Quando quella signora dai vestiti strani gli disse che sarebbe morto entro un paio di giorni, non ci aveva creduto; ma una serie di eventi lo convinsero che quella stramba signora aveva ragione e, che per un motivo o per l'altro, l'indomani sarebbe morto.
Tutto iniziò dentro una libreria, ai confini della piccola cittadina di una sperduta valle toscana in cui si sarebbe fermato per qualche giorno.
Prese un libro in mano, poi ne prese un altro; infine scelse quel piccolo libro economico e tascabile e dal titolo ambiguo, con la copertina rigata dal tempo e il prezzo ancora in lire.
Si avvicinò alla cassa con discrezione, guardandosi in torno in cerca di una bella signora da ammaliare, o di un bambino con una madre sigle disperata con cui possa flirtare un po', poi si rese conto che una libreria non è certo un posto adatto per belle donne e madri single; forse erano due categorie di persone troppo stupide per pensare a leggere.
Lui era nato ad Aosta, luogo freddo e forse, un tempo, anche angusto; forse il suo carattere dipendeva anche dal luogo in cui sua madre lo aveva messo al mondo (certe volte pensava che quella fosse stata la cosa più ingiusta fattagli da sua madre).
Era un tipo affascinante e con la battuta pronta, ma era anche molto critico, cinico, freddo e un po' razzista e maschilista. Amava le donne, questo è vero, ma solo come oggetto, come passatempo, come un Cubo di Rubik con cui passi interi pomeriggi, poi ti arrabbi, e lo butti in quel cassonetto dietro l'angolo. A differenza che i cubi di Rubik, qualche geniaccio, li capisce. O come una stampante, erano come una stampante con un grande difetto.
A dir la verità stava pensando a delle tette calde e in bianco e nero, sfornate su un foglio da una bella stampante, quando quella signora gli toccò la spalla.
Lui si girò di scatto e per un attimo la vide bella, ma poi si accorse di quelle rughe sul viso, del collo pendente e dei capelli bluastri che si agitavano ignorando la forza di gravità.
Lei gli strappò il libro dalle mani e se lo portò via, prendendo qualche altro libro dallo scaffale e tenendoseli stretti.
Lui si avviò verso questa signora composta più da gobba che da ossa e si riprese il suo “Il Seme Del Crimine” senza fare alcun minimo sforzo e ritornò a prendere posto in quella fila corta ma interminabile.
Dall'altro lato della libreria un vento gelido lo prese alle spalle, e rabbrividì come quando si fa una pisciata a lungo trattenuta e si voltò indietro; c'era quella brutta signora che lo indicava e gridava:
- Tra qualche giorno morirai! Ascura Mat Dessare Muirtid Sucam!-
Nell'ultima parte della frase lui cominciò a ridere, quasi meccanicamente porse il libro al cassiere, pagò il doppio del dovuto e non se ne accorse (grazie al prezzo stampato in lire) e uscì dalla libreria ancora ridendo.
Fuori, tutti, gridavano.
Ma non solo, correvano da una parte all'altra e l'aria era gremita di fogli di giornale volanti. Un extraterrestre lo urtò e bofonchiò qualcosa di incomprensibile ma comprensibilmente umile.
Quando erano arrivati gli extraterrestri sulla terra? Quando lui era ancora in libreria? Quando la vecchiaccia gli aveva tolto il libro? Quando la stessa vecchiaccia gli aveva urlato contro “Sucam”?
Pensando questo, si mise ad analizzarli.
Testa grande, rotonda, che somiglia ad un gran culo. Esserini piccoli, alti un metro e quaranta, non di più e uno aveva in mano anche una copia de “Il Seme Del Crimine”.
“Bah, Schifosi dall'oltrespazio” pensò, e si diresse verso il piccolo alberghetto dove alloggiava.
Si meravigliò quando vide l'intero alberghetto distrutto tranne la rampa di scale e il pezzo di corridoio che lo portava alla sua stanza, intatta anche essa.
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Quel Tragico Seme
Science FictionUn Uomo, un Libro, gli Alieni e la sua fine del mondo.