io che tra poco stavo per strappare a Leonardo tutti i capelli che aveva e lui che mi lanciava le palline di carta mentre cercavo di stare attenta, nonostante la monotonia dei discorsi dei prof.
Durante la ricreazione, una volta che ero tornata dalla toilette, ho trovato Leonardo che stava lanciando il mio astuccio ai suoi amici! Mi ero coperta gli occhi perché se si fosse aperto, da lì in poi sarebbe potuto finire tutto perché in fondo all'astuccio tenevo nascosto un foglio dove c'eravamo io e lui per mano, non ricordo il motivo preciso per il quale abbia disegnato questo. Avevo fatto quel disegno alle elementari perché ero innamorata di lui dalla prima elementare, nonostante lui mi avesse maltrattato dal primo giorno che ci siamo visti. Come immaginavo, dopo qualche secondo, l'astuccio era caduto per terra ed era aperto, evidentemente faceva troppa fatica a tenerlo chiuso, in più era andato a terra rovescio, quindi il mio disegno era finito in alto! In quel momento l'avevano notato tutti, lui per primo! Mi ero sentita nuda, nonostante avessi i vestiti addosso!
"Divertente! Alice innamorata di me! Guardate! Non sa neanche disegnare! E neanche scrivere!" aveva esclamato divertito Leonardo ridendo, seguito da tutta la compagnia dei suoi amici.
Ero diventata pallida, mi sembrava di morire! Nessuno mi aveva difesa! Tutti ridevano di me! Sembro debole solo perché me ne sto al mio posto, ma questo non vuol dire che io sia meno intelligente di loro, o insicura; anzi, i veri insicuri sono loro che vogliono sminuire chi è davvero forte senza volerlo esibire. I veri spavaldi non sono coloro che cercano l'approvazione del prossimo, ma coloro che si accontentano dell'approvazione di sé stessi- Non capivo cos'avevo di sbagliato. Non capivo perché avessero dovuto prendersela proprio con me, cos'avessi potuto fare di sbagliato! Queste erano le domande che continuavo a farmi tutti i giorni. Non passava giorno dove io non cercassi di dare delle risposte a questi punti interrogativi... Comunque la mia reazione a quell'affermazione era stata quella di scappare e chiudermi in bagno a piangere, perché piangere è un'azione da coraggiosi: in quel momento si ammettono i propri limiti e anche i propri crucci. Era un dolore troppo grande per me! "Perché mi sono innamorata di lui dieci anni fa? È così l'amore? Veramente essere innamorati fa soffrire così tanto?" continuavo ad urlare mentre piangevo disperatamente in bagno.
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Unici insieme
Novela Juvenil"A volte una sola parola, può fare un gran casino Come gli schiaffi sulla faccia che coprono un sorriso Avevo detto di andarci piano ma non mi sono pentito Io non mi sono pentito Mi guardi con gli occhi di Monna Lisa Mi guardi il profilo e non il vi...