Cinque anni dopo...

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Sissi

Il sole splende in questa calda giornata di settembre, le finestre sono aperte mentre un vento leggero sposta le tende bianche della vecchia camera di Marco.

Guardo fuori dalla finestra, c'è mio padre intento a fare su e giù per il giardino con le mani dietro la schiena e lo sguardo perso. Sorrido lievemente, so bene a cosa pensa, so bene quanto sia in ansia. Oggi si sposa uno dei suoi primi figli. Io non sono un genitore, ma lo posso capire, nonostante sia andato via di casa già da tempo. Del resto anch'io solo un anno fa, dopo la laurea, mi sono trasferita a Monaco, andando a vivere con Charles. Per lui non è facile, per lui siamo ancora due bambini nonostante i ventisei anni, e ci deve fare ancora l'abitudine.

Sento dei passi, mi volto verso la porta e vedo uno sposo abbastanza ansioso.

- Mi aiuti con la cravatta?

Mi chiede impacciato e con voce tremolante, io gli porgo un sorriso e cerco di sistemarla al meglio; non sono bravissima in ciò, il mio compagno lo fa decisamente meglio ma io ci provo comunque.

- Ecco fatto!

Gli dico dopo aver finito. Sembra perfetto; si guarda allo specchio, sospirando.

- Stai benissimo, sei uno sposo perfetto.

Gli dico, e lui mi guarda con un mezzo sorriso. La mia mano sfiora la sua guancia con una dolce carezza, mentre sul mio volto compare un sorriso.

- Sembra ieri che avevamo solo dieci anni, ti ricordi? I giochi in giardino d'estate, le vacanze al mare e i pomeriggi dopo scuola?

Mormora mio fratello, ed io annuisco con lo sguardo basso.

- Sì, me lo ricordo bene. Tu non scrivevi mai i compiti e dicevi che non ne avevamo, poi mamma apriva il mio diario e...

- C'erano tante cose da fare. Tu li facevi sempre tutti Sissi, sei sempre stata la sapientona della famiglia.

- Beh, oggi quel bambino che non voleva fare i compiti si sposa e ha una splendida famiglia.

- E quella fastidiosa sapientona vive lontano da casa e ha un fidanzato pilota, chi l'avrebbe mai detto?!

Afferma lui, sfiorandomi il mento con il pollice. Ci guardiamo dritti negli occhi, tra noi c'è sempre stata una forte intesa. Lui mi ha sempre capita, sostenuta, ha sempre saputo tutto di me, anche se non gli dicevo nulla, e anch'io. Io e Marco ci definiamo una persona sola, è come se spesso le cose che sente uno di noi, lo sentisse anche l'altro. Anche se alle volte non può sembrare, io e lui abbiamo un legame forte, uno di quelli che sai che non si potranno mai sciogliere. Sto pensando questo e lui lo sa, mi ascolta con il cuore e con lo sguardo, senza bisogno di una voce; e mi stringe forte a sé.

- Ti voglio bene, sorellina.

- Anch'io te ne voglio, fratellino.

Ci sciogliamo dall'abbraccio, mentre un rumore di passi ci fa girare.

- Scusate se ho interrotto qualcosa, ma dovevo mettere il borsello al suo posto.

Ci dice Charles impacciato, mentre con movimenti veloci cerca di mettere l'oggetto che ha tra le mani nella sua valigia.

- Tranquillo Charles, è tutta tua adesso.

Si rivolge a lui mio fratello, dandogli una pacca sulla spalla, per poi andare.

Charles si avvicina a me, mi prende per i fianchi e mi lascia un leggero bacio al sapore di menta sulle labbra, poi scruta con lo sguardo.

- Sei bellissima, Sissi.

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