Prologo

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Ci sono posti in cui entri e ti senti subito a casa, come se fossero stati creati appositamente per accoglierti e farti stare bene.

Per me la maggior parte di quei posti sono le biblioteche e i piccoli caffè, gli angoli tranquilli nei parchi cittadini e le panchine poste all'ombra di un albero.

Non mi ero mai sentito veramente a casa nell'enorme appartamento che i miei genitori avevano comprato in centro a Seoul quando ero piccolo.

Era troppo grande e troppo freddo, con tutte quelle finestre luminose che mi davano l'impressione di essere esposto agli occhi di tutti, e io detestavo la sensazione di sentirmi messo in mostra. Ma non appena misi piede al numero 37 di hannam dong, capì che in quell'appartamento sarei stato felice.

Più che felice: protetto.

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Era un posto che cercavo, un rifugio in qui sentirmi a casa.
L'agente immobiliare che mi aveva condotto lì per mostrarmi l'appartamento fu entusiasta quando le dissi che era perfetto per me.
Presi il mazzo di chiavi che mi offrì senza esitazione.

Dopo aver conseguito la laurea in letteratura e giornalismo alla konkuk, trovare un appartamento tutto mio dove andare a vivere da solo, lontano dalla mia famiglia, era diventato un pensiero fisso, quasi ossessivo.

Averlo trovato nel giro di tre settimane significava iniziare la mia vera vita da adulto, e sapevo che li dentro avrei avuto modo di rimettere apposto i tasselli della mia precedente vita, quella come figlio di Kim soyon e Kim siwoo, un romanziere sposato con la sua vecchia macchina da scrivere vintage e un'arredatrice d'interni innamorata dei suoi progetti di design ultra moderni.

L'affitto dell'appartamento non era eccessivamente caro, e finché non avessi trovato un lavoro con il quale mantenermi da solo, potevo attingere senza problemi dal fondo fiduciario aperto per me dai miei genitori quando avevo ventun'anni.

Il mio obbiettivo era diventare uno scrittore come mio padre, sebbene il nostro rapporto fosse tutt'altro che idilliaco.

Il destino aveva voluto che ereditassi la sua stessa passione per la scrittura e non potevo sopprimere il mio bisogno di scrivere romanzi solo perché c'era un forte attrito tra di noi.

Mio padre era un giallista di successo, io prediligevo la narrativa romantica.

Ero grato alla sorte di essere così opposti dal punto di vista creativo.
Non volevo essere "il figlio di Kim siwoo" aspiravo a distinguermi da lui, diventando l'autore 'Kim vante', nome d'arte che avevo intenzione di adottare al posto di Kim taehyung

Nel corso dei ultimi due anni avevo fatto di tutto per creare una netta separazione tra me e i miei genitori, prima adottando un cognome diverso, poi tingendomi i capelli di biondo affinché non fossero castani come quelli di mia madre.
Fortunatamente avevo preso gli occhi nocciola di mio nonno, anziché le iridi nere dei miei genitori, e anche la mia fisionomia ricordava quella di miononno, kim seojun, che in gioventù aveva lavorato come attore di fotoromanzi prima di sposarsi con mia nonna e mettere al mondo quattro figli tra cui mio padre.

Mio nonno e stato la mia consolazione nei difficili anni di un'infanzia che preferivo non ricordare, ma purtroppo era morto giovane, lasciandomi solo ad assistere al dramma di una famiglia che andava in pezzi.

Scacciai quei pensieri dalla mia mente e mi concentrai sul mio nuovo bellissimo appartamento.

Era stato ristrutturato di recente con l'introduzione di elettrodomestici in cucina e un bagno molto chic con vasca idromassaggio, ma le pareti originarie erano una combinazione di mattoni a vista e gesso con le porte in legno chiaro.

I pavimenti in parquettes di quercia erano stati sistemati e lucidati e i serramenti delle finestre riverniciati di bianco.

Io dovevo solo arredarlo e sarebbe stato perfetto.

Le stanze da letto erano due, e io avevo già scelto quella in qui avrei dormito.
la più piccola e accogliente, affacciata sulla strada, con la finestra ad arco dove accoccolarsi per leggere un buon libro quando d'inverno nevicava.
Riuscivo già a vedere dove avrei sistemato il letto e la libreria, e di certo sarei riuscito a piazzare una poltrona o una panca sotto alla grande finestra che dava sulla strada trafficata tre piani più sotto.

L'altra stanza sarebbe diventata il mio studio, l'alcova dove avrei dato vita ai miei romanzi.

Non potevo desiderare di meglio, e non nascosi il mio entusiasmo agli occhi soddisfatti dell'agente immobiliare sulla trentina vestita in giacca e gonna bluette.

"Vedo che l'appartamento è di suo gradimento. Ho qui con me il contratto d'affitto. se vuole firmarlo, potrà trasferirsi qui oggi stesso"

"con immenso piacere"

dissi, mente apponevo la mia firma sulla cartelletta con i documenti d'affitto che mi porse la donna.

"perfetto. Ora l'appartamento è suo. Le chiavi sono già tra le sue mani, quindi direi che siamo a posto".

"che meraviglia! è stato più facile di quanto pensassi".

"si troverà molto bene in questo appartamento, affittarlo è stato un buon affare. Non se ne pentirà"

Perché mai avrei dovuto pentirmene? Sembrava costruito su misura per me, e inoltre era a due passi dal centro di Seoul.

"Sa per caso chi abita nell'appartamento confinante?"

Domandai per pura e semplice curiosità, dato che il mio pianerottolo confinava con la porta di un appartamento gemello identico al mio.

"A adire il vero non ne ho idea, non mi sono occupata dell'affitto dell'appartamento adiacente. Ma questo è un palazzo residenziale molto tranquillo, e la nostra agenzia seleziona con cura gli affittuari, perciò dubito altamente che i suoi inquilini le daranno fastidio"

"Certo, probabilmente avrò modo di conoscerli nei prossimi giorni, durante il trasloco dell'arredamento dal Campus universitario dove ho vissuto finora".

La donna mi sorrise in modo rassicurante, e dopo esserci scambiati una vigorosa stretta di mano, ci avviamo all'ascensore che ci riportò al piano terra.

Mentre ci salutavamo sulla porta d'ingresso, mi cadde l'occhio sul pannello dei campanelli del palazzo e visualizzai i nomi dei miei inquilini.

Mi aspettavo che fossero una famiglia, o una coppia di conviventi, ma accanto al mio campanello c'era un solo nome: Jeon jeongguk.
Sollevai lo sguardo verso il bovindo del terzo piano e vidi che la tapparella era abbassata.
Era quasi mezzogiorno.

O il mio inquilino non era in casa, oppure era un gran dormiglione.

Non ci diedi peso e fermai un taxi, quindi me ne andai a bordo della vettura accantonando il pensiero del inquilino "misterioso" che avrei sicuramente incontrato nei giorni seguenti.




{Angolo autrice}

Per chi avesse la storia in biblioteca, vi chiedo scusa per le notifiche.
Ho finalmente deciso di revisionarla :')

Ps. Forse apporrò delle piccole modifiche, spero che vi piaccia comunque.

Bye~🍷

Neighbor's to lover's. [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora