Noi non abbiamo rispetto per i morti

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Noi non abbiamo rispetto per i morti.
Quando il figlio il viso torce dalla madre e dal padre quanto carogna viene annunciato alle vecchie amicizie! Il timore delle sorelle al suo passaggio. Sotto le ombre dei fiori pregano le loro piccole e ossute mani congiunte. Le nocche di lui si colorano di sangue al fluire dei pensieri del diavolo, l'essere che lui ha creato nel vuoto del suo petto. Annate di ghiaccio, assieme al suo amico. Interminabili conversazioni nascono da questo momento e vanno perdute, assorbite e rigettate,
subdole e lievi in questa solitudine plumbea.
Così plumbei, gli occhi del figlio, quella notte di Giugno. Non più rossi.
Così plumbeo il sole del mattino sul suo viso. Non più scotta.
Come un angelo, lui per sempre cherubino, fluttua.
Sereno.
Dietro la sua regale figura sfila un corteo di visi spenti. Aleggia la foschia sulle lande marmoree di croci e tumuli. Lontana conversa la taccola, su rovi di spine. Le sue nere penne sono gravide di brina che porta con se dalle albe. Serpeggiano, tra colossali croci e funebri cipressi, scarpette lucide e scialli di velluto nero. Le correnti sulle guance ispide di barbe selvagge tornano a inondare il letto del fiume, arido. Scoppia il pianto di una bimba a cui manca il caldo cuscino da cui è stata sollevata di così giovane giorno. Si interrompe il pianto dopo un'istante e si quietano le nuvole sulle loro nuche. Tutte in fila, eleganti le dolci sorelle. Sotto le ombre dei fiori pregano le loro piccole e ossute mani congiunte. Si insinua la nausea nelle loro bocche di fate. Tremano le dita.
Si carezza le guance, la madre. Il braccio storto e proteso verso il viso nascosto, come il corvo che pulisce le ali dalla sporcizia. Le mani così reticolate di linee bluastre.
È dal tumulo che si avverte l'ironia del momento.
Nel sepolcro giace il corpo di un'Adone. Un solo corpo, uno soltanto, le cui mani gentili ormai sono tinte di pace. Le palpebre serrate all'eterno, il cuore rivolto all'ignoto.
La tanto agognata libertà sopraggiunge nella nostra confessione all'ignoto. La libertà in quel momento, lo abbracciava tutto intorno, lontano da lì. Le taccole mormoravano dai rovi di spine.
Cosa avrebbe dato la vecchia madre per quella libertà! Cosa avrebbe barattato con gli spiriti per ricevere indietro il bacio del suo bambino. Il suo bambino che ora riposava in eterno e che per sempre avrebbe vegliato sulle verdi valli e le scure foreste, ma che mai avrebbe ricongiunto le labbra con le guance scavate di lei, con la fronte rugosa del padre.
Si dice che la consapevolezza del dolore porti piano alla guarigione dell'animo.
La consapevolezza del dolore conduce solamente ad un pennuto agonizzante tra rovi di spine.
Ogni suo bacio da lei negato, ogni suo sorriso da lei spezzato: spine.
I suoi deboli arti tremano lungo i fianchi, come ali nelle mattine nevose.
In dono al figlio ecco che nascono in questo momento mazzi di fiori leggiadri. Intorno al suo trono di pietra, ecco ergersi imponenti copie di quest'ultimo, identici al suo. Alla base di essi campeggiano altri fiori di selva che freddi e lugubri pellegrini portano in dono ai loro cari defunti. Tutti assieme si stagliano ai bordi delle fosse e tutti assieme si abbandonano all'arte del compianto.
Solamente ora che il figlio riposa, solo ora godrà del privilegio dell'amore che mai ha potuto stringere. Per sempre nell'eterno udirà gli scalpiccii dei pellegrini condotti al suo sepolcro e a quelli dei suoi fratelli. Per sempre il lamento colmo di rimpianto di chi ha negato l'amore nella sua vita.
La sua tomba colma di fiori e colori.
In fondo al cortile, sotto un cipresso, lì giace una tomba spoglia e solitaria.
Su una fine lapide grigia campeggia il nome della ragazza nella fotografia.
Ai piedi della fredda pietra crescono le erbe rigogliose, mai da nessuno calpestate.
Nessun pellegrino è diretto verso quel cipresso. Nessuno mena lo sguardo per quelle erbe.
Nel ventre della terra, nell'umido terriccio, giace.
Nelle rigide e fredde forme, ancora indossa il suo vestito da dama.
Il pallido viso per sempre assorto in una solenne pace.
Nella seconda venuta di Cristo sulla terra egli porrà fine alla morte. Con un solo suo gesto ogni nostro caro defunto risorgerà dall'oltretomba per ricongiungersi a noi nella vita sulla terra.
Noi non abbiamo rispetto per i morti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 06, 2020 ⏰

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