Buon Compleanno

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«Mike, buona serata, non fare tardi - Ashley saluta sistemandosi il cappotto - ancora auguri di buon compleanno» gli sorride.

«Grazie mille Ashley, buonasera anche a te» risponde Mike, osservando la sua collega uscire.

L'uomo sposta lo sguardo sul desktop stranamente nero del suo computer, osservando come il sorriso luminoso rivolto un attimo prima alla sua collega si fa presto una smorfia triste. Punta lo sguardo sul riflesso dei suoi occhi, consapevole di come ormai siano un azzurro spento da ormai troppo tempo; sbuffando infastidito porta le mani a tirare i capelli neri, ormai troppo lunghi per i suoi gusti e batte la testa sulla scrivania.

Il suo problema non è essere rimasto l'ultimo in ufficio, è il capo e questo capita molto spesso; ha sempre desiderato diventare un avvocato e dopo molto duro lavoro e sacrifici è riuscito ad aprire uno studio tutto suo, arrivando tra i primi dieci studi legali più famosi solo un anno prima, un anno esatto, il giorno del suo compleanno, ma Mike odia il giorno del suo compleanno..

Il giorno del proprio compleanno è il giorno più importante, così la vede un bambino. Crescendo, però, il giorno più bello cambia per ognuno di noi, a seconda della nostra età, dei nostri interessi, del percorso che abbiamo scelto di seguire: il primo complimento della maestra, quando hai imparato ad andare in bicicletta, il primo sorriso della persona che ti piace, il diploma, una promozione a lavoro, il giorno del proprio matrimonio, la nascita di un figlio. Per Mike, il giorno più bello, per un motivo o per l'altro, è sempre stato quello del suo compleanno, perché le cose che per lui hanno veramente contato sono successe quel giorno: quando ha capito di essere gay, quando ha incontrato la persona che avrebbe voluto al suo fianco per ogni giorno della sua vita, la sua laurea, quando è stato assunto nel suo primo studio legale, quando ne ha parto uno suo; poi la magia si è spezzata e il giorno del suo compleanno è diventato per lui solo dolore e sofferenza.

Mike torna ad osservare il computer ormai spento e sorride sbeffeggiando se stesso, ricordando come durante tutta la mattinata, i suoi colleghi e i segretari hanno provato a convincerlo a uscire tutti insieme per festeggiare il suo compleanno, sfruttando il fatto che il giorno dopo è festa per tutti; solo dopo pranzo hanno smesso di chiederglielo, come se non fosse mai successo e lui pensa che qualcuno l'abbia sentito piangere in bagno.

Sbuffando infastidito, lascia la sua scrivania e recupera i suoi effetti, per poi infilarsi il cappotto e lasciare il condominio. Una volta in strada si sistema meglio la sciarpa intorno al collo, cercando di evitare con lo sguardo l'angolo del marciapiede che fa angolo con il parcheggio proprio lì davanti, ma non ci riesce: l'asfalto nero più scuro al centro dal quale partono diverse bruciature, le strisce gialle fresche di verniciatura e il cartello nuovo su cui spicca la scritta "Riservato Dott. Mike Russell".

I suoi occhi si fanno lucidi mentre abbassa gli occhi alla base del palo del cartello che porta il suo nome e si copre gli occhi non resistendo alla vista dei fiori che lo circondano, tra i quali spicca la foto di un uomo in uniforme, i capelli biondi costretti sotto il cappello dell'uniforme, la barba curata che neanche il suo capitano era stato in grado di costringerlo a tagliare, gli occhi verdi luminosi e il sorriso radioso; sembra che stia sorridendo a lui.

Mike si avvicina piano, ignorando gli sguardi tristi delle persone che lo sorpassano, "Non hanno mai visto un trentenne piangere" pensa neanche troppo interessato, mentre la sua mano tremante si avvicina alla foto per accarezzare delicatamente quel viso tanto bello quanto doloroso e rilegge per l'ennesima volta la scritta sotto di essa "Jackson Walker NOV-13-1982 MAR-17-2017"; aveva solo tre anni più si lui.

«Mi manchi» Mike piange, rimettendosi in piedi e allontanandosi il più velocemente possibile.

Senza guardare verso nessuno, si dirige verso la metropolitana e senza riuscire a impedirlo, le immagini di quel giorno gli tornano vivide davanti a lui.

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