Too young

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Questa la dedico a ramarro (isteh_), che mi ha fatto varcare la soglia del lato oscuro.
Ti voglio bene,
-C.

Too young

Louis stringeva una lettera tra le mani mentre sedeva su una poltroncina sbiadita e scolorita in veranda; era vecchia, consumata e avrebbe certamente potuto cambiarla, ma non ne aveva mai avuto il coraggio: gli ricordava tutte le volte in cui aveva tenuto sulle sue gambe, lì seduto, il più grande amore della sua vita.

Non era mai stato un uomo profondamente sentimentale; si era sempre circondato di affetti ristretti: la sua famiglia, a cui era indissolubilmente legato, i suoi amici ed una persona a cui non aveva dato mai una definizione vera e propria, ma che sapeva essere parte di sé.

Era giovane, in piena carriera, appagato a livello professionale, ma nella sua vita mancava qualcosa e, quel giorno in particolar modo, sembrava accusarne la mancanza.

E quel caldo giorno d'estate lo riportava con la mente ai ricordi lontani, ai giorni felici in cui aveva accanto a sé ciò di cui aveva davvero bisogno.

L'afa, il calore e il sole, uniti ad una leggera brezza estiva, gli ricordavano i pomeriggi trascorsi nella stessa veranda con accanto la persona che amava.

-Dovresti smettere di passare i tuoi pomeriggi a scrivere e regalarmi la tua completa attenzione.- gli diceva sempre, inscenando un finto broncio e puntando gli occhi verdi nei suoi blu.

E Louis, colpito e affondato nel profondo da quegli occhi così trasparenti, cedeva lasciando i suoi fogli disordinati sul tavolino dinanzi a sé.
E, schiavo di quegli occhi, ci si fiondava dentro senza alcun ripensamento.

Ma, quel giorno, quegli occhi verdi non erano lì a rimproverarlo bonariamente: la vecchia veranda era vuota fatta eccezione del giovane uomo che, con il cuore rannicchiato su se stesso come involucro, scriveva nervosamente sui suoi fogli.

E quei fogli erano l'unica cosa a non essere cambiata: disordinati, come il suo cuore dopo l'addio di qualche mese prima.

Aveva trovato rifugio nel suo lavoro, scrivendo in musica tutto ciò che lo attanagliava dentro.

La passione e l'amore nel suo cuore non si erano arrestati, erano lì presenti, solo più nascosti per paura di fare mosse azzardate: ormai Harry gli aveva detto addio e non c'era più nulla che potesse fare.

E per questo un po' di timore lo frenava dal cantargli tutte le sue parole a squarciagola finché lui non l'avesse perdonato.
Finché lui non l'avesse voluto.

Ma la verità Louis la conosceva bene: non poteva correre dall'uomo che per anni aveva amato, perché era stato lui stesso a distruggerlo.

Sapeva bene quanto fosse raro e speciale il sentimento che entrambi avevano provato - e che forse ancora provavano -, e sapeva di aver sbagliato a lasciarsi soffocare dalla pressione.

La loro sfortuna non era stata quella di innamorarsi, la loro sfortuna era stata quella di essere giovani.
Giovani e inesperti per quanto riguarda l'amore, la vita, il mondo.

Si erano conosciuti quasi per caso, una pura coincidenza che attraverso un piccolo palco li aveva uniti.

Uniti per davvero, fino in fondo. Completamente.

Ed entrambi sapevano che ciò che era nato tra loro, sin dal primo "ciao" sarebbe stato destinato a divenire molto più di una semplice amicizia.

Louis ricordava bene, senza che la memoria sbiadisse anche solo un piccolo dettaglio, il loro primo incontro.
Ricordava la prima volta in cui i loro occhi si erano incontrati, scontrati, incatenati: era stato un incantesimo quello con cui il giovane ragazzino, dai ricci capelli castani, aveva intrappolato il cuore di Louis nei suoi occhi verdi.

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