Salve, oggi vi voglio raccontare di quella volta che dei ragazzi, o come si definivano loro, "la resistenza", vestiti di rosso, con delle maschere di Dalì, hanno assaltato la Zecca Nazionale spagnola, intenti a rubare i soldi di nessuno.
Già, i soldi di nessuno, proprio perché ciò che volevano fare loro non era una banale rapina, loro volevano stamparsi i propri soldi, tutta banconote da 50, da 100 e da 200 euro, non tracciate, quindi appartenenti a nessuno.
Questi partigiani dell'età moderna, si facevano chiamare con i nomi delle città.
Loro erano: Berlino, Tokyo, Nairobi, Oslo, Rio, Helsinki, Mosca e Denver.
Helsinki e Oslo, serbi reduci di guerra, specialisti delle armi, erano cugini, mentre Denver e Mosca erano padre e figlio.
A capo di questa follia c'era "il professore", mente geniale che ha organizzato il colpo in ogni minimo dettaglio.
Qui dentro invece comandava Berlino, fratello maggiore del professore, un assassino spietato, cinico a cui interessano solo i soldi, con una malattia neurodegenerativa di nome "Miopatia di Helmer", ma che allo stesso tempo era così dannatamente sexy.Eravamo chiusi li da diverse ore, che non saprei ben definire in tempo concreto, la cognizione del tempo non era ben accetta in questa rapina.
Ogni ostaggio aveva un compito, c'era chi scavava un tunnel, che sarebbe servito poi ai nostri rapitori per scappare, ed altre che stampavano le famose banconote, bel mille milioni di euro totali.
E poi c'eravamo noi, io ed altre ragazze, chiuse in una stanza della Zecca perché "deboli".
Alcune erano lì perché avevano patologie particolari, come il diabete, altre erano incinte, altre ancora erano lì perché spaventate.
E poi c'ero io, che ero lì "per caso", giusto perché serviva qualcuno che confortasse le altre, ma avrei preferito molto stare assieme agli altri all'ingresso, almeno per poter dialogare con persone non mentalmente instabili.
Davanti a me comparve Berlino, con il suo metro e novanta di altezza e la sua bellezza mozzafiato, uno spiraglio di luce che solo io vedevo, perché le altre avevano paura di lui e della sua presenza.
-Scusi, signor Berlino, potrei parlarle in privato?
Lui non disse niente, fece solo un cenno col dito e con lo sguardo, ed io entrai nella sua stanza, che lui prontamente richiuse alle mie spalle.
-Cose c'è?
Non riuscì a reggere il suo meraviglioso sguardo, era troppo per me, era pieno di emozioni e di nulla, un nulla che lo rendeva ancora più bello ma triste, così tanto da costringermi a guardare a terra.
-Beh, volevo chiederle se potessi tornare assieme agli altri ostaggi...
-Che c'è, qui non stai bene?
La sua voce roca era un misto tra il sarcastico e il serio.
-No, anzi, sto benissimo, però vorrei dare una mano con ciò che si deve fare, magari potrei aiutare a stampare e...
Mi interruppe, e mi si spezzò il fiato in gola.
-Tu la conosci la battuta sul sesso?
Si avvicinò sempre di più a me, così da farmi accelerare il battito e divenire un fuoco.
-In realtà no...
-Tu lo sai cosa sia per me stare qui, senza poter fare sesso?
Mi prese il mento tra le mani per farmi alzare il capo e per guardarmi negli occhi, per capire cosa provassi.
-No... Ma potrei aiutarla io.
-Non saprei, non ti ho mai guardata bene...Balla per me.
Il panico e la paura stavano prendendo il sopravvento, ma lui mi aveva totalmente rapita... Eh no, non è una battuta di cattivo gusto.
Iniziai a ballare e togliermi la tuta rossa, che tutti noi avevamo assieme alla maschera, per evitare che i poliziotti riuscissero a distinguere i rapinatori dagli ostaggi.
Il suo sguardo mi stava mangiando, era insostenibile e logorante, era infuocato e pieno di desiderio.
Si alzò dalla sedia in cui era seduto per godersi lo "spettacolo", e si avvicinò a me.
-Non vorrei mai farlo con qualcuno che non lo volesse, con qualcuno che mi userebbe solo per uscire da qui.
-Ma io voglio, e per lei, starei qui dentro a vita.
Era al mio fianco, aveva il mio volto tra le mani, e non riuscì più a resistere.
Mi baciò.
Era pieno di desiderio e malizia.
Inutile dire che iniziammo a limonare, e lui mi girò, sbattendomi a novanta sulla scrivania.
Sussultai.
Entrò in me con un colpo secco.
Una lacrima scese così dal mio viso, ma l'eccitazione che mi provocava era maggiore.
Continuò così, andando sempre più veloce e più "a fondo".
I miei gemiti raggiungevano veloci le sue orecchie, facendolo sentire un Dio, e aiutandolo ad andare sempre più veloce e forte.
Gemevo il suo nome, e lo sentivo sorridere compiaciuto.
Poco dopo mi fece girare ed inginocchiare davanti a lui, e mi guardò negli occhi.
Con una mano condusse la mia testa verso la sua lunghezza, che prontamente presi in mano e poi in bocca.
Stavolta dei gemiti uscirono dalla sua gola, mentre mi spronava ad andare sempre più veloce, fino a venire, dopo non poco, sulle mie labbra, che leccai, e con cui poco dopo lo baciai.
Non l'avevo mai fatto in questo modo, con così tanta voglia da entrambe le parti, e lui, cazzo, lui con la sua voce e con i suoi modi di fare mi eccitava e non poco.
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Una tragica storia d'amore -Berlino one shot-
FanfictionImmaginati se al posto di Ariadna, ci fossi stata tu. Bene, questo è quello che sarebbe successo se la ragazza fossi stata io. Prende ispirazione dalla vera storia, quindi potrebbe contenere spoiler e scene esplicite. #6-berlino (01-05-2020) #7-berl...