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Ed eccomi di nuovo sulla BakuTodo.
Piacere e condanna.
Ho un paio di cose veloci veloci da dire:
- Dirty Talking. Sì, perché in questa storia era necessario ed è una cosa che mi fa impazzire. Quindi ne ho approfittato anche per sdoganare termini proprio sporcaccioni eheh
- il nickname di Bakugou è per me molto speciale, e spero prima o poi di pubblicare la storia relativa a quella parola. C'è chi sa già di cosa sto parlando 🔥

• COFFEE SHOP •

L'aria umida ed inquinata della Grande Mela gli era in un certo senso mancata e mai l'avrebbe pensato possibile. Non era più abituato a quelle scorie tossiche che gli entravano nel setto nasale e poi giù per i polmoni, e quella sensazione di nostalgia era sicuramente un effetto collaterale dello smog cancerogeno.

Pochi, pochissimi dettagli erano cambiati rispetto a tre anni prima. Tre e mezzo a dire il vero.
Non ricordava innanzitutto che i tavolini fossero di legno resinato, non ricordava la scaffaliera piena di libri e assolutamente non ricordava che in sottofondo mettessero quella musica indie commerciale scontata e ripetitiva. Evidentemente avevano scelto di dare un aspetto più... hipster al luogo. Scelta discutibile, ovviamente.
Ma niente e nessuno gli avrebbe rovinato quel momento, nossignore. In realtà pensava che qualcuno l'avrebbe riconosciuto. Non gli studenti, no, quelli andavano e venivano continuamente e lui non aveva fatto in tempo a conoscere veramente nessuno ai tempi, ma almeno i dipendenti del Coffee Shop in cui aveva passato tutto il tempo in cui invece avrebbe dovuto essere in classe, beh, loro avrebbero anche potuto notarlo. Non era però certo che fossero gli stessi che tre anni prima lavoravano lì, doveva ammetterlo. Non si era mai sforzato né di ricordare le loro facce né di conoscere i loro nomi, e iniziava a realizzare che probabilmente anche loro avevano fatto lo stesso con lui.

E dire che aveva sempre pensato di essere in un certo senso indimenticabile, che stupido. Si comportava come se il mondo fosse in mano sua, non chiedeva niente a nessuno e non faceva altro che prendere e pretendere. Quanto tempo perso.
Gli era servito solo a rimediare lividi, microfratture, liti familiari ed un viaggio dritto dritto verso il riformatorio. A sua madre non era importato proprio un cazzo che fosse un maggiorenne legalmente indipendente, l'aveva minacciato di rivoltare talmente tante cose a suo svantaggio, che non aveva proprio potuto rifiutarsi. Ma non era stato poi così male, se si escludevano i primi sei mesi.

Non doveva più pensarci, no. Bakugou Katsuki, 23 anni, ora era un ragazzo libero da ogni tentazione ed era pronto a cominciare la sua nuova vita.
Pensava che tornare all'Università che aveva potuto frequentare solamente per qualche mese sarebbe stata una metafora azzeccata. Si sarebbe preso qualche giorno per pensare a cosa fare del proprio futuro, e stavolta seriamente.

Si mise in un tavolino libero, abbastanza lontano dalla vetrata per non essere infastidito dal sole e seminascosto da un angolo di muro che lo toglieva dalla vista dell'ottanta per cento degli altri tavoli. Che posto meraviglioso. Sì, perché poteva anche aver capito la lezione riguardo a risse, orge, alcolismo e droga, ma di certo non era diventato una persona socievole tutto d'un tratto, neanche dopo tre anni e mezzo di riformatorio impossibile.

Nell'attesa della propria colazione iniziò a giocherellare con il mini portatile a disposizione su ogni tavolo. Erano ovviamente saldati ad un'ascia scorrevole di modo che nessuno potesse rubarli, ma erano sempre stati l'ideale per ricerche al volo o per controllare qualche comunicazione universitaria.

Koffeebreak123

La password era ancora quella, non ci poteva credere. Spinto da un'incredibile curiosità inserì il suo vecchio username e quando lo trovò ancora attivo così come se non avesse mai smesso di essere uno studente dell'Università non poté non ridere. Quelli della segreteria erano veramente dei coglioni, lo erano sempre stati.
Aveva centinaia di email ed altrettante comunicazioni totalmente inutili riguardo questo o quel corso, riguardo a donazioni, eventi, iniziative, pensionamenti ed encomi. Dio, impiegò almeno un'ora per sbarazzarsi di tutta quella roba ed ordinò un secondo caffè, stavolta in tazza maxi.
Inaspettato come il vento che si alzò in strada facendo vorticare tutte le foglie gialle e rosse cadute sul viale, un messaggio gli comparve al centro esatto dello schermo.

Coffee Shop [BakuTodo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora