Capitolo Quinto

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Dopo quel primo allenamento, la vita di Akaashi subì un'impennata.

Bokuto non gli si staccava più di dosso. Aveva iniziato ad occupare ogni suo silenzio con la sua personalità assordante, cogliendolo completamente alla sprovvista. 

Non era quello che si aspettava.

Ma ci sperava.

Essere travolto da quella vivacità prorompente e lasciarsi sopraffare da quello spirito colorato e pieno di vita lo risvegliò almeno in parte da quel sonno ovattato in cui aveva vissuto fino ad allora. Quella sensazione di meraviglia e di stupore che aveva provato il giorno del loro primo incontro, e che lo aveva lasciato stregato, ora lo perseguitava nella sua versione in carne ed ossa  dopo sei mesi di latenza nella sua immaginazione.

Contrariamente a quello che chiunque si sarebbe aspettato, non fece nessuna fatica ad abituarsi alla presenza di Bokuto: il passaggio era avvenuto con una naturalezza sconcertante, come se in realtà fossero già in grado di leggersi e capirsi.

In parte era sicuramente merito dell'innata capacità che aveva Bokuto di interpretare istintivamente gli stati d'animo, anche di persone all'apparenza inflessibili come Akaashi. Per non parlare della assoluta adorazione che quest'ultimo aveva per il ragazzo più grande, anche se avrebbe preferito morire piuttosto che ammettere una cosa così imbarazzante.

Inoltre, i loro caratteri erano estremamente compatibili: Bokuto, il tipico ragazzo chiacchierone ed energico a cui piace coinvolgere le persone, aveva trovato in Akaashi il ragazzo silenzioso (ma per niente timido o riservato) che si lasciava coinvolgere senza fatica in tutte le sue iniziative.

Per forza si lasciava coinvolgere.

Dopotutto aveva aspettato sei mesi solo per vederlo, e ora se lo ritrovava davanti alla porta della sua classe ogni ricreazione per parlargli e trascinarselo in giro per la scuola, finendo inevitabilmente sulla soglia della palestra.

Come avrebbe mai potuto dirgli di no?

"Akaashi, perchè non-"

"No, Bokuto-san. -lo interruppe il moro- Konoha-san ci ha già ripresi quattro volte questa settimana perchè passiamo troppo tempo in palestra, rischiamo che lo vada a dire al coach." gli bastava ricevere quel grugnito insoddisfatto come risposta per sapere di essersi giocato il buonumore di Bokuto, ma non ne era particolarmente preoccupato: i cambiamenti di umore dello schiacciatore non erano cosa nuova e avrebbe potuto sopportare da solo anche un muso arrabbiato, fin tanto che non andava a compromettere l'allenamento o le prestazioni della squadra.

Stava cominciando ad abituarsi ai continui sbalzi emotivi del suo senpai, anche se i primi tempi fu veramente difficile gestire le sue fasi "depressive" siccome non aveva mai dovuto affrontare niente di paragonabile ai comportamenti di quello che sembrava un gigantesco bebè, ma la situazione stava migliorando.

Erano passati ormai un paio di mesi dal loro primo allenamento, il torneo primaverila stava per cominciare e tutta la squadra era in fermento.

Un elemento tuttavia era più in agitazione di tutti gli altri: Bokuto non aveva fatto altro che saltare da una parte all'altra della palestra per tutta la durata dell'ultimo allenamento a disposizione prima dell'inizio del torneo, destando l'ira di Nagisa e la preoccupazione di Akaashi.

Entrambi sapevano come sarebbe andata a finire, e non erano pronti per affrontare una crisi dell'ultimo minuto.

"Akaashi." La voce di Bokuto, proveniente da sotto la cattedra posizionata vicino al muro, era profonda e scura.
"Si, Bokuto-san?" Akaashi non sapeva nemmeno come affrontare una fase emo di questa portata. Non lo aveva mai visto così e la serietà stampata sul viso del ragazzo ranicchiato sotto il tevolo lo aveva fatto rabbrividire.

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