Prologo

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Ce la posso fare, ce la posso fare, ce la posso fare!

Ma poi commetto un grosso errore: guardo l'orologio. Oddio non ce la posso fare...

Sto correndo come una pazza psicopatica per le strade di San Francisco per non arrivare in ritardo, odio arrivare in ritardo al lavoro, ma oggi la fortuna non è dalla mia parte.

Appena arrivo davanti il grande edificio mi sistemo i jeans a vita alta e mi stiro con la mano la camicia bianca e il cardigan.

Prima di entrare, vedo uno strano uomo osservarmi, indossa un semplice completo nero e porta dei occhiali scuri con un apparecchio per l'orecchio. Alzo le spalle ed entro.

Al giorno d'oggi tutto è normale...

Saluto il portiere e mi fiondo nell'ascensore cliccando poi il quinto piano. Prima che le porte si chiudono vedo entrare un ragazzo dai capelli corvini, mai visto prima. Forse è un modello oppure un nuovo dipendente di quella vipera della signora Weisberger.

Mentre fingo di vedere alcuni messaggi sul mio iphone nero, fisso con la coda dell'occhio la sua figura alta e minacciosa avvicinandosi pericolosamente accanto a me. Porta un bel completo nero di Armani. Ammetto che ha stile.

E' un bel ragazzo, ambrato e con uno sguardo penetrate che riuscirebbe a spogliare qualsiasi donna. Ha un profilo perfetto, un naso perfetto, un mento perfetto con quella piccola barbetta e delle labbra come se fosse disegnate su di lui. Ha i capelli tutti tirati indietro con il gel.

Noto che un ciuffo gli cade dolcemente sulla sua fronte corrugata, mentre il suo sguardo è fisso sull'iphone bianco.

Improvvisamente si accorge che lo stavo osservando ed alza gli occhi dallo schermo del telefono osservandomi di rimando. Rimango paralizzata alla vista di quei occhi freddi.

Ha dei bellissimi occhi ambrati che ti mettono soggezione ma nello stesso tempo ti attraggono. Mi ispira mistero...

«Vuoi che mi faccio una foto così mi puoi osservare meglio?» chiede con un sorrisino arrogante, interropendomi dai miei pensieri. Ho sentito bene?

«Non ti fare strani pensieri solo perché ti stavo guardandomormoro con naturalezza mantenendo il mio sguardo indifferente per poi riportarlo verso il mio iphone.

«Quella che si fa strani pensieri sei tu su di me, cara.» incalza il ragazzo ravviandosi i capelli guardandomi con quei raccapriccianti occhi. Un piccolo sorriso malizioso si forma sulla sua sporca bocca.

Bello ma arrogante. Peccato.

«Senti caro, prima di sparare cazzate lavati bene la bocca.» ribatto con un sorrisino di vittoria aspettando che le porte si aprono «Oh, dimenticavo... spero vivamente che ti ciechi con quell'adorabile ciuffo.» finisco acida, uscendo dall'ascensore con eleganza, a puttane la professionalità.

Nessuno, e dico nessuno mai mi mette e mi metterà i piedi in testa, non c'è riuscita mia madre con il mio patrigno, figuriamoci uno sconosciuto spara cazzate.

Mi giro appena per vedere l'espressione del ragazzo ma le porte erano già chiuse. Peccato, sarebbe stato epico vedere la sua faccia.

Uh, peccato.

Senza perdere altro tempo mi dirigo verso la mia cattedra.

«Charl!» mi attira l'attenzione Caroline facendomi cenno di venire verso la sua cattedra. Poso la borsa sulla mia e vado verso la bionda, nonché la mia migliore amica.

Allungo il collo verso l'ufficio della vipera e noto che non c'è, infatti è strano che non ho sentito la sua squillante voce di prima mattina.

«Dimmi Carol.» mormoro speranzosa mordendomi il labbro inferiore.

Ti prego lasciati odiare //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora